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La recensione

Inafferrabile Landolfi. Una biografia del grande scrittore attraverso i luoghi a lui più cari 

Matteo Moca

Tra mura, città, caffè e località di mare l'opera di Laura Bardelli costruisce un’interessante mappa del vissuto landolfiano facendo dialogare le varie tappe della sua vita

"La vita cinica e interessante di Landolfi” canta Franco Battiato in “Mesopotamia” confrontando l’esistenza dello scrittore con quelle altrettanto ambigue di Socrate, Majorana o Benedetti Michelangeli. In effetti tra quelle dei grandi autori del Novecento, la vita di Tommaso Landolfi resta tra le più misteriose ed enigmatiche, per la ferma convinzione di stare lontano dai riflettori inseguendo la riservatezza, come testimonia la penuria di fotografie o partecipazioni televisive (a cui fa eccezione una straordinaria intervista per il Premio Montefeltro del 1962 dove Landolfi simpaticamente infastidito dalle luci dice  “non mi pento più di non aver fatto l’attore cinematografico”), e per un’opera che può apparire impenetrabile tanto quanto l’esistenza di chi l’ha costruita.

I libri di Landolfi sono ricchi di riferimenti alla propria vita, ma questi assumono spesso un valore narrativo, evidente in racconti e romanzi che insistono su questioni esistenziali e teoriche care allo scrittore (la figlia Idolina, curatrice appassionata del lascito, riferendosi alle intenzioni  paterne ha parlato del “progetto di un’autobiografia per frammenti”), ma anche nei diari dove il racconto personale perde le sue caratteristiche e il lettore scivola in un territorio dove non è più possibile isolare i fatti realmente accaduti dalla finzione, creando il cortocircuito pienamente novecentesco descritto da Lavagetto con l’icastica formula “confessarsi è mentire”. Interpreti e amici hanno scritto della difficoltà di raccontare questa vita inafferrabile (“forse un giorno – ha annotato Carlo Bo – uno studioso saprà raccontare la vita di Tommaso Landolfi, cosa che per chi l’ha conosciuto e frequentato a lungo appare impossibile”) e anche per questo Per una bio-geografia di Tommaso Landolfi. Luoghi, incontri, occasioni del vissuto e della scrittura (Società editrice fiorentina) di Laura Bardelli è un testo coraggioso che con successo mette in comunicazione vita, dalle questioni famigliari all’attrazione per il gioco, e opera in un avvincente itinerario che collega i luoghi fisici landolfiani con i richiami sepolti tra le sue pagine.

Mossa dalla persuasione che “il nesso fra vita, opere e luoghi “abitati” sia fondamentale per una più profonda comprensione della pagina”, Bardelli costruisce dunque un’interessante mappa del vissuto landolfiano facendo dialogare le varie tappe della sua vita (Pico, Firenze, Roma e la Liguria, gli incontri con pochi, ma decisivi, amici) con i suoi libri, in una monografia che colma una lacuna vistosa all’interno degli studi landolfiani. Per una bio-geografia di Tommaso Landolfi offre così una via interpretativa organica e funzionale di Landolfi prendendo come punti fermi dentro una biografia ampia dei presupposti solidi, rappresentati da mura, città, caffè, località di mare e appenniniche.

Esemplare è per esempio la grande casa di famiglia di Pico Farnese che si trasforma, nelle pagine di Landolfi, in un vero e proprio archetipo che solca trasversalmente tutta la sua produzione, trasfigurata in luogo fiabesco e gotico in “Racconto d’autunno” (“Quanto cercavo con poca speranza era lì ai miei piedi: una casa! Dal cui camino, per giunta, si elevava, nell’aria umida e quasi fosca, una fumata scompigliata da vento. Il cuore mi si aprì, mi mossi verso la provvidenziale dimora”), in fosca e fantastica maison hantée in “Cancroregina” (“Ai piedi delle rovine del castello, ciascuno può ancora vedere, un po’ in disparte nella sua aria rannuvolata, un vecchio portone senza battenti, basso e rincagnato, ingresso d’un palazzotto nero dagli anni”) o in metafisico luogo di accoglienza negli ultimi anni di solitudine e malattia. L’approccio bio-geografico di Laura Bardelli fa emergere una vita di Landolfi davvero “cinica e interessante” trascorsa all’ombra della dissimulazione più assoluta, capace di portare nascosti dentro di sé dei segreti che solo l’opera letteraria è in grado di custodire e, forse, rivelare.

 

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