Croce e delizie

A Pescasseroli tra Colapesce e Di Martino, Sangiuliano, Maraini e gli orsi in streaming

Giuseppe Fantasia

Due giorni nella cittadina abruzzese tra arte, natura e musica per la sesta edizione di ArteParco e la diciotesima del Premio dedicato a Benedetto Croce

Pescasseroli (L’Aquila) . “Metti un po' di musica leggera / Nel silenzio assordante” – cantano Colapesce e Di Martino – del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, aggiungiamo noi, un parco che ha appena compiuto cento anni. Siamo nel suo centro più animato, a Pescasseroli, dove in questo periodo accadono cose e si vede gente. Di tutti i tipi, verrebbe sempre da aggiungere, ma ce lo teniamo per noi, anche perché anche questo è il suo bello. “Siamo venuti da lontano, nonostante gli incendi e i ritardi”, dicono i due cantautori siciliani prima di intonare la strofa “Campi sconfinati che si arrendono alla sera”, che da queste parte – sconfinati - i campi lo sono davvero. “Ho il terrore degli orsi”, tiene a precisare Colapesce al collega (o forse è Di Martino? Più che facile, è bello confonderli, quasi tutti lo fanno e loro stanno al gioco), “e sono peggio degli squali, avvisami se ne vedi uno arrivare”.

 

“Qui, in realtà, gli orsi sono tranquilli e non danno fastidio a nessuno”, ci aveva detto poco prima del concerto - evento clou della sesta edizione di ArteParco – il presidente Giovanni Cannata, e sono “in streaming”, nel senso che quelli avvistati, avvicinati e studiati sono muniti di radiocollari “per localizzare e seguirli a distanza, conoscerne il comportamento, le necessità, monitorarne la sopravvivenza e le eventuali cause di mortalità”. A oggi, sono stati avvistati tre gruppi familiari con un totale di ameno cinque cuccioli nati e le tre orse “monitorate” hanno anche un nome: Amarena, Giacomina e Bambina. Che simpatiche. Noi non le incontriamo, e neanche Colapesce e Di Martino con cui andiamo a cena subito dopo. “In ogni caso, qui c’è da stare tranquilli”, ci dice la scrittrice Dacia Maraini, star indiscussa del posto, visto che qui ha casa da più di vent’anni. Invitava sempre la sua amica Piera Degli Esposti e insieme andavano da Ettore Scola che aveva anche lui una casa qui (oggi trasformata in una sorta di B&B dalle figlie) e a cui è dedicato l’unico cinema del paese. Dalla finestra della sua villa con vista sui monti e la vallate circostante, oggi “Dacia” (la chiamano tutti così da queste parti per un discorso di appartenenza) saluta i vicini di giardino Paola Cortellesi e il marito, il regista Riccardo Milani, che ogni tanto ospitano anche Laura Pausini, ma questa è un’altra storia.

  

“La cultura a Pescasseroli – aggiunge la scrittrice Premio Strega nel 1999 con Buio (Rizzoli) sul palco del Premio Croce - va d’accordo con la natura e noi amiamo gli orsi e difendiamo i pochi rimasti insieme ai libri e alla lettura”. Benedetto Croce nacque nel 1866 proprio a Pescasseroli che per lui “era la favola e il sogno”, diceva, ma non ci veniva quasi mai, perché il paese era troppo legato alla memoria di sua madre. Iniziò a frequentarla di più quando divenne senatore e adesso ne resta vivo il ricordo con questo premio che è giunto alla 18esima edizione. A vincerla sono stati Titti Marrone (con Se solo il mio cuore fosse di pietra, Feltrinelli), Anna Rizzo (I paesi invisibili, Il saggiatore) e Enrico Pedemonte (Paura della Scienza, Treccani), anche loro sul palco con la nipote di Croce, Marta Herlig, Segretario Culturale dell’Istituto Italiano per gli studi Storici, fondato proprio da Croce con Emma Giammattei, anima del premio. “Dove c’è cultura non ci sono armi”, continua la Maraini, “ma l’Italia è un paese troppo disunito, litigioso e individualista”. Poi attacca un pippone sul Vietnam e gli inaspettati legami culturali con l’Italia e siamo sicuri che, se ne avesse avuto il tempo, avrebbe iniziato a parlare anche di suo padre Fosco, del suo internamento in Giappone con la famiglia tra il ’43 e il ’45 per aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò come ricorda in ogni intervista, ma viene interrotta. Sì, perché in sala, introdotto in pompa magna dal presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, arriva il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

  

Siamo pur sempre “il Paese della cultura”, stando alle parole degli studenti vietnamiti incontrati dalla Maraini, e allora ecco il ministro che nel complimentarsi con i premiati, fa sfoggio della propria. Ricorda che dopo la sua nomina, visitò il Museo Ebraico e la Sinagoga di Roma e anche il palazzo Filomarino di Napoli, dove c’era l’abitazione di Benedetto Croce. Una “fede”, quella tra il ministro e il filosofo, iniziata “quando ero un giovane studente di Giurisprudenza a Napoli”, “quando passavo ogni giorno davanti a quel palazzo e poi anche dopo, da giornalista, quando feci, tra le mie prime ricerche, quella dell’esperienza di Croce come sub commissario alle scuole e all’istruzione”.

  

“Sono un giornalista – ribadisce per chi non lo avesse capito – e penso che fare il ministro della Cultura non significa frequentare qualche salotto romano, ma andare molto sui territori, stare a contatto con i sindaci, perché l’Italia deve avere e ha una dimensione culturale molto diffusa e molto territoriale”. “L’azione culturale di Croce - continua – è un inno alla libertà delle persone, è un riconoscimento del valore dell’umano attraverso la cultura. La cultura ci rende migliori e rende migliore tutta la nostra società”. “Alimentarsi di cultura…”. A quel punto ci viene da sbadigliare e ci distraiamo, colpa, forse del caldo eccessivo all’interno dell’unico cinema del paese intitolato proprio a Ettore Scola, luogo dell’incontro. Ritorniamo in noi ascoltando sempre Sangiuliano che parla di libri, di quando passeggiava per via Forìa, a Napoli e comprava tutti quelli “che potessero stimolare la mia curiosità intellettuale” e questo, precisa, “è anche una lezione per chi predica una certa cultura che ha un po’, come dire, la puzza sotto il naso”. Chissà a chi si riferisce. Fatto sta che nessuno tra i presenti gli chiede, anche solo per curiosità, se ha finito di leggere i cinque libri finalisti dell’ultimo Premio Strega, ma noi immaginiamo di sì.

  

In platea c’è anche Paride Vitale, grande lettore, lui sì, ma soprattutto imprenditore e comunicatore abruzzese, nato proprio a Pescasseroli. Qui, da sei anni a questa parte, da un’idea avuta in comune con l’amico Maurizio Cattelan (anche lui avvistato spesso in paese a comprare miele o la mitica pizza rossa de Il Vecchio Forno), organizza ArteParco, un progetto che porta l’arte contemporanea nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. In particolare, lungo i sentieri C1 e C2 dello stesso, tra le secolari faggete vetuste riconosciute patrimonio Unesco (il Manuale per passare inosservati in Natura, pubblicato da Edizioni del Parco, è un must have), troverete le opere degli artisti Marcantonio, Matteo Fato, Alessandro Pavone, Sissi e Valerio Berruti. Nell’edizione 2023 - realizzata con Bmw Italia, Gore Tex, Woolrich Outdoor Foundation e Parco 1923 – protagonista è l’opera Totemi di Accademia Aracne, “un intervento di yarn-bombing” (tecnica di graffitismo costituita dall’uso di tessuti colorati lavorati ad uncinetto, ndr) come ci spiega la fondatrice del collettivo Shirley Rowlands, voluto per evidenziare il legame mistico che c’è tra natura e l’ uomo”. “Il bosco – precisa – ci osserva”. “Quando uno vede le montagne d’Abruzzo – poi, ci tornano in mente le parole di Sangiuliano – “uno vede il volto amato della Patria”. Meglio: “Rimettiamoci la maglia/i tempi stanno per cambiare”, di Colapesce e Di Martino che omaggiano Battiato e la sua Bandiera Bianca. Un’alternativa, sempre possibile, è tuffasi, sempre parole loro, “nell’immensità del blu. Splash!”.