PAGINA 69
Ultima sofferenza. “Mi limitavo ad amare te”
Il libro di Rosella Postorino era il vincitore annunciato dello Strega finché quello postumo di Ada D’Adamo, "Come d’aria", ha sparigliato i voti. Guerra, separazioni, innocenti che soffrono, madri che li allontanano per farli vivere
Ultimo carotaggio Strega, secondo il metodo di pagina 69 inventato da Marshall McLuhan. In anticipo sui tempi, mai avrebbe sospettato le rivendicazioni identitarie o il racconto delle sofferenze come misura di pubblicabilità (supponiamo anche di vendite, aiutate dai booktoker che puntano alle reazioni dei lettori, quindi le lacrime fanno sempre colpo).
Chiude la cinquina, in ordine alfabetico e non di voti finora raccolti, Rosella Postorino con Mi limitavo ad amare te. La fascetta in copertina ricorda che Le assaggiatrici (sottinteso: di Hitler) ha vinto il Campiello, venduto 200 mila copie in Italia e 100 mila in Francia. Di buon auspicio, se è vero che una futura fascetta “vincitore del Premio Strega” moltiplica il numero di copie già vendute, non è uguale per tutti gli aspiranti al premio.
Sarajevo 1992, informa un risvolto di copertina (l’altro certifica i molti premi finora vinti, manca solo lo Strega). Pagina 69 comincia con una corsa disperata: “Qualunque cosa succeda tu devi continuare a correre, capito?”. Qualcosa sta già succedendo, e non è di poco conto: “L’onda acustica delle raffiche vibrava nel corpo e lo sbaragliava”. Danilo, pur “sbaragliato nel corpo”, corre perché suo padre gli ha detto di non fermarsi mai: “Qualunque cosa succeda, anche se io cado”. Papà non cade e scampato il pericolo incombente si ritrovano, ma la pagina 69 non è ancora finita. Notiamo che c’è azione, e non sembra autobiografica.
Dopo una riga bianca, capiamo perché Danilo deve correre. C’è un pullman su cui salire – direzione Italia, sapremo poi, quindi sospetto – che oltre a lui accoglie i bambini di un orfanotrofio. “L’autista negoziò con i cetnici per ore, anche se quelli erano fuori controllo, pronti a ogni cosa eccetto negoziare”. I bambini sono sul pullman, senza cibo né acqua né bagno: “L’alleanza con i propri organi non si sarebbe mai ricucita, Danilo lo sapeva”. Rosella Postorino sempre racconta i corpi con un’immagine a effetto, ne aveva dato ampia dimostrazione ne Le assaggiatrici: donne affamate che odiano il Führer e sono costrette tenerlo in vita, rischiando la propria.
A pagina 99, controprova suggerita da Ford Madox Ford, il pullman è arrivato e i bambini ora mangiano, accuditi dalle suore. Omar, di 11 anni, ha un fratello che combatte e una mamma che ha cercato di allontanarlo dalla guerra. Sta appollaiato su un albero – una piccolo barone rampante, Suor Tormento e Suor direttrice lo lasciano fare, se no rifiuta il cibo – e chiede che qualcuno la cerchi “nei giorni in cui non bombardano”. Gli altri bambini scrivono poesiole: “Una donna che salta su una granata vicino all’orfanotrofio / E’ una mamma che viene trovarti. E’ una mamma che vuole vederti”. Ripetono una frase terribile: “A volte penso che una mamma morta è meglio di una madre viva che non ti vuole”.
Era l’ultimo titolo della cinquina 2023. Guerra, separazioni, innocenti che soffrono, madri che li allontanano per farli vivere. Rosella Postorino vincitrice annunciata, finché il libro postumo di Ada D’Adamo, Come d’aria, ha sparigliato i voti.
Universalismo individualistico