la classifica
Podiocast, i cinque podcast da non perdere a giugno 2023
Tre pugni (ma necessari) e due carezze. L'Argentina della dittatura e il Napoli del primo scudetto. Una storia che, a detta di uno dei suoi autori, è "un mix tra Veleno e Sanpa". Ed è pure vero. Poi due ascolti più soft, per digerire. Le migliori "cose da ascoltare" uscite (più o meno) questo mese
Podio tosto questo mese. Ci sono tre storie non proprio leggere ma che vanno ascoltate, pure se fanno male. Il merito dei loro autori - e forse il vantaggio dell'audio rispetto all'immagine, la rivincita della radio sul video - è quello di entrare in queste vicende con empatia e grazia, senza morbosità e con rispetto. Di prendersi il tempo che serve. Per digerire e per fare procedere il racconto sui giusti binari, né strappalacrime nè sensazionalisti. Poi stemperiamo la pesantezza con due prodotti molto più facili, persino estivi, e in più firmati da due voci a cui potreste essere già affezionati.
Figlie
di Sara Poma, prodotto da Chora Media per RaiPlay Sound
Ci sono due figlie, mancano due madri. Sara l'ha persa da giovane. Sofia ancora prima, quando aveva due anni, nel 1978. Quello di Silvia, sua mamma, è infatti uno dei nomi che compongono il lungo elenco degli oltre trentamila desaparecidos argentini. "Figlie" è il racconto intenso delle vite di due donne che, seppure partendo da due vicende molto diverse, si unisono nella ricerca comune per ricostruire finalmente una storia personale e collettiva. Ci sono i sogni ricorrenti e un lutto non ancora pienamente elaborato alle spalle. E un viaggio pieno di voci e di groppi in gola nell'Argentina di oggi, guardando all'Argentina di uno ieri non così lontano e decisamente non ancora pacificato. Un puzzle di ricordi e foto che non ci sono più. Difficile immaginare, nell'èra di Instagram e degli smartphone strabordanti di scatti, sorrisi e cuoricini, che ce ne fu un'altra, di epoche, nella quale anche solo conservare una Polaroid della persona sbagliata poteva significare l'arresto e la brutalità. Il tutto nell'ombra e nel silenzio. È terrificante la testimonianza di Enrico Calamai, viceconsole italiano a Buenos Aires negli anni del golpe, che racconta come, dopo aver aiutato molte persone a scappare, una volta tornato in Italia crede di essere impazzito, di essersi inventato tutto. Perché il regime della giunta militare è riuscito a imporre, anche a oceani di distanza, l'ombra e il silenzio.
"Figlie" prova con fatica a rimettere insieme, pezzetto per pezzetto, quelle fotografie evanescenti, quei frammenti di una vita spezzata. Per conoscere una madre che non c'è e pe scoprire che donna fosse prima di diventare una militante contro la dittatura e prima di finire inghiottita in quel buco nero della storia sudamericana. Un amore delicatissimo e tragico. Un racconto che non prova mai a strappare le lacrime ma le suscita spesso.
Mi chiamo Pietro Puzone
di Lorenzo Giroffi, prodotto da Gli Ascoltabili per RaiPlay Sound
"Mi chiamo Pietro Puzone" è la storia di un doppio fallimento. Forse anche quella di una doppia rinascita.
C'è la disfatta individuale di Pietro Puzone, arrivato dal "Congo", rione miserando di Acerra, e divenuto fratello di un altro scugnizzo delle bidonville, Diego Armando Maradona, nel Napoli del primo scudetto. “La mia testa no, ma dal collo ai piedi io ero il secondo Maradona”, dice Pietro. Solo che insieme al talento per il pallone, col Pibe condivide anche le notti brave, gli eccessi, la droga. Puzone non tiene botta, finisce fuori strada e si riduce a fare il clochard, su una panchina di Acerra, tra Tavernello e crack.
Poi c'è la seconda sconfitta: il flop del video-documentario che su di lui sta girando il reporter Lorenzo Giroffi (qui su Podiocast avevamo già incrociato il suo cammino con l'inchiesta "Cani violenti"). Quel progetto non ingrana, o almeno non va come immaginato. Le ragioni le scoprirete ascoltando questo podcast, che tuttavia è anche un riscatto. La redenzione arriverà, a tratti, anche per Puzone. Ma lo scivolone è dietro l'angolo.
Nota di merito a Giroffi per questo viaggio umano lungo più di due anni.
L'isola che non c'era - La Favola nera del Forteto
di Marco Maisano ed Edoardo Orlandi per One Podcast
Fabio Ragazzo, produttore di numerosi podcast e direttore artistico di il Pod, il premio per i migliori podcast italiani (appuntamento dal 9 all'11 giugno), ha raccontato su LinkdIn di avere incontrato l'avvocato Edoardo Orlandi, allora reduce di "Nessuno, il Mostro di Firenze", e di avergli fatto quella classica domanda sui "progetti futuri". La risposta – ambiziosa al limite del provocatorio – è stata: "Una storia che è un mix tra Veleno e Sanpa". Mica bruscolini. La cosa stupefacente è che è davvero così. Eppure questo caso è ancora troppo poco conosciuto.
Intanto anche Marco Maisano, già autore tra gli altri di “Fantasma – il caso Unabomber”, il podcast che ha fatto riaprire le indagini sul bombarolo che per più di dieci anni ha terrorizzato l’Italia (ne parlavamo qui), stava lavorando allo stesso caso. E così, in un raro esempio di efficace sinergia tra autori, è nata questa indagine audio sulle vicende del Forteto.
Il Forteto è la cooperativa agricola fondata da Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi sulle colline di Firenze. Un illuminato esperimento sociale a cui lo stato, dal 1977 al 2011, ha destinato milioni di euro e affidato bambine e bambini in difficoltà. Oppure no? C'è un momento, nel secondo episodio di questo podcast, in cui tutto crolla, comprese le braccia e la mascella di chi ascolta. Perché il Forteto non era affatto un piccolo paradiso. In quella comune nel Mugello si consumarono violenze fisiche e psicologiche, umiliazioni, maltrattamenti e abusi sessuali per i quali è arrivata una condannati in via definitiva solo nel 2017. Benchè, e qui lo strazio raddoppia, lo si sapesse già dagli anni Ottanta. "La domanda centrale è come sia potuto accadere - ha spiegato Maisano a Repubblica - La risposta credo vada cercata nello scontro ideologico tra cattocomunisti e Democrazia cristiana: per un distorto spirito di appartenenza, una parte della magistratura e della politica continuò a difendere il Forteto e a dipingerlo come un modello da seguire". "Nonostante le indagini, gli arresti e le condanne", ha detto ancora a La Stampa, "l'esperienza è andata avanti per quasi 40 anni: nessuno ha voluto credere a quei bambini e a quelle donne". Attraverso le testimonianze di alcune delle vittime', oltre che di soci fondatori pentiti, di magistrati, avvocati, giornalisti, psichiatri e politici, queste sette puntate compongono un affresco del cortocircuito che ha generato l'orrore.
Quasi tutto perfetto, peccato per il tappeto sonoro.
Timbuctu
di Marino Sinibaldi per Il Post
Sono certo che molti lo conoscono come conduttore di "Fahrenheit", su Rai Radio 3, di cui per molti anni è stato anche direttore. Arriva sul Post (e sulle principali piattaforme di ascolto) un nuovo appuntamento quotidiano con Marino Sinibaldi, giornalista, saggista e presidente del Centro per il libro e la lettura. Come funziona? Per esempio raccontando l'alluvione dell'Emilia Romagna con un romanzo di Meggie Gee, Il Diluvio. "Timbuctu non è un podcast di libri o sui libri, ma che parla con i libri", ha spiegato Sinibladi. E mi pare che così abbia già spiegato tutto.
Chiedilo a Barbero
di Alessandro Barbero e Davide Savelli, prodotto da Chora Media e Intesa Sanpaolo
Appuntamento settimanale con il. prof. di storia più celebre del web. A differenza di tutto ciò che trovate online (che è tanto, persino troppo) queste non sono comparsate striminzite, lezioni dall'audio gracchiante e conferenze "rubate" con un registratore dall'ultima fila, bensì un prodotto nuovo, pensato apposta per il pubblico dei podcast. E realizzate, grazie a dio, con un microfono degno di questo nome. Il rodatissimo format Question&Answer è simpatico ed efficace: Barbero risponde alle domande degli ascoltatori, inviate via e-mail e WhatsApp. Tipo: dove nasce la "bibliolitia" e perché qualcuno, invece di leggerli, preferisce bruciare i libri? Si può insegnare la storia al contrario, cioè partendo dall'oggi per arrivare alla preistoria? Perché ad alcuni di noi l’identità italiana non sembra bastare?
In ogni episodio c'è una coda di consigli di lettura, film da vedere, luoghi da visitare e musica da ascoltare.
Lo aspettavamo tutti. Bel colpo per Chora.