Comprendere l'artista
Interviste, monologhi, canzoni con molti inediti. Rivivere Gaber in un podcast di 19 ore
Vent'anni dopo la sua morte è ora in circolazione un prodotto che permette di esplorare a lungo l'inaspettata visione del mondo del Signor G.
Nel lungo percorso dell’affezione nei confronti di un artista, il sogno del fan è quello di entrare quanto più possibile in intimità con l’oggetto della propria ammirazione, afferrarne il vissuto reale oltre l’arte ufficiale, in una parola conoscerlo nel profondo. Vent’anni dopo la morte, Giorgio Gaber, ad esempio, mantiene una fedele comunità di ascoltatori che non si stancano di consumarne i ragionamenti e rilanciarne i significati nel presente. Per loro, e per tutti i nuovi adepti al suo culto è ora in circolazione un prodotto che permette una lunga, inedita e piuttosto inaspettata immersione nel mondo del Signor G., agevolando un avvicinamento alla sua personalità senza precedenti. Si tratta di un monumentale podcast (19 puntate per quasi altrettante ore di registrazione) intitolato “E Pensare che c’era il Pensiero”, prodotto dalla Fondazione Gaber e da Intesa Sanpaolo OnAir e disponibile gratuitamente su tutte le abituali piattaforme di diffusione, curato da Lorenzo Luporini, nipote di Giorgio Gaber, che si occupa anche di introdurre in voce i contenuti di ciascuna puntata.
Il concept è di raccontare l’artista attraverso contenuti audio esclusivi, seguendo un percorso cronologico che traversa la storia del nostro paese dagli anni Settanta ai Duemila, con la voce narrante dello stesso protagonista che si racconta in interviste d’epoca restaurate per l’occasione, intervallate da monologhi e canzoni, da lui stesso commentate, sovente svelandone aspetti inediti. A chiudere ogni episodio, sono posizionati i contributi di personalità che hanno conosciuto o che hanno collaborato con Gaber in scenari pubblici o in circostante private, e qui si ascoltano le voci di Lucio Dalla e Pino Daniele, di Dario Fo, Cesare Cremonini, Paolo Jannacci, Ligabue, Franco Battiato, Claudio Baglioni e tanti altri. Prezioso e toccante risulta in particolare l’ascolto dell’ultima puntata della serie, che contiene la registrazione dell’incontro tenuto da Gaber, ormai già malato da tempo, con gli studenti dell’Università Bocconi a Milano, nel 2001. E’ una delle sue ultime apparizioni in pubblico e Gaber appare fiero dei suoi spettacoli non consolatori e nei quali “picchiava duro”, come dice lui stesso, della sua eterna battaglia contro le ambiguità, al tempo stesso riflettendo sui numerosi fallimenti della sua generazione e concludendo la propria partecipazione intonando una canzone particolare come “Quando sarò capace di amare”.
A seguire, sugellando la ricostruzione della parabola di Giorgio (morirà il 1° gennaio 2003), arrivano le testimonianze delle due donne più importanti della sua vita, la moglie Ombretta Colli e la figlia Dalia. Ombretta racconta come il loro fosse “un patto di sangue; le persone si scelgono. Eravamo giusti l’uno per l’altra”. Dalia invece si sofferma a commentare l’effetto emotivo prodotto da questo podcast di cui è stata promotrice, in qualità di vicepresidente della Fondazione: “Sono rimasta colpita nel sentire come le sue parole dopo vent’anni suonino contemporanee. L’audio della sua voce mi ha riportato alla sua intelligenza, alla sua ironia. Era un padre speciale e presente”. In sostanza “E Pensare che c’era il Pensiero” diviene un compendio indispensabile per fare i conti con questa personalità battagliera e penetrante, disillusa e spiritosa, comunque sempre “rilevante”, come lo definisce la figlia. Un ulteriore contributo alla permanenza di Gaber nello scenario culturale del presente arriverà poi dall’imminente docufilm scritto e diretto da Riccardo Milani, da sempre grande estimatore della sua figura e della sua opera. Per ricordare un genere di approccio e un posizionamento artistico che oggi ha smarrito continuità, fino a dissolversi sulla ribalta del presente. Quello dell’occhio critico, che non perde mai la voglia di ragionare e partecipare.