Politica in versi
Corbyn e McCluskey, registi della sinistra radicale inglese, lanciano la giustizia poetica
L’ex leader laburista e il sindacalista puntano al più grande successo editoriale del socialismo britannico, con un volume in uscita a novembre e una lunga selezione di testi in metrica. Ma il tono generale è quello da predica delle grandi occasioni
Poesia para todos! Se le élites perfide vi tengono nascosti Shakespeare e Emily Dickinson, non vi preoccupate, ci pensano i compagni Jeremy Corbyn e Len McCluskey a ristabilire un po’ di giustizia poetica. Dopo “il più grande successo elettorale del socialismo nella storia britannica recente”, secondo il comunicato della OR Books, editore indipendente, di stanza a New York, che ha in catalogo, fresco fresco di stampa, “Strumentalizzare l’antisemitismo – Come la lobby israeliana ha fatto cadere Jeremy Corbyn” – l’ex leader laburista e il sindacalista puntano al più grande successo editoriale del socialismo britannico. E che nessuno si offenda per quel titolo, “Poetry for the many”, “Poesia per la moltitudine”, per le masse, per la gente, per chi è stato ingiustamente escluso dalla poesia fino ad ora, non si è mai sognato di aprire un libro e zac, grazie a Jezza tutt’a un tratto Ted Hughes diventa pop e William Blake scorrevole come Franco Arminio: viene da Percy Bysshe Shelley e dalla sua “Maschera dell’anarchia” – “Ye are many - they are few” – appassionato poema rivoluzionario scritto dopo il massacro di Peterloo in cui l’autore esorta gli inglesi a levarsi “come leoni dopo il torpore”.
Qui il leone rischia però di riaddormentarsi di brutto, non tanto per la selezione di testi, che comprende la monaca messicana Juana Inès de la Cruz, assieme a Emily Dickinson, Bertolt Brecht, Stevie Smith e Maya Angelou, ma per il tono da predica delle grandi occasioni che attraversa il volume in uscita a novembre, e forse anche un po’ per la decisione di inserire un testo dello stesso Corbyn vergato in seguito a una visita nel campo rifugiati di Calais. D’altronde l’ex leader, uscito di scena nel 2019 dopo la vittoria schiacciante dei conservatori di Boris Johnson e bandito da ogni candidatura futura da Keir Starmer, lo scrive chiaramente: “C’è un poeta in ognuno di noi e nessuno dovrebbe avere timore di condividere le proprie poesie”. Che ci fosse una certa tendenza a torturare il genere era chiaro da anni, da quando era uscita la raccolta “Poems for Corbyn”, in cui la figura del politico era stata elogiata in alcuni tra i versi meno memorabili mai scritti – da mano middle class, upper class o working class non è dato saperlo – con una fame di cambiamento moderata, tutt’altro che rivoluzionaria. Un languorino, diciamo. “Corbyn non è un cavaliere dall’armatura scintillante/ O dell’occidente (direbbe lui) un messia brillante/ Ma uno che ha trovato un modo di dare fiato/ Al bisogno di scelta di un paese spaccato”, ridimensionava un autore, mentre un’altra antologia, “Poets for Corbyn”, affidava le celebrazioni a un gruppo invero assai scarno di professionisti.
Da ispiratore a poeta a curatore, il passo è breve. “Con la fiorente popolarità della poesia, in particolare presso la Gen Z, questa gioiosa celebrazione del potere dei versi è destinato a piacere e ispirare un vasto pubblico”, spiega il comunicato di OR Books, e a questo punto viene da chiedersi quale sia il criterio adottato nella selezione e il ruolo dei curatori. Una garanzia di facilità? L’assicurazione che nessun senso profondo si annida dietro questo poema? Metriche rudimentali per prodotti universali? In realtà anche i collaboratori sono very many e spaziano da Russell Brand a Ken Loach fino a Karie Murphy, stratega politica che nell’introduzione spiega che “Poetry for the many” “incoraggerà te, lettore, ad avvicinarti alla poesia e a liberarti dall’idea che non sia una cosa che possa essere letta, scritta o apprezzata dalle persone della classe lavoratrici”. Mica solo i ricchi hanno scritto poesia, no no no, “le donne e gli uomini working class hanno contribuito cosí tanto alla poesia, sia storicamente sia nella contemporaneità, spesso sotto forma di rime, odi o testi musicali”. Inoltre i poeti lasciati entrare dai due buttafuori letterari Corbyn e McCluskey hanno tutti “riconosciute abilità creative”, ci mancherebbe, è tutta roba buona, di noi potete fidarvi.
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