il colloquio
La "visione" di Francesco Manacorda per il Castello di Rivoli
Dal legame con l'arte povera a quello con l'arte contemporanea, il museo torinese si prepara alla nuova stagione espositiva guidata dal neo direttore: "Sarà un'attività di diplomazia culturale e tessitura sociale"
Rivoli (Torino). Quello che ha studiato e pianificato Francesco Manacorda per il Castello di Rivoli, di cui è appena divenuto il nuovo direttore, succedendo a Carolyn Christov-Bakargiev, è un programma che lui stesso, come spiega al Foglio, preferisce chiamare “visione”. Una strategia pensata per un luogo che del contrasto tra il contenitore antico e il contenuto contemporaneo fa uno dei suoi punti di forza, un museo dei record (oltre 119mila presenze registrate nel 2023, tantissime, considerando che è a quaranta minuti di auto dal centro di Torino e la metro non è ancora ultimata), costruito a partire dall’Arte povera (Identità, l’opera di Giuseppe Penone vi accoglierà all’ingresso) su cui continua a tracciare gli sviluppi per un discorso artistico presente e futuro.
“Un museo – precisa Manacorda – deve avere un suo imperativo educativo, una pratica intesa nel doppio senso etimologico: da un lato di trarre fuori, dall’altro di condurre in territori nuovi. È una macchina per l’allenamento della mente e del cuore, volta a offrire a tutti nuovi strumenti per pensare e sentire. Del resto – aggiunge – l’Arte contemporanea ha il vantaggio di poter essere usata come base per allenare all’imprevedibilità, all’apertura intrinseca dell’opera e ai suoi significati multipli. Un museo come questo non deve dirti perché il cavallo di Cattelan (l’opera, intitolata Novecento, è nella collezione permanente di Rivoli) è importante, ma permetterti di guardarlo e di scoprire dentro di te certe cose, attivare una curiosità che ti porti a esplorare territori, pensieri che altrimenti non avresti mai scoperto”.
Classe 1974, torinese doc, studi a Londra, già direttore della V-A-C Foundation, di Tate Liverpool, di Artissima e della Barbican Art Gallery, Manacorda è stato nominato lo scorso settembre al termine di una manifestazione d’interesse pubblica da una commissione giudicatrice presieduta da Francesca Lavazza (presidente del Castello di Rivoli) e da grandi rappresentanti del mondo dell’arte internazionale, da Richard Armstrong (ex direttore della Guggenheim Foundation) al collezionista Andrea Ruben Levi, dalla mecenate e gallerista Patrizia Sandretto Re Rebaudengo a Sir Nicholas Serota, presidente dell’Arts Council England e già Direttore Tate. Questo perché il Castello di Rivoli non è un museo ministeriale. “In ogni caso - dice Manacorda - un museo si slega da tutto ciò che è politico, cercando di non essere mai partigiano. In ogni scelta che si fa c’è sempre un’implicazione politica, ma un museo non può e non deve mai schierarsi, prendere parte, perché è pagato da tutta la popolazione, di destra, di sinistra o altro che sia. Non è al partito politico che c’è al governo o al prossimo che ci sarà che si deve rendere conto, ma alla popolazione”.
Con una frase che è già un mantra – “meno castello, più bene pubblico” – il neo direttore ha aperto ufficialmente le porte a quella che sarà la nuova stagione espositiva del Castello di Rivoli. Si inizia ad aprile con la prima retrospettiva in un’istituzione museale italiana dedicata alla pugliese Rossella Biscotti a cura di Marianna Vecellio e con la mostra dedicata a Paolo Pellion di Persano (La semplice storia di un fotografo, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani) in sinergia con il Festival della Fotografia Exposed. Il progetto continuerà con Expanded With (che lui pronuncia uif, in perfetto inglese oxbridge) al Castello, con Expanded Without alle OGR Torino e con Expanded-I Paesaggi dell’Arte alla GAM, la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea cittadina. Si continua in autunno con altri progetti in occasione dei quarant’anni del museo con l’installazione Shade Between Rings of Air di Gabriel Orozco ispirata al lavoro di Carlo Scarpa (l’opera entrerà nella collezione permanente del museo) e in novembre, durante Artissima, con Mutual Aid-Arte in collaborazione con la natura. Sarà questo il primo progetto espositivo curato a Rivoli da Manacorda, rispettando così e ancora di più la sua idea di museo che deve essere “una piattaforma che – ci dice prima di salutarci – attraverso la cultura, metta i suoi partecipanti nella condizione di decodificare il mondo che ci circonda”. Non un compito accademico, quindi, ma “una vera e propria attività di diplomazia culturale e di tessitura sociale”. Un compito internazionale, per l’appunto.