il libro
Un dialogo dei massimi sistemi fra il fumatore e la sua sigaretta
Quello che Giovanni Benincasa racconta in 300 pagine è un labirinto di sigarette nel quale è un piacere perdersi. Farà felice chi fuma e chi fumatore non è. E anche chi vorrebbe smettere, o meglio, chi cerca di autoconvincersene
Un libro divertente vale bene una vita in fumo. Certo, 304 pagine, sia pure stabilendo il nuovo record mondiale di andate a capo, possono sembrare tante per raccontare di un tizio che fuma troppo e decide di smettere, e forse alla fine ci riesce perfino. In questo romanzo cui si attaglia ogni possibile aggettivo che inizia per “d”, tipo divertente, delirante, divagante, dissacrante e a tratti anche un po’ disperante, Smettere di f. – I deliri di un tabagista, il tabagista in questione, Giovanni Benincasa, di professione autore televisivo intelligente, dunque un ossimoro vivente, racconta il mondo visto attraverso una sigaretta. Non più soltanto un vizio, o se volete un piacere, concesso e non dato che ci sia differenza, ma la misura di tutte le cose, il filtro senza filtro della realtà, un’entità superiore, metafisica, quasi divina. È un dialogo dei massimi sistemi fra il fumatore e la sua sigaretta, dove alle volte il fumo sembra più concreto dell’arrosto di una vita dove tutto si condensa, pare, nel piacere di aspirare. Gusti e disgusti hanno un unico sapore: quello del tabacco. La narrazione trascende la realtà per approdare al surreale, in una continua divagazione che sale lentamente fino all’empireo della follia come la spirale dell’ennesima cicca, mentre il protagonista dibatte per decine di righe e centinaia di dubbi se debba o meno smettere di fumare. Quanto a determinazione, rispetto a lui Amleto è Rambo.
Chiaro che per reggere trecento pagine di variazione su un tema solo saper affabulare non basta, occorre un autentico virtuosismo. Sarà merito del fumo, Benincasa ci riesce. Prendete il tema della sigaretta aspettando il treno (faccio grazia dei capoversi perché, a differenza dei libri, sui giornali lo spazio è prezioso): “Se tu hai smesso di fumare, come ti metti per aspettare quel treno? Come ti muovi, dove stai, che cosa fai alla stazione? Come si può stare dentro una stazione, come si può raggiungere un binario, senza poter fumare? L’unica soluzione è quella di non partire mai, di non aspettare mai, soprattutto in quei luoghi dove accendere, aspirare, soffiare, è l’architettura mentale di quel luogo. La sigaretta è anche copertura del tempo e copertura dello spazio: ti aiuta e ti mette in 'posizione' per il tempo necessario. Cioè: tu fumi aspettando. Poi ne riaccendi un’altra e un’altra ancora, finché il treno non arriva. Se tu non fumi, il treno non arriva. Oppure arriva in ritardo. Se tu fumi, il treno arriva. Quando non fumi più, perderai tutte queste 'posizioni in campo' e vivrai sospeso nel nulla crucciante”. Ma in questo conte philosophique senza morale finale non c’è solo filosofia: a volte il libro diventa un romanzo d’avventure folli, vacanze alle Seychelles con maremoto incorporato, pazzeschi acquisti di animali così esotici da non avere nemmeno un nome, serate al Pronto soccorso, forse le più dadaiste di tutte. Tutto talmente autoreferenziale e ossessivo che perfino le citazioni all’inizio di ogni capitolo sono frasi del libro. La visita da adolescente a Borges in tournée romana, previo mazzo di fiori a Maria Kodama, quando il giovine già tabagista riesce a dire soltanto “encantado” prima di scappare davanti a un Moravia che aspetta paziente ma s’indovina scocciato il suo turno per l’intervista, vale da sola il libro.
Insomma, una delizia (sempre la “d”). Farà felici i fumatori, una minoranza ormai così perseguitata da suscitare lo sdegno, o forse la pietà, anche di chi fumatore non è: più che in quella del “fumus persecutionis”, siamo nell’era della persecuzione del fumo. Farà felice chi fuma e vorrebbe smettere, o meglio cerca di autoconvincersene, come maman (la mia), 88 anni, fumatrice dall’età di 15, che ormai non ci prova nemmeno, e anzi fuma di più e con più gusto. Farà felice anche chi non fuma, contento di aver preservato non solo la salute dei polmoni, ma pure quella mentale. E farà felice in generale chi si addentra in questo labirinto di sigarette nel quale è un piacere perdersi. Personalmente, il libro me lo sono fumato in un pomeriggio.