Patrioti e disertori
Ancora una volta la Storia al servizio del romanzo nel nuovo libro di Giovanni Grasso
"Il segreto del tenente Giardina" è la storia di una ragazza tignosa in cerca di risposte. L'amore trionfa nel cuore della giovane protagonista e nell'omaggio ai trapassati tramite lettere, appunti e diari
Un altro eroe preterintenzionale è al centro del nuovo romanzo di Giovanni Grasso, “Il segreto del tenente Giardina” (Rizzoli, 224 pp., 19 euro). E’ un contadino analfabeta che combatte contro gli austriaci nella Grande Guerra e scompare lasciando dietro di sé un mistero. Morte da infame o da eroe? Patriota di una nobile guerra o disertore di una guerra impossibile? Fra i molti suoi talenti, il consigliere per la stampa del presidente della Repubblica, ha quello di tessere avvincenti trame romanzesche a partire da materiale storico ad alto tasso drammatico. Qui si parla di onore e dignità, di gloria e senso della giustizia, di memoria della nazione e senso del tragico sepolto nel silenzio delle famiglie. Grasso combina verità e finzione, storia bruta e letteratura pura, romanzando il dramma della Prima Guerra Mondiale e della memoria impossibile di chi combatté per la patria, ma scomparve dimenticato e senza onori.
L’autore gioca sui piani temporali che si alternano di continuo. C’è un prima, riesumato attraverso lettere e diari; un dopo, che integra il prima e viene raccontato attraverso una serie colpi di scena, e un durante, che si dipana come un tempo sospeso tra la forza della rimozione e la volontà di sapere, ricostruire, conoscere finalmente la verità del passato. Il congegno narrativo inchioda il lettore a una vecchia storia militare di guerra di posizione, dove i combattimenti contro gli austriaci per la conquista delle Dolomiti nella primavera-estate del 1916 rievocano la strategia fallimentare di Cadorna, la durezza degli stati maggiori, ma anche l’eroismo di milioni di soldati italiani. I fili del passato si intrecciano con quelli del presente, grazie a un espediente classico. Una nonna muore e prima di andarsene affida alla nipote cresciuta con lei il compito di far luce sulla morte del padre che non ha mai conosciuto, Antonio Crespi, contadino analfabeta originario di Tivoli, fante nella Grande Guerra, dato per morto al fronte nell’estate 1916 in circostanze misteriose e rimasto senza sepoltura. Fedele al mandato, la nipote, un’architetta tignosa che lavora a Parigi in un grande studio, inizia le ricerche perlustrando gli archivi dell’Esercito, i faldoni dell’Archivio centrale dello stato. Tutto sembra arenarsi nel nulla finché, colpo di scena, con artata perizia, l’architetta non scopre un indizio che potrebbe metterla sulle tracce dei discendenti del comandante della compagnia del bisnonno, il tenente Gaetano Giardina, che aveva annunciato alla famiglia la morte da “eroe” del prode Antonio. A partire da quell’indizio scatta il congegno e la trama si crea per incanto tessendo insieme i fili del presente con quelli misteriosi del passato, e restituendo la memoria dei morti, degli avi che sopravvivono grazie alle labili tracce scritte di lettere, appunti, diari, e ai ricordi indelebili dell’amore, che riaffiorano a poco a poco nella coscienza dei discendenti liberandoli dall’angoscia di una vita inceppata. E così la grande storia serve il romanzo, e l’amore trionfa non solo nel cuore di una ragazza tignosa, premiata anche dalla scoperta dell’anima gemella, ma nell’omaggio ai trapassati per ridare senso a una comunità che resiste al tempo, perché sopravvive all’oblio.