Il sovrano filo-nazi
Esce la biografia di Edoardo VIII, che sarebbe stato un ottimo fantoccio di Hitler in Uk
Chiamato a risolvere un conflitto corneilliano fra amore e dovere, Edoardo scelse il primo e abdicò, causando la più grave crisi istituzionale nel Novecento britannico. Ma di lui si ricorda soprattutto l'accondiscendenza nei confronti del Führer. Il libro di Andrew Lownie
Il biografo Andrew Lownie non usa eufemismi fin dal titolo del libro: Il re traditore (Neri Pozza). Il biografato è Edoardo VIII, poi duca di Windsor, prozio dell’attuale sovrano Carlo III, re del Regno Unito per 326 giorni nel 1936, l’unico ad aver abdicato volontariamente e il primo a usare in un discorso pubblico la parola “love” non in senso astratto ma riferita a una persona in carne (pochissima) e ossa. Costei, Wallis Simpson, era una signora americana molto determinata che non poteva diventare regina per la semplice ragione che, prima di Edoardo, di mariti ne aveva avuti già due (si sa che, in casa Windsor, accompagnarsi con americane divorziate è sempre una pessima decisione). Il seguito è noto. Chiamato a risolvere un conflitto corneilliano fra amore e dovere, Edoardo scelse il primo e abdicò, diventando appunto duca di Windsor e causando la più grave crisi istituzionale nel Novecento britannico. Però fornì abbondante materiale altamente lagrimogeno per i rotocalchi popolari, sia pure a uso di una working class come quella britannica, meno sentimentale della nostra. Ma certo, non capita tutti i giorni e nemmeno tutti i secoli che un uomo rinunci all’impero più grande del mondo per amore.
Fin qui, tutti sanno più o meno tutto, e non basterebbe a fare di Edoardo un traditore. Secondo Lownie, però, lo sarebbe diventato se Hitler, nel ’40, avesse conquistato la Gran Bretagna e a Londra ci fosse stato bisogno di un Quisling con la corona in testa. Che Edoardo fosse filotedesco, pacifista convinto, favorevolissimo all’appeasement con la Germania prima della guerra e a una pace negoziata quando iniziò malissimo, non ci sono dubbi. Di più hitleriana c’era solo sua moglie, che si diceva fosse stata l’amante di von Ribbentrop quando fu ambasciatore a Londra (irritando moltissimo gli inglesi con la sua ottusa arroganza e i modi da cafone, quale in fin dei conti era): testimoni degni di fede raccontano che abbia sempre tenuto sul tavolino da toilette una fotografia del ministro degli Esteri del Reich. Per inciso, se fosse vero che aveva sperimentato le sue chiacchieratissime arti amatorie apprese nei bordelli cinesi anche con Galeazzo Ciano quand’era console a Shanghai, Wallis avrebbe stabilito il dubbio record di portarsi a letto entrambi i firmatari del Patto d’acciaio. Sta di fatto che Edoardo, anche dopo lo scoppio della guerra, continuò a frequentare personaggi fortemente sospettati di essere agenti tedeschi, quindi a essere spiato da quelli inglesi. Per evitare e soprattutto evitargli altri guai, Churchill lo mandò a governare le Bahamas, incarico ironicamente modesto per lui, che ne soffrì e, tutto sommato, non lo svolse neanche bene. Dopo la vittoria, quando gli alleati misero le mani sugli archivi del ministero degli Esteri tedesco, fu necessario far sparire o censurare molti documenti molto imbarazzanti per il duca.
La requisitoria di Lownie è ben documentata, ben scritta (ma nell’edizione italiana mal editata) e, come dire? implacabile: capita di rado che a un biografo sia così antipatico il personaggio che racconta. A discolpa di Edoardo, si può dire che, in fin dei conti, le sue idee erano quelle dell’ambiente dal quale usciva. Alle classi dirigenti britanniche faceva molta più paura il comunismo del nazismo. Nella tragica estate del 1940, lord Halifax, ministro degli Esteri prima con Chamberlain e poi con Churchill, che infatti dovette sbarazzarsene mandandolo a fare l’ambasciatore a Washington, la pensava esattamente come Edoardo. E lo stesso Churchill, dopo aver deciso invece la guerra di farla, e avendola pure vinta, disse sconsolato che “abbiamo ammazzato il porco sbagliato” (quello giusto era Stalin). Insomma, il duca è colpevole ma ha delle attenuanti. Era un uomo simpatico, affascinante ed elegantissimo, ma di limitata intelligenza e senza interessi, tutte caratteristiche magari utili se si fa il re, disastrose se ci si deve reinventare una vita. Infatti la sua fu sprecata in un eterno ozio dorato, alla fine futile e soprattutto noiosissimo. Dei dilemmi di Cid, gli mancò del tutto la grandezza.