L'evento
"Più libri più liberi": peccato per il provincialismo dei librai romani
All'Eur di Roma è andata in scena la kermesse della piccola e media editoria: anche quest'anno numeri record, tra affluenza, incontri, panel e firma copie. Presenti soprattutto giovani. Che bello vederli scambiarsi idee e suggerimenti
È in quell’intermittente, quasi biomeccanico, riflesso rossino pulsante dal cuore a vetri della Nuvola dell’Eur che scorgi le vene irrorate di umana linfa. Cordoni ombelicali e scie serpentine di teste, corpi, esistenze, che in laocoontica processione si snodano dall’ingresso esterno fin dentro il corpaccione metallico e resinoso del centro congressi dove, come ogni dicembre, va in scena il paradiso della piccola e media editoria, “Più libri più liberi”. Anche la recentemente trascorsa edizione ha fatto registrare numeri record; una robustissima affluenza, un carnet di incontri, presentazioni, happening, firma-copie affollato assai e, per la gioia vivissima degli espositori, una cospicua mole di vendite librarie. Ci sarebbe di che gioire, non fosse che per masochistico spirito tutto interno alla piccineria capitolina anche questa edizione, come pure le passate, è stata accompagnata dalle polemiche di alcuni librai romani che ne contestano la tenuta in periodo pre-festivo, a lasciar intendere che la Fiera possa negativamente impattare sul volume delle loro vendite. Sarà. D’altronde la prossima edizione, dedicata a Marco Polo, segnerà un metafisico gemellaggio con Venezia. Chissà che la Serenissima in futuro non si prenda proprio la Fiera, per la gioia dei piccoli librai romani e di una città sempre meno Capitale e sempre più “piccola”, per provincialismo.
Liquidata però questa nota stonata, riconciliamoci con il senso profondo della lettura e della bellezza di vedere migliaia di giovani, anziani, ragazze, liberi professionisti, operai, dipendenti pubblici, pensionati affratellati nei cubicoli degli espositori, lungo quegli stretti camminamenti dentro cui la temperatura ricorda una calda estate a Maracaibo pure se sei rimasto in canottiera, mentre fuori c’è un piacevole ma gelidissimo vento polare. Guardano, osservano, acquistano, si fanno firmare la loro copia se scovano l’autore, scambiano idee e suggerimenti. Adelphi e Il Mulino, al piano nobile, si fronteggiano come tende beduine piantate nel deserto del reale. Esposizioni librarie di cataloghi sontuosi. Adelphi è l’alfabeto della delizia, gnosi brillante di lettura come erotismo. Arrivato appena alla C, la C di Cacciari, Calasso, Campo, Canetti, Ceronetti, Cvetaeva, senti già la vertigine di un assoluto.
Ci sono le case editrici musicali. Tsunami. Arcana. Contribuiscono a far comprendere come ogni genere musicale, dalla classica al black metal, possa anche essere stile letterario. C’è la controcultura, il nitore post-ballardiano nei suoi rivoli saturnini. Dalla Nero, che profonde la propria mission ‘tra le ceneri di questo pianeta’, alla Luiss University press, avete letto bene, che ha or ora pubblicato quell’assoluto capolavoro di Stanislaw Lem rispondente al nome di “Summa Technologiae” e che in catalogo ha gente come Camille Paglia e Andrea Wulf. C’è l’esoterismo di qualità. Astrolabio-Ubaldini, nome storico della editoria occulta, e la più giovane Venexia ma col catalogo già colmo di preziose gemme, tra cui l’attualissimo e interessantissimo “La Dea degli Ebrei” di Raphael Patai, messa a punto sul principio divino femmineo caro anche alla scaturigine di religioni divenute poi monoteiste.
Bastione libertario e liberale, la Liberilibri, dal cui stand i libri di Rothbard, Hoppe, Block, Martino, Castellani, Lottieri scrutano il passaggio dei visitatori parlando loro di libertà. Ci sono poi conservatorismo, destra sociale ed editoria non esattamente di orientamento “progressista”, tra gli stand della Historica - Giubilei Regnani e quelli di edizioni Eclettica e Idrovolante. C’è la destra editoriale, manca quella istituzionale. Rimasta, da qualche parte, a guardare. Per la sinistra invece basta sfogliare molti degli incontri tenuti. E a proposito degli incontri, dei firma-copie e delle apparizioni di autori, c’è anche la riscoperta della lettura per mezzo e merito di fumetti, come nel caso di Zerocalcare, che allo stand della Bao Publishing è sempre preso d’assalto dai fan, e da influencer come Franchino er Criminale che allo stand della Momo ha presentato il suo “Me sò magnato Roma”. Non poteva mancare l’incontro tra i due, per una dedica incrociata dei rispettivi volumi.
Universalismo individualistico