Conversazione al caffè, di Giovanni Boldini (Wikipedia)

“Café royal”

La nostra esistenza si perpetua solo grazie alla contaminazione delle vite

Valentina Berengo

Marco Balzano nel suo nuovo libro edito da Einaudi racconta le vite di individui che hanno in comune soltanto un bar. Calandosi nell’anima dei suoi innumerevoli comprimari e restituendo la necessità dell’incontro e della relazione

Marco Balzano in Café Royal (Einaudi, 2023) scrive una epistemologia dell’incontro, attraverso un florilegio di storie d’individui che in comune hanno una cosa: un luogo. Si tratta di un bar, a Milano, in Via Marghera, quello che dà il titolo al libro, e tutti i protagonisti dei racconti che lo scrittore sceglie di mostrarci di lì passano, ci fanno colazione o prendono uno spritz, abitano nelle vicinanze e, per ragioni più o meno recondite, tra di loro sono legati, e non certo (solo) perché frequentano lo stesso bar, ma perché questa è la struttura intrinseca della società. “Sai cosa penso? Che le cose fuori dai loro posti sono soltanto cose. Sono roba”, scrive Carlotta Valsecchi al fratello Giorgio, in uno degli ultimi racconti, come se nel mondo esistesse una sorta di forma geometrica invisibile con innumerevoli lati di cui ciascun essere umano copre un vertice, e come se, pur deformandosi, questa figura mantenesse però sempre una congruenza intrinseca, ch’è garantita dalla nostra umanità d’individui.

 

Non che non si sbagli – certo – non che i legami non si spezzino, o non ci siano le incomprensioni, anzi, ma, per seguire l’adagio di Plauto: “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”, come a dire: questo è l’essere umani, bellezza! Nel leggere Cafè Royal tutto ciò ci pare evidente, per quanto sussurrato. Marco Balzano riesce, infatti, molto felicemente a calarsi nell’anima dei suoi innumerevoli comprimari, comprendendo le ragioni di ognuno. Alcune storie sono scritte in prima persona altre in terza, ma non fa differenza: l’adesione è totale. E spostandoci di vertice in vertice, di storia in storia, riusciamo a capire come la realtà abbia poco di oggettivabile e come lo scrittore abbia in seno il dono – e la possibilità offertagli dai fogli bianchi che va riempiendo – di far coesistere gli opposti contemporaneamente.

 

“Per scrivere bisogna saper guardare fuori dalla finestra – scrive Lisa, moglie di Manuel, a sua volta folgorato da un incontro, al Café Royal, con Elena, sposata con Pietro – osservare gli altri, studiare il cielo, rallegrarsi della solitudine e delle giornate vuote”. Questo fa Marco Balzano, esattamente quando Lisa rende conto del perché si innamora e disamora in fretta di tutto, di persone progetti e idee, e perché il marito Manuel, avvocato che non si toglie la toga neanche in casa, non la capisce. Fa questo quando osserva crescere un sentimento impacciato tra Luca e Veronica, e comprende perché “se non si fossero incontrati starebbero bene con i loro compagni”: “Si sono semplicemente innamorati, dunque Luca è meglio di suo marito e Veronica di sua moglie, tutto qui. Le dinamiche dell’amore, a volte, sono elementari”. Fa questo anche quando si cala nei panni della solitudine della giovinezza che sfiorisce, come in Serena e nell’amica Anna, e di quella che irrompe, come nelle figlie di ciascuna, Noemi e Cristina, e lo fa anche quando s’immedesima nel perseverare del ricordo di Ahmed che non ha mai smesso di pensare a Barbara, o nel desiderio d’amore di Gabriele che spia il suo vicino di casa.

 

L’intreccio di vite e di coincidenze che lo scrittore intesse comincia, per contrappasso, dalla storia di Federico, medico di base solo per seguire le orme del padre, che da quando è arrivato il Covid non visita più nessuno e non vuol vedere più nessuno, e che un giorno si sdraia sul lettino dei pazienti a pensare, accorgendosi ch’è ricoperto di polvere. Balzano ci dice, con questa sua raccolta di spezzoni di esistenze che incocciano l’una nell’altra, ch’è venuto il tempo, dopo questi anni di lockdown fisico e interiore, di togliere la polvere e ricordarci che l’esistenza si perpetua proprio grazie alla contaminazione delle vite. Citando Barbara, l’amore inesausto di Ahmed: “Ancora oggi quando un uomo si avvicina, sento il sangue che scorre più forte”.

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