ODIO LE MOSTRE - 8
Per una volta, ecco una mostra da amare come si deve amare la vita
Si chiama "Under Raffaello" la mostra evento di Urbino. Protagonista indiscussa "la giovinezza", campo anagrafico oggi più esteso che mai
Venite a vedere la giovinezza, venite a Urbino. Se anche a voi ripugna questa Italia metà ospedale e metà canile (sono passati 44 anni dall’Italia “metà giardino e metà galera” di Francesco De Gregori, c’era ancora un 50 per cento di buono), venga nella piccola città di Raffaello, morto a 37 anni quasi a dire che bellezza e vecchiaia sono incompatibili. Io passeggio per Urbino, anzi mi inerpico (tutti i viaggiatori a cominciare da Montaigne sottolineano le forti pendenze) e vedo ovunque esseri altrove rari, altrove semiestinti: vedo i giovani. Sono attirati qui in gran numero dall’università e dall’accademia (belle arti) ed essendo la città piccolissima ecco che sembrano esserci soltanto loro. È un effetto strano, sarà che di solito cammino per Udine, città di vecchi, di serrande abbassate, di case svendute, per Parma, città di turisti attempati, di pullman senili, di pasticcerie con le ragnatele, e per Trani, e si sa che dal sud i giovani sono scappati tutti, tornano giù solo in agosto e se riescono (ma riescono sempre meno) a Natale. Chiaramente non è un problema di geografia personale. Come scrive Roberto Volpi l’Italia “ha staccato anche il Giappone e la Corea del sud, andandosi a collocare all’ultimo posto del mondo quanto a natalità”. Forse i pochi che ancora nascono vengono tutti qui...
Entro nella Galleria Civica Albani e anche sotto le sue volte di marchigiano mattone vedo soltanto loro, soltanto giovani. Questo però non mi stupisce perché li ho invitati io. La mostra, aperta fino al 3 marzo nell’ambito del Premio Marche, si intitola guarda un po’ “Under Raffaello” ed è un’antologia della nuova pittura italiana: riservata ai pittori con meno di 37 anni. Poteva sottotitolarsi “I giovani e l’ispirazione” perché è una mostra proprio su tempo e ispirazione, sotto l’egida di un pittore che ebbe poco tempo e molta ispirazione… Aleggia la definizione di giovinezza, campo anagrafico oggi più esteso che mai. La domanda potrebbe essere: si è ancora giovani a 36 anni e mezzo? Al tempo di Raffaello sicuramente no, oggi probabilmente sì. Comunque ad “Under Raffaello” sono presenti artisti nati alla fine degli anni Novanta e pure oltre come Davide Quartucci (Senigallia, Ancona, 2000). Sarebbero stati considerati giovani anche quando l’età media della popolazione era molto più bassa. Quando a ventun anni si poteva dipingere un capolavoro come lo “Sposalizio della Vergine”.
Il concetto di ispirazione mi è molto caro. C’è adesso una sottovalutazione se non una denigrazione del ruolo dell’ispirazione, considerata alla stregua di un rottame romantico, e invece una sopravvalutazione dei meccanismi, delle istituzioni, del sistema. Ma se hai il diploma dell’accademia e non hai l’ispirazione sarai al massimo un professore... Sono quindi fiero di avere inserito in mostra una perfetta autodidatta: la perfetta astrattista Giulia Osella (Ivrea, Torino, 1989). I giovani sono più ispirati perché sono più ispirabili. Perché sono più permeabili a quello che Sossio Giametta chiama il pathos dell’epoca (suppergiù l’hegeliano Zeitgeist, lo spirito del tempo). I non giovani sono ricoperti di incrostazioni che li rendono meno permeabili agli stimoli provenienti dall’esterno. Sono zavorrati dal passato. Per tornare a produrre qualcosa di artisticamente interessante dovrebbero alleggerirsi, svuotarsi, dissennarsi, come diceva Platone (“Il poeta non sa poetare se prima non sia stato ispirato da un dio, se prima non sia uscito di senno”). Ma hanno i pori occlusi dai sedimenti di altre stagioni. Difficile far capire tutto ciò ai semicolti che non conoscono Gottfried Benn (la conferenza “Invecchiare: un problema per artisti”) e che nel 2023 idolatrano Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, 1937) e Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933)…
Che cosa ha soffiato il Tempo nell’orecchio dei giovani pittori? La Fuga dal Tempo, sembrerebbe. “Under Raffaello”, per una volta una mostra non da odiare bensì da amare come si deve amare la vita, è un’infilata di quadri onirici (con l’eccezione di pochi pezzi realistici che voglio trattare a parte). Casi esemplari sono Giuseppe Sciortino (Palermo 1988), artefice di un uomo che sogna, e Miriana Lallo (Melfi, Potenza, 1998) che dipinge le sue mistiche visioni di angeli e agnelli candidi. “Abbiamo l’arte per non morire della verità” diceva Nietzsche, abbiamo una pittura giovane molto colorata per scappare da anni grigi. Guardate Domenico Ruccia (Terlizzi, Bari, 1986): in piena “sindrome età dell’oro” si tuffa negli Anni Ottanta, di cui non può avere memoria diretta, e li ricrea. Io che di mio propenderei per il realismo mi accorgo di aver raccolto, involontariamente ossia ispiratamente, una galleria di antichi miti e moderne metamorfosi: il Minotauro di Lorenzo Tonda (Fiesole, Firenze, 1992), la principessa e il drago di Luca Rubegni (Roma, 1993), la strega janara di Rachele Frison (Desio, Monza Brianza, 1995), il folletto incantatore di Giulia Mangoni (Isola del Liri, Frosinone, 1991), la donna-anatra di Giulia Pasa Frascari (Bologna, 1992), i cani-bambini di Elisabetta Marino (Palermo, 1989), il cigno-dio, eroticissimo, di Chiara Calore (Abano Terme, Padova, 1994)…
Esco dalla Galleria Albani e vengo sferzato dal vento famoso grazie a Giovanni Pascoli che visse in collegio a pochi metri da qui. E vado a bere con questi giovani pittori entusiasti e sorridenti (sorridenti perché sognanti), venuti in gruppo da Firenze, da Napoli, dall’Amiata. Per partecipare all’inaugurazione hanno sfidato la neve dell’Appennino e guideranno ancora, nella notte, per risparmiarsi l’albergo. Io non devo guidare e faccio scorrere l’alcol in locali pieni ovviamente di studenti e di musica addirittura dal vivo, e mi sento vivo come la musica e passo davanti alla Volta della Morte (fantastica toponomastica!) mentre una ragazza bionda in collo di pelliccia esce da una porticina e subito incontra un ragazzo, scena da film di Rohmer, e arrivo in Piazza Rinascimento e sotto la finestra della “Muta” per sempre giovane di Raffaello mi sento per sempre giovane anch’io. La giovinezza si diffonde per osmosi: venite a Urbino, sarà un lifting mentale.