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La recensione di "Rubare la notte". Dopo la letteratura confessionale, il richiamo a Saint-Exupéry
Romana Petri ha costruito il suo romanzo attorno all’autore del “Piccolo Principe” e a noi pare rassicurante. Finalmente ci si può concedere un po’ di svago
Abbiamo superato ieri il picco della letteratura confessionale. “Viscerale” sarebbe un aggettivo più appropriato; ma viviamo tra suscettibili, e ancora di più lo sono i difensori del vissuto trasportato sulla pagina, senza cura né studio. Sapere che Romana Petri ha costruito Rubare le notte attorno alla figura di Antoine de Saint-Exupéry un po’ rassicura. Pur non contandoci tra i fan del “Piccolo Principe”, con annessi e connessi. La volpe da addomesticare, la rosa vanitosa, la pecora che potrebbe mangiarsela, il mantello con risvolti e fodera rossa, lo spadino, il cuore che vede giusto e l’essenziale che agli occhi è invisibile. La prova di pagina 69, suggerita da Marshall McLuhan per capire come è fatto un romanzo – senza lasciarsi ingannare dai risvolti – trova Saint-Exupéry piuttosto emozionato. Ha ottenuto un appuntamento con il direttore della linea postale più importante di Francia. “Signore, io voglio soprattutto volare. Potrei partire questa sera stessa”, dice ricordando Charles Lindbergh, che con l’aereo postale era caduto in un campo dell’Illinois, restando illeso (era prima della trasvolata atlantica, e prima che gli rapissero il figlio).
Solo il lavoro da pilota sembra suscitare l’interesse di Saint-Exupéry, mentre si capisce che gli interlocutori mirano a un manoscritto. Che arriverà per posta, quando ormai lo scrittore era partito per Tolosa, e sperando che lo mandassero a volare in una linea fuori mano. “La più lontana possibile. A mille miglia da ogni luogo abitato”. Il cuore del libro, lo sappiamo perché non viviamo su Marte – e per nessuna ragione trascuriamo il genere “intervista allo scrittore”, così come viene praticato da Stefano Coletta durante la proclamazione della cinquina a Benevento, città natale del liquore Strega – sta nelle lettere che Tonio tra un volo e l’altro spedisce alla madre. Sono tutte scritte da Romana Petri, secondo il modello che considera fonti primarie le opere del biografato. Kafka ha scritto La metamorfosi? Vuol dire che la notte prima aveva sognato, se non proprio di svegliarsi scarafaggio, almeno uno scarafaggio.
Speriamo in pagina 99, il campione da controllare secondo Ford Madox Ford, romanziere (meglio informato sui fatti, o in conflitto di interessi, a voi la scelta). Non troviamo lettere alla madre, Romana Petri racconta l’aneddoto dei biglietti scambiati in volo tra Saint-Exupéry e il suo amico e radionavigatore Jacques Néri. Parlarsi era impossibile, il motore era rumoroso. Fuori rotta per via della nebbia, il collega gli passò poco rassicurante disegno di due uomini giù da un dirupo, e l’ancora meno rassicurante scritta “scivolati oltre i confini di questo mondo”. Vita avventurosa, e finale misterioso: Tonio scomparve durante un volo di ricognizione. Finalmente un po’ di svago. Non che gli altri anni la cinquina fosse uno spasso di libri da portarsi in vacanza – chi avrebbe mai messo in valigia, per esempio, M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati? Domani, l’ultima tappa a Sarajevo, con Mi limitavo ad amare te di Rosella Postorino.