1929-2023
L'addio alla storica Hélène Carrère, prima donna a guidare l'Académie française
È morta sabato a Parigi la madre dello scrittore Emmanuel. Femme del lettres cosmopolita e grande studiosa della Russia, era la perfetta rappresentazione di un paese che ha sempre saputo accogliere e adottare ciò che veniva da lontano
Hélène Carrère d’Encausse, storica, femme de lettres cosmopolita, grande studiosa della Russia e prima donna a guidare l’Académie française, incarnava “l’idea stessa della Francia”, come ha scritto Jean-Marie Rouart sul Figaro, di un paese che ha sempre saputo accogliere e adottare ciò che veniva da lontano, aprendolo all’universale e sublimandolo. “Legata alla patria che l’ha vista crescere, alla sua lingua e al suo patrimonio, diventerà francese a 21 anni”, ha dichiarato il presidente della Repubblica Emmanuel Macron, ricordando “il destino eccezionale” di Hélène Carrère d’Encausse, morta sabato a 94 anni a Parigi circondata dai figli, tra cui lo scrittore Emmanuel Carrère. Un destino animato dalla “volontà di scrivere in francese la storia del mondo per servire al meglio la nostra nazione e la nostra Europa”, ha aggiunto l’inquilino dell’Eliseo.
Nata apolide da un padre georgiano, Georges Zourabichvili, discendente di una famiglia aristocratica ridotta in povertà dalla rivoluzione bolscevica, e da una madre russo-tedesca, Nathalie von Pelken, Hélène Carrère d’Encausse imparò prima il russo che il francese, lingua di cui diventerà la protettrice nel 1999, quando verrà eletta Secrétaire perpétuel dell’Académie française (al maschile, perché “da tre secoli e mezzo c’è un solo Segretario perpetuo, è questa idea di continuità che deve prevalere, è una linea che continua”, disse). Durante gli ultimi due anni di Occupazione, a Bordeaux, dove la famiglia si era stabilita, il padre faceva l’interprete per i tedeschi. Dopo la Liberazione, un giorno, alcuni sconosciuti andarono a prelevarlo a casa: Georges Zourabichvili non tornò mai più. Di questa tragedia familiare parlò per la prima volta Emmanuel Carrère nel suo “Roman russe”: “Non è mai stato dichiarato morto. Nessuna tomba porta il suo nome. Ecco, è stato detto (…). Il problema è che non è un mio segreto, è il segreto di mia madre”.
Due anni dopo aver ottenuto la cittadinanza francese, Hélène sposò Louis Carrère d’Encausse, con cui avrà tre figli: Emmanuel, Nathalie e Marina. Diploma a Sciences Po, dottorato in letteratura e cattedra di Storia all’Université Paris I, Hélène Carrère d’Encausse pensò anche di presentarsi al concorso per l’Ena, prima di rinunciarvi. Le sue radici la spinsero a orientare i suoi studi verso il mondo russo, dal periodo zarista ai nostri giorni. Autrice di più trenta opere in tutta la sua vita, tra cui le biografie di Lenin, Stalin e Caterina II, nel 1978 uscì il suo testo più importante, quello che le diede prestigio internazionale: “L’Empire éclaté”, in cui annunciava la fine dell’Urss e l’implosione dell’impero sovietico. “Bastava sfogliare la Pravda tutti i giorni per cogliere, tra le linee delle informazioni economiche, il vero stato dell’Unione sovietica”, dirà colei che fu anche deputata europea nelle fila dei gollisti di Jacques Chirac dal 1994 al 1999.
Dopo una certa indulgenza mostrata agli inizi verso l’operato del presidente russo Vladimir Putin, che le valse un severo ritratto sul Monde, condannò apertamente l’invasione dell’Ucraina da parte del capo del Cremlino, imputandogli di aver sottovalutato la resistenza degli ucraini. Lo scrittore e intellettuale Giuliano da Empoli, che dalle mani di Hélène Carrère d’Encausse ha ricevuto lo scorso anno il Grand Prix de l’Académie française per il suo “Mage du Kremlin” (Gallimard), la ricorda così al Foglio: “E’ una delle persone più impressionanti che abbia mai incontrato nella mia vita, dotata di una lucidità, fino all’ultimo, che ti faceva sentire sempre un po’ in difetto. Ma era anche molto generosa”.