(foto Ansa)

detti, inni e qualche verso

La cultura di destra in Italia? Eccola qua

Camillo Langone

Non è tutta al cimitero, non è un’esclusiva francese ma spesso, nel nostro paese, si guarda bene dal definirsi tale. Da Agamben, Alvi a Veneziani, Volpi: antologia di frasi della Destra Divina dalla collezione di un conservatore

Sarebbe facile, ghignante e stupido scrivere un pezzo sulla cultura di destra che è tutta al cimitero, a cominciare ovviamente da Dante che destrissimo lo era davvero e chi non lo sa ha letto al massimo Paolo e Francesca. Sarebbe melanconico scrivere un pezzo sulla cultura vivente di destra come cultura esclusivamente francese, a cominciare com’è ovvio da Michel Houellebecq, il maggior intellettuale di destra vivente, dunque il maggior intellettuale vivente, e poi con tutti i nomi che su queste pagine ci ha fatto conoscere, o conoscere meglio, Giulio Meotti: Bruckner, Finkielkraut, Redeker… Invece sono arrivato alla conclusione che la cultura di destra esiste anche oggi e perfino in Italia. Solo che spesso si guarda bene dal definirsi tale. In parte per scampare alla dittatura culturale della sinistra (se scrivi ciò che pensi dell’immigrazione poi con chi pubblichi?). In parte per non confondersi col fascismo (in Italia c’è l’eterno problema della confusione fascismo/destra, che i successi di Fratelli d’Italia sembrano acuire anziché risolvere). In parte per non confondersi nemmeno con la destra, posizione dualista e politicista (io ad esempio mi definisco conservatore, un buon modo per farsi nemici ovunque siccome il suo contrario, il dissipatore, può essere, com’è ovvio, di sinistra, ma può essere, meno ovviamente e tuttavia sempre più frequentemente, pure di destra).

 

Precisato questo, la cultura di destra esiste eccome, anche oggi e perfino in Italia, e lo dimostra la mia collezione di frasi di destra. Per la precisione: la mia collezione di frasi della Destra Divina, espressione coniata da Pasolini nella sua ultima poesia per dire una destra che difende, conserva e prega. Una destra poco o per nulla politica: una destra culturale. La mia collezione consiste in un documento, contenuto nel mio computer e in un gran numero di chiavette (un conservatore si fida poco dell’uomo e ancor meno della tecnica), che in questo preciso istante conta 1.048.660 caratteri. Da un simile tesoro ho estratto alcune frasi di autori italiani viventi, tra le più significative, e pazienza se molti di loro non si considerano di destra e da oggi mi toglieranno il saluto: sono tutte frasi oggettivamente di destra (nelle varie accezioni del termine).

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“La differenza tra l’animale e l’umano, così decisiva per la nostra cultura, minaccia di cancellarsi” (Giorgio Agamben, L’aperto. L’uomo e l’animale). Il filosofo Agamben non sempre è comprensibile, non sempre è condivisibile ma spesso è indispensabile: proprio come la conservazione della differenza, inscritta nel Genesi, fra la bestia e l’uomo.

“I malvagi abituati a mettere ai voti la verità” (Geminello Alvi, La Confederazione italiana). In una frase brevissima un maestro di scrittura riesce a mettere tutto ciò che serve a capire il presente: esistenza e prepotenza del male, importanza della verità, indifferenza della democrazia alla verità.

“Io non ho nemici, semplicemente ci sono delle persone che non accettano dei dati di fatto” (Federico Basso Zaffagno, Il re del proprio mondo). L’aforista ligure ricorda che il vero conservatore non è un tifoso, non è un accanito: è un pacato realista.

“Oltre alla mia lattuga canadese e ai peperoni, coltivo anche pomodori, sedano, piccole melanzane. L’orto è attenzione, è cura, è dedizione. Pensiamo alla metafora della recinzione: reti, sistema di pali e fili, metallici o no. Tutto quello che protegge ciò che amiamo dalle incursioni degli animali in questo caso – specie i cinghiali – alle incursioni di altre cose, quando parliamo in metafora. Proteggere ciò che amiamo con la giusta recinzione, reale o metaforica, è un principio molto importante” (Enzo Bianchi). Da quando Enzo Bianchi ha sperimentato la spietatezza di Papa Feroce mi risulta più facile citarlo. Sulle questioni religiose è un eretico come tanti (ha sminuito la Madonna, paragonandola alla dea assiro-babilonese Astarte), mentre sulle questioni agricole, che evidentemente conosce meglio, è un ragionevole come pochi. Recinzioni, urgono recinzioni.

“Ricordiamoci che il fluido è la dimensione anticristica per eccellenza. La figura dell’Anticristo, anche nell’Apocalisse, è imprendibile, è incatturabile” (Massimo Cacciari). Ecco perché ogni volta che vedo Elly Schlein sento odore di zolfo.

Il buon selvaggio rousseauiano si è trasformato, nella seconda metà del Novecento, nel buon straniero ed è diventato, oggi, il buon immigrato, africano o asiatico, per lo più musulmano” (Renato Cristin, I padroni del caos). Un conservatore crede nel peccato originale anche se non è cattolico. E sa che “Nessuno è buono” anche se non ha mai letto il Vangelo di Luca.

“Quando, seduti a un tavolo, ognuno narra i suoi viaggi / in terre esotiche, m’è caro tacere / tuttalpiù riferire che io quasi / non mi sono mai allontanato dalla mia terra, / l’ho camminata in lungo e in largo / e ogni giorno m’è nuova / ogni giorno mi sembra di non conoscerla, / di non amarla abbastanza” (Claudio Damiani). Patriota non è colui che canta inni e sventola bandiere, patriota è chi desidera una sempre maggiore intimità con le città amate, con le regioni dilette.

“La democrazia è diventata la pretesa della pseudocultura di farsi i cazzi degli altri perché si sono vinte le elezioni. Nel suo fondo la democrazia ha un istinto illiberale che va tenuto a bada” (Giancristiano Desiderio, Scritti selvaggi). Purtroppo la pseudocultura pretende di farsi i cazzi degli altri anche dopo aver perso le elezioni. Anche ora.

La scristianizzazione dell’Italia degli ultimi cinquant’anni ha portato come conseguenza l’aumento vertiginoso della spesa sanitaria, del costo del welfare. Un tempo di fronte alla malattia si diceva: sarà come Dio vorrà. E i nonni vivevano in casa. L’ateismo di massa costa molto – è un lusso” (Andrea Di Consoli, Diario dello smarrimento). Meglio non si poteva dire l’insostenibilità dell’ateismo, e l’insostituibilità di quel comandamento: “Onora il padre e la madre”.

“Lo straniero è straniero, uno stato che non protegge i confini e non pensa ai suoi compatrioti non è uno stato” (Giovanni Lindo Ferretti). Ecco mostrata l’assurdità masochista del “bisogna aiutare a partire e a restare” pronunciato da monsignor Zuppi, capo della Ong denominata Cei.

“Dovremmo imparare a parlare del femminismo come della terza grande ideologia totalitaria del Novecento. Non solo perché, dopo il nazionalsocialismo e il comunismo, è stata la terza grande utopia che ha cercato di costruire un modello di umanità completamente nuovo, basato sull’ideologia piuttosto che sulla realtà. E purtroppo sembrerebbe pure essere stata l’unica rivoluzione del Novecento a esservi riuscita” (Massimiliano Fiorin, La cultura del matrimonio). L’intrepido avvocato antidivorzista Fiorin ha scritto queste parole prima di Elly Schlein, prima di Giorgia Meloni, prima di Silvana Sciarra, prima di Marinella Soldi, prima di Monica Maggioni, prima di Cecilia Alemani: se non profeta, lungimirante.

“I sikh nelle campagne di Latina. / I maghrebini in Puglia. / Le lotte secolari per il diritto al lavoro: svanite. / Nulla è acquisito in via definitiva, / medita il commissario, basta un attimo / e il tuo vicino ritorna cannibale, / dopo essersi accoppiato con la madre” (Valerio Magrelli, Il commissario Magrelli). Ormai disinteressata al pane dei diritti sociali, la sinistra promette la brioche dei diritti civili. Questo penso leggendo la poesia sorprendentemente kiplinghiana e conradiana di un poeta che fu elettore Pd.

“Pena di morte, pena contro la quale io non sono mai riuscito a trovare un argomento di principio convincente” (Pierpaolo Marrone, Parole per un’etica quotidiana). Marrone insegna all’università e ce ne vuole di coraggio, in quell’ambiente servile e conformista, a dirsi anche solo moderatamente a favore della pena di morte. Io che non insegno da nessuna parte non rischio niente a dire che sono riuscito a trovare un nuovo argomento a favore: l’esecuzione di Messina Denaro ci libererebbe, oltre che di un criminale efferato, delle insopportabili notizie sulle pastiglie che prendeva, sui libri che leggeva, sugli orologi che collezionava, sulle opinioni espresse nelle chat a cui partecipava.

“Comunque sono a favore di un uso massiccio di pesticidi e derivati nei campi. Questo non per sport ma perché è il miglior sistema per tenere il campo pulito da infestanti e funghi patogeni. Questi riducono il raccolto anche del 70-75 per cento. Con 8 miliardi di popolazione sul pianeta non possiamo permettercelo. Certo qualcosina rimane di questi bei pesticidi nella catena alimentare. Però meglio mangiare un bel piatto di riso e verza (un po’ inquinato). Meglio che saltare la cena” (Maurizio Milani, Saltar per terra causa vino). Un ragionamento molto completo che non necessita di chiosa alcuna.

E’ un po’ che dico ad Alessia che secondo me lei ad Andrea deve regalare un fucile da caccia. Non c’è bisogno di un’occasione, sarebbe un regalo per ricordare ad Andrea che deve essere uomo” (Costanza Miriano, Sposala e muori per lei). E’ un po’ che dico che Costanza Miriano è la più grande italiana vivente: all’incirca da quando ho letto questa sua frase.

“L’aborto non è un diritto umano giacché l’omicidio non è un diritto umano” (Marco Respinti, Dizionario elementare di apologetica). Il conservatore, almeno come lo intendo io, non è contro l’aborto così come non è contro la sodomia: semplicemente rifiuta di nobilitare tali attività, che sono sempre esistite, che sempre esisteranno, con l’elogiativa definizione di “diritti”.

“Se per libertà di espressione intendiamo poter dire come la si pensa ovunque, senza timore di essere stigmatizzati o intimiditi, direi che la libertà, più che essere in pericolo, è già scomparsa” (Luca Ricolfi). Ricolfi ha talmente ragione che io, non timido e però un po’ pavido, taccio.

“Il nichilista è socialmente pericoloso, anche se non appare immediatamente violento, perché il suo acido corrosivo elimina ogni cosa per cui la vita è cara. E tutto, tutto può essere abbattuto, eccetto il potere dell’opinione dominante in un certo periodo” (Davide Rondoni, Il fuoco della poesia). Ho riletto il poeta Rondoni e subito mi è apparso l’ex conservatore e neogenderista Luca Zaia che istituendo un centro regionale per “i disturbi dell’identità di genere”, qualunque cosa queste parole significhino, ha esclamato, demolitore compiaciuto: “E’ un fatto di civiltà! Ormai il Veneto guarda alla modernità, all’inclusività!”.

“Non ho mai capito come una questione così importante come la libertà possa essere ridotta alla stupida e superficiale battuta: ‘Ma se non hai niente da nascondere che t’importa? Usa il denaro elettronico’. La libertà individuale è qualcosa di più grande che non aver niente da nascondere” (Riccardo Ruggeri). L’aborto non è un diritto, è il contante a essere un diritto: da difendere strenuamente, siccome “ultimo fastidioso residuo della sfera privata”, come diceva Enzensberger.

“I benefici del colonialismo erano inferiori rispetto ai costi del mantenimento delle colonie” (Giovanni Sabbatucci-Vittorio Vidotto, Storia contemporanea). L’europeo di destra dovrebbe far suo il motto di Edith Piaf: “Non, je ne regrette rien”.

“La destra intellettuale sarà più generosa nei giudizi critici rispetto alla controparte. I motivi sono molteplici: a sinistra l’ideologia è più ferrea e non fa sconti, né letterari né amicali, laddove la destra è più spuria in quanto fortemente condizionata dalle singole individualità. C’è in quest’ultima un’idea cavalleresca della vita nell’altra assente” (Stenio Solinas). Sarà per questo che io, pur essendo al contempo antifascista e anticomunista, non ho grossi problemi a frequentare fascisti mentre se da lontano vedo un comunista cambio marciapiede?

“Se respiri non è che vivi” (Tutti Fenomeni, Mister Arduino). Temo che il David Bowie eroico e monarchico del periodo berlinese rimarrà insuperato, nell’ambito della cultura di destra: “I, I will be king / and you, you will be queen / … / we can be heroes for ever and ever”. Ma Bowie era inglese ed è morto, mentre Giorgio Quarzo Carascio (alias Tutti Fenomeni) è nato a Roma nel 1996.

“La tradizione è la forma suprema di resistenza collettiva alla morte” (Marcello Veneziani, Nostalgia degli dei). Tradizione è parola tanto bella quanto svilita, troppo usata in cucina, e gli ingredienti della cucina tradizionale, nei locali tradizionali, sono di norma sciatteria e senilità. In qualsiasi ambito coloro che hanno l’ardire di definirsi tradizionalisti vengono considerati alla stregua di mummie, eppure, lo si sospetta leggendo Veneziani, potrebbero essere, nel grande cimitero della civilizzazione occidentale, gli unici vivi.

Noi, la scelta è facile: restare, cambiare poco, tramandare la cassoeula, resistere al secolo” (Mirko Volpi, Oceano Padano). Alla destra nazionale preferisco la destra regionale, vorrei tramandare anche la sopa coada, i cjarsons, gli strascinati, i cululzones…

“Resta il fatto che una condizione biologica di impossibilità a riprodursi è per il genere umano e il suo destino meno utile, se vogliamo metterla sul pratico, di quanto non lo sia una condizione biologica, qual è quella delle coppie eterosessuali, ove questa possibilità è ovvia in quanto naturale” (Roberto Volpi, Il sesso spuntato). Resta il fatto, dice il nostro grande statistico misurando la desolante sterilità di Sodoma, e il fatto è sempre di destra.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).