Lettere rubate
"Le italiane si confessano". Storia di una enorme paura, attraverso le lettere
Nottetempo ripubblica trecento lettere di vita quotidiana di giovani donne della piccola borghesia degli anni Cinquanta. Trecento storie di relazione uomo donna. Molte di queste erano state scartate dalle riviste dell'epoca perché troppo forti, esplicite, o troppo disperate
Avevo sedici anni quando mi sono fidanzata con un giovane di venticinque, gli volevo molto bene e da povera ingenua credetti nel suo amore, non sapendo che nella sua vita c’era un’altra donna con cui era fidanzato già da quattro anni. Mi ha preso con tutte le sue forze e sono stata sua, ho lottato ma è stato inutile. Ora mi sono fidanzata con un bravo ragazzo (...) eravamo felici ma un giorno mi fece delle domande e fra quelle mi chiese se avevo ancora la mia purezza.
Gabriella Parca, “Le italiane si confessano” (cronache Nottetempo)
La prima edizione de "Le italiane si confessano" uscì alla fine degli anni Cinquanta: trecento lettere scartate da due riviste settimanali a fumetti, lettere di giovani donne della piccola borghesia. Scartate perché troppo forti, esplicite, o comunque troppo disperate. Ma alcune invece devono essere state pubblicate, perché c’è una ragazza che consiglia a un’altra, “disonorata”, di confessare tutto al suo ragazzo, per dargli la possibilità di lasciarla o di perdonarla. Le lettere arrivate in tre anni alle due riviste furono ottomila, scrive Gabriella Parca, giornalista, scrittrice e femminista, nella seconda introduzione al libro. Che adesso è stato ripubblicato da Nottetempo con una prefazione di Chiara Tagliaferri.
Trecento lettere di vita quotidiana negli anni Cinquanta, ma non è esatto: trecento lettere di relazione uomo donna. Di disperazione per la perdita della verginità. Di sconvolgimento perché lui torna troppo tardi a casa la sera. Di paura di essere abbandonate, picchiate, paura di perdere la reputazione, paura sempre ogni minuto. Paura di essere troppo vecchie, a venticinque anni, per sposarsi. Gli uomini (i ragazzi) insistono per la prova d’amore. Le donne (le ragazzine) sono ossessionate dai problemi del sesso e incapaci di prendere forza. Tutto sembra tendere a una sola possibilità: un uomo dietro cui nascondersi.
Secondo Pasolini, queste lettere “confermano questo vecchio stato di alienazione della donna italiana”. Lui la lascia perché lei si è tagliata i capelli corti e a lui piacciono lunghi. Allora lei scrive al giornale chiedendo come farseli crescere in fretta. Lui la picchia, e lei vorrebbe ucciderlo e uccidersi. Lui non vuole che lei parli con nessuno, uomini e donne. Lui non crede alla verginità di lei perché “non c’è stato sangue”. Lui era buono e adesso è cattivo. Del resto, Gabriella Parca fu definita una “maniaca sessuale”. Lei parlava di “maggioranza oppressa” e Pasolini diceva che la schiavitù può anzi essere meravigliosa. Nel 1965, Parca pubblica "I Sultani. Mentalità e comportamento del maschio italiano".