FACCE DISPARI
Alba Gonzales, la ballerina che diventò scultrice per danzare ancora
La danza, la scultura e l'amore. Luigi Scirocchi, Sergio Leone e il Cav., che volle da lei la centaura che s’impenna nel parco di Villa Certosa, Altre sue opere sono sparse tra i musei e le strade del mondo. Ha vinto premi e l’affezione di molti collezionisti
Alba Gonzales è di quelle persone che invecchiano solo nell’apparenza fisica, perché dominano un’arte più lunga di loro. Nel suo caso è la danza. Quando lasciò il corpo di ballo dell’Opera di Roma s’accorse che poteva continuare con le mani, plasmando creta misteriosamente docile al tocco se la pensava danzante. Diventò scultrice, e quasi cinquant’anni dopo la sua prima mostra, sente ancora “nei muscoli del corpo il movimento delle ballerine” che poi si fanno bronzo.
Silvio Berlusconi volle da lei la centaura che s’impenna nel parco di Villa Certosa, e un’altra sua centaura s’innalza a Fregene. Le opere di Alba scultrice, che ha vinto premi e l’affezione di molti collezionisti, che inventa corpi per continuare a danzare col suo, sono sparse tra i musei e le strade del mondo. Però le due sculture più amate sono le ballerine che conserva a casa. “Quando entro in salone le riguardo e le saluto dicendo: ‘Come siete carine’”.
Perché cominciò a danzare?
Per la passione della musica. Mia mamma Paola suonava il violino e mio nonno materno Sebastiano, siciliano, fu direttore di un’orchestra itinerante. Da piccola trascorrevo tanto tempo seduta davanti alla radio ad ascoltare musica, ma invece del conservatorio m’iscrissi all’accademia di danza dell’Opera perché era gratuita e noi, nel dopoguerra, non avevamo soldi. Avevo otto anni e mezzo, ci sono rimasta fino a ventiquattro.
Perché lasciò?
Mi sposai. A quell’epoca gli uomini volevano le mogli a casa, e siccome ero molto innamorata vinse l’amore. Fossi stata una donna di adesso, probabilmente non avrei rinunciato alla danza. Conobbi il mio futuro marito a un concorso di canto: lo vinsi perché ero un buon soprano leggero, ma anche lui aveva un’ottima voce tenorile che coltivava per hobby. Nostra figlia Silvia ha ereditato i talenti: è soprano e compositrice. Giovanissima, scrisse le musiche di scena per ‘Gente di facili costumi’ di Nino Manfredi.
Quando arrivò alla scultura?
Accadde che l’Hotel Cavalieri Hilton commissionasse al celebre artista Luigi Scirocchi una ‘Fontana delle Muse’. Lui venne all’Opera a vedere le prove e scelse me per posare, forse perché ero l’unica ballerina con un po’ di forme. Guardandolo lavorare venne voglia anche a me, ogni volta gli chiedevo un malloppetto di creta, comprai i ferretti, cominciai a modellare piccole cose. Credo fosse tra il ’59 e il ’60, Roma ospitava le Olimpiadi ed era bellissima. Danzammo al Pincio per gli atleti in una serata indimenticabile.
Cosa ricorda della città di allora?
Sono nata e cresciuta in viale Giulio Cesare. Sentivo il fruscìo delle foglie dei platani quando spirava il vento. Pattinavo fino al Tevere e le strade mi sembravano più spaziose di adesso, i marciapiedi più larghi. Ricordo il giardinetto di piazza dei Quiriti dove andavo con mia madre come una piccola oasi, senza il traffico di adesso, senza tanti rumori. Era una città più ordinata, forse la gente le voleva più bene, ma spero di sbagliarmi e che sia solo nostalgia.
La sua prima mostra?
All’Hilton: dove avevo debuttato da danzatrice scolpita debuttai da scultrice. Era il 1975, la mostra ebbe successo e venni incoraggiata a continuare. Piacque anche a Sergio Leone, ce lo portò la moglie che era stata come me ballerina all’Opera. Ci presi gusto e andai a lavorare a Pietrasanta, dove prendemmo una casa. Certo, pagai lo scotto di ogni autodidatta: a volte realizzavo una splendida figura, ma non avendo progettato una solida struttura interna capitava il dispiacere di vederla crollare.
Perché la centaura?
Per il fascino delle metamorfosi e per la possibilità di operare sulle simbologie. È un soggetto che ho scolpito in tante versioni con attributi diversi. Quella per Silvio Berlusconi è rappresentata con una colomba. Realizzai per il parco di Villa Certosa anche i sedili simbolici: della democrazia, della libertà, della solidarietà, dell’uguaglianza, di scienza e progresso e della realizzazione di se stessi. Ora chissà cosa accadrà di quelle opere, però sono convinta che possano piacere a chiunque dimorerà lì.
Come progetta una scultura?
Al principio, più che la testa sono le mani a pensare. Spesso comincio a giocherellare con la creta, così a caso, poi basta una curva, la cattura di un segno da cui mi viene naturale continuare per creare un’immagine, un movimento.
Ora a cosa lavora?
A ingrandire il bozzetto di una Pietà: la Madonna è raffigurata con le braccia aperte a mo’ di croce, che reggono il Cristo.
Ha saputo che hanno bruciato la Venere di Pistoletto?
Mi dispiace, anche se non riuscirei a esprimermi con quel tipo d’arte, con gli stracci. Sicuramente trasmette un messaggio, ma a me ogni esasperazione della modernità emoziona poco. Mi piace lavorare sull’armonia delle forme, sulla bellezza pura. Forse perché ho danzato e la danza mi condiziona ancora, quando creo una figura l’immagino sempre come se dovesse esibirsi su un palcoscenico. Come se continuassi a salirci io, cercando di rendere perenne il movimento nel bronzo o nel marmo.
Nella prossima vita scolpirà o danzerà?
Mi piacerebbe cantare da soprano leggero.