classificona di fine anno
Un Podiocast speciale con i migliori podcast del 2023, secondo chi li fa
Abbiamo fatto tredici! Tredici fra i nomi più interessanti della scena dell'audio italiano ci hanno regalato il loro parere sui propri podcast preferiti. Eccoli
Puntuale come una corsa dell'Atac e simpatica come la morte e le tasse (o viceversa), ecco l'immancabile classificona di fine anno con i migliori podcast del 2023. Per non ripetermi (e per evitare anche oggi di lavorare davvero) ho chiesto un consiglio d'ascolto ad alcuni dei nomi più interessanti della scena dell'audio italiano. Tredici tra autori e produttori ci hanno regalato il loro parere sui propri podcast preferiti, da recuperare durante queste vacanze invernali o da aggiungere alla libreria della vostra piattaforma di fiducia.
Con un orecchio di qua e uno di là dall'Atlantico, Jonathan Zenti, audio e podcast designer tra i più famosi e seguiti, nel 2015 – all’alba della nascita di questa giovanissima industria – aveva già fondato il primo meeting internazionale degli audio producer (il MIRP) e tre anni dopo vinceva un Third Coast Award, uno dei premi più importanti per l’audio internazionale. "Per esigenze di pluralità", ci dice, "tra i migliori podcast del 2023 che ho segnalato all'interno del podcast Il Mondo di Internazionale ho dovuto sacrificare uno dei miei ascolti preferiti dell'anno, che è Comodino, di Ludovica Lugli e Giulia Pilotti, edito dal Post. È un appuntamento mensile, esce puntualmente il 15 di ogni mese, in cui passione per la letteratura e retroscena dell'industria libraria si incrociano per dipanare ogni volta le questioni intorno a un libro che in un modo o nell'altro finisce tra le nostre mani. È un piccolo gioiello appassionante e appassionato, tenuto in piedi da una rara sensazione per l'ascoltatore di avere a che fare con due persone che parlano per un'ora di cose di cui gliene importa davvero, al contrario di quello che accade in molti altri podcast".
Conduttore radiofonico e autore. È una delle voci più amate dell'audio italiano e da qualche tempo è anche il responsabile dei podcast del Post. Matteo Caccia sceglie Due volte che sono morto di Paolo Nori. "Non solo perché la prosa parlata di Nori per liricità si avvicina molto alla qualità della sua prosa scritta, ma perché c’è una storia fatta di storie di altre persone, una storia di morte che sprizza vita da tutti i pori e poi c’è il suono di Luca Micheli che sembra una MasterClass di sound design capace di scomparire dietro al racconto e poi riapparire non appena nelle orecchie torna il silenzio".
Rossana De Michele, co-fondatrice della piattaforma editoriale Storielibere.fm, consiglia l'ascolto di Paolo Conte, il maestro è nell’anima di Chora Media e Sugar Play, "perchè è scritto da Giulia Cavaliere, che è la più brava a raccontare la musica d’autore italiana, e perché nella diatriba su Paolo Conte alla Scala sì o no ero tra i sostenitori, e infatti sono andata a godermi lo spettacolo felice, e penso che i tributi al maestro siano tutti da ascoltare e sostenere".
La citata Giulia Cavaliere, a sua volta, sceglie Figlie, una serie di Chora Media per Rai Play Sound scritta e raccontata da Sara Poma e Sofia Borri. "Sara è la persona con cui ho iniziato a fare podcast nel 2018, in un tempo in cui in Italia questo linguaggio narrativo era ancora qualcosa di quasi segreto", dice. "Eravamo già amiche da anni, io scrivevo e Sara faceva la producer. Registravo la voce a casa sua, con un computer e un microfono, la sera, dopo cena, bevendo vino, caffè e mangiando pizze che si raffreddavano molto in fretta. All'epoca non sapevamo che i podcast sarebbero stati il lavoro a tempo pieno di Sara di lì a poco e che sarebbero diventati una parte importante del mio lavoro con la scrittura, un'ala nuova tutta da esplorare nel castello incantato della parola e del racconto. Per un gioco del pudore Sara e io, quando non lavoriamo insieme a una serie, dei nostri lavori in questo campo parliamo poco e nulla e così scelgo di farle i complimenti qui, mentre l'anno sta per finire. Il suo Figlie, a cui ha lavorato con Sofia Borri che è stata molto più di una compagna di racconto, è un lavoro eccezionale, capace di fare centro su un punto che mi sta a cuore in modo essenziale: l'intreccio tra la storia privata e quella pubblica: nella scrittura un gioco di espedienti e di scambi profondi, di necessarie alternanze di dettagli e di riverberi. Chi scrive di sé (e chiunque scriva, in qualche modo, lo fa) sa quanto l'equilibrio in questo senso sia precario per natura e quanto sia difficile risultare credibili e appassionati ma non ombelicali; in un Paese in cui in molti ancora non vedono le potenzialità e insieme il valore dei podcast, un Paese cioè in cui molti ancora credono che podcast sia una trasmissione radio da ascoltare in differita rispetto alla messa in onda, Sara c'è riuscita spostando l'asticella un po' più in alto e dunque facendo crescere anche il valore di questo linguaggio scelto per la sua storia".
Francesca Milano, responsabile di Chora News, sceglie invece Sailor, un podcast di Maria Luisa Frisa e Chiara Tagliaferri, prodotto da Storielibere in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana. "Una storia d’Italia raccontata attraverso le vicende delle case di moda e dei direttori e delle direttrici creativi più famosi, che svelano come gli abiti e gli accessori non siano solamente modi di vestire i nostri corpi, ma anche di liberarli. Perché alcune rivoluzioni, prima che nella strade e nelle piazze, sono iniziate negli armadi. Piccola chicca: la sigla originale di Sailor è un regalo di Lorenzo Cherubini".
"Ma io non ascolto podcast, ascolto Taylor Swift!", ci dice subito Pablo Trincia. C'è ancora uno spiraglio, mettiamo il famoso piede nella porta. "Al limite ascolto roba straniera". Siccome è l'autore di alcuni dei prodotti italiani più famosi di sempre, da Veleno a Il dito di Dio, in forza del "bonus superstar" che gli spetta, facciamo uno strappo alla regola del "solo audio nostrano". Allora ecco i due ascolti preferiti di Trincia: The Daily del New York Times, condotto da Michael Barbaro e Sabrina Tavernise, e Affaires Sensibles di France Inter perché la voce di Fabrice Drouelle "è molto porno".
Sempre – eccezione – in quota "esterofili" c'è anche Cecilia Sala. Il suo titolo è The Rest Is History, "perché ti racconta la storia antica e recente come farebbe un romanziere bravo e ti fa anche ridere, perfetto per sistemare gli armadi o cucinare il bollito".
A proposito dei podcast di Trincia, l'eclettico Fabio Ragazzo – produttore, autore e consulente oltre che direttore artistico del Pod - Italian Podcast Awards – dice che il suo ascolto preferito del 2023 è stato Dove nessuno guarda di Chora Media e Sky Italia sul caso Elisa Claps. "Quando prendi un podcaster d'eccezione, una storia crime dalla trama al limite dell'inverosimile e un senso di ingiustizia che accompagna l'intera vicenda, il risultato non può che tenerti incollato alle cuffie. O portarti di fronte alla Chiesa della Trinità, come tanti hanno fatto a Potenza: avere un impatto concreto sulla comunità per restituire memoria alla vittima dopo 30 anni dalla sua scomparsa è il risultato più visibile di questo podcast straordinario".
Marco Maisano, giornalista e autore tv, già inviato mediorientale delle Iene e poi di Nemo, è la mente dietro a podcast di successo come The Italian Job o Fantasma - Il caso Unabomber propone "due cose ascoltate di recente". La prima è Wild Baricco due ore di intervista,senza rete, tra Matteo Caccia e Alessandro Baricco, realizzata dal Post con Feltrinelli. "Ho apprezzato la chiacchiera spontanea tra Caccia e Baricco, senza tagli. Una cosa impossibile in tv. Un vero podcast". La seconda proposta d'ascolto è Pensiero Stupendo di Matteo Saudino, aka Barbasophia, per OnePodcast, perché "ti spiega la filosofia come al liceo. Le lezioni sono le stesse ma io, vent'anni dopo, ho finalmente voglia di ascoltarle".
Sceneggiatore e autore di podcast ascoltatissimi come Demoni Urbani o Ikaros, Giuseppe Paternò Raddusa indica come suo ascolto dell'anno Il decennio breve, scritto da Maria Cafagna, Stefano Monti e Alice Valeria Oliveri e prodotto da Hypercast. "Perché coniuga tutto quello che a un millennial interessa davvero: nostalgia e disperazione. Perché dei primi anni dieci del Duemila si è parlato sempre troppo poco; e perché i tre host sono bravissimi!"
Niccolò Martin, che con Matteo Liuzzi ha scritto il bellissimo Seveso. La Chernobyl d'Italia e la serie di Will Supercrash, oltre a tanti altri titoli notevoli per Audible, ci segnala My Fair Mommy di Gaetano Cappa per Chora Media. "In un anno di grandi inchieste e podcast true crime in tutte le salse, Gaetano Cappa trasforma i nastri Geloso, che sua madre e sua nonna si spedivano tra Londra e Milano nel 1959, in una fotografia vivida e complessa dell’epoca: ciò che solitamente siamo abituati a pensare in bianco e nero, prende colore in modo naturale e ti ritrovi catapultato a Londra negli anni ’60 a seguire le vicissitudini sentimentali di una ventenne dall’accento milanese con una dizione ormai perduta. Il materiale ritrovato da Cappa è incredibile, il sogno di ogni podcast producer, ma i veri gioielli di questo lavoro sono il sound design 'autoironico' e un montaggio meticoloso che raramente si trova in prodotto audio. Chissà però che fine ha fatto Alfredo…".
Emanuele Lapiana, cantautore e founder di "oSuonoMio", sceglie Problemi Deli di Jonathan Zenti, perché "ha sempre un punto di vista diagonale sulle cose che ritengo molto prezioso. Un podcast ricco di contenuti succulenti anche dal punto di vista tecnico: una manna per chi costruisce i podcast e per chi 'se la mena' sulla loro struttura e su come vengono progettati".
Lapiana ci tiene poi a menzionare un podcast italiano "spettacolare ma sottovalutatissimo". Piccolo extra, che non riguarda un lavoro uscito nel 2023 bensì un podcast che ha ormai tre anni. Si tratta di 121269 di Alberto Nerazzini e Andrea Sceresini, prodotto da Dersu in esclusiva per Audible Original. "Deriva da un documentario e da un’inchiesta giornalistica con più di vent’anni di lavoro alle spalle. E si sente. È fatto e registrato molto bene. La maniera di esporre i fatti relativi alla strage di piazza Fontana e alle inchieste successive sono stati per me preziosissimi per farmi capire veramente cosa sia successo. Io sono di quella generazione che cresciuta con la strage di piazza Fontana nelle orecchie, al telegiornale se ne parlava in continuazione, ma non c’ho mai capito niente. C’erano dei nomi ricorrenti, delle questioni ricorrenti, dei terrorismi ricorrenti, neri o rossi che fossero, anarchici... Un minestrone incredibile che viene finalmente servito in un piatto molto ben fatto e che rende tutto comprensibile. Un lavoro di stoffa superiore".
Mentre Gianluca Taraborelli, che a oSuonoMio è colui che scrive le storie, ha invece proposto Tredici di Luigi Mastrodonato per il Post, che ricostruisce la peggiore strage nelle carceri italiane del dopoguerra. "Merita perché è una storia vera accaduta a pochi giorni dallo scoppio della pandemia ed è caduta nel dimenticatoio, sommersa dall’oceano di informazione e di problemi che è arrivato dopo. Una storia che invece deve essere raccontata e ascoltata".
Michela Chimenti, autrice di Una mattina a Fiumicino, consiglia il suo podcast, che racconta dell’attacco terroristico arabo-palestinese del 17 dicembre 1973 a Fiumicino e di come l'Italia abbia cancellato quella strage dalla propria memoria collettiva. "Perchè ha cambiato la vita di tante persone, in particolare dei suoi protagonisti, e ha fatto conoscere al pubblico una strage di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima. Grazie a questo progetto, per la prima volta in 50 anni, i familiari delle vittime si sono incontrati per la prima commemorazione collettiva all'aeroporto di Fiumicino. è un pezzo di storia della nostra Repubblica ancora, drammaticamente, legata al presente".