Un secolo di Walter Chiari
L'attore è nato l’8 marzo 1924. Dalla A di Annichiarico alla Z di Zzz, alfabeto sui cento anni di uno dei grandi protagonisti del cinema e della televisione italiani
A come Annichiarico, Walter Alfredo Armando
Così, all’anagrafe, viene registrato Walter Chiari, nato l’8 marzo 1924, a Verona, in via Quattro Spade, 18, figlio di genitori pugliesi emigrati al Nord: il padre, Carmelo, brigadiere di Pubblica Sicurezza, era di Grottaglie; la madre, Vincenza Tedesco, maestra elementare, era di Andria.
B come boxe (e nuoto)
Quando Walter ha nove anni, la famiglia Annichiarico si trasferisce a Milano. Da ragazzo frequenta palestre di boxe e piscine. Sul ring, nel 1939, diventa campione lombardo dei pesi piuma; a nuoto, vince i 100 m stile libero ai Campionati della GIL, la Gioventù Italiana del Littorio. Gioca bene anche a tennis, e non disdegna le bocce, disciplina in cui conquista un altro titolo regionale.
C come Coltano
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, a 19 anni, aderisce alla Repubblica Sociale Italiana. Viene arruolato nella Xa MAS, la divisione di fanteria di marina, che dal 14 settembre 1943 al 26 aprile 1945 combatté al fianco dell’esercito nazifascista durante la guerra di liberazione. Nell’ottobre del 1944 combatté con le truppe della Wehrmacht nella battaglia sul fronte del Reno, che contrastava l’avanzare degli alleati sbarcati a giugno in Normandia. Rientrato fortunosamente in Italia passando per la Svizzera, provò a spacciarsi per un militare italiano reduce dai campi di prigionia in Germania, ma venne arrestato e tradotto nel campo di concentramento americano di Coltano, vicino a Pisa, dove rimase prigioniero fino all’inizio del 1946.
D come Dondero, Mario
Le notizie su dove fosse veramente Walter Chiari durante i giorni della Liberazione sono peraltro molto incerte. Ad esempio, il giovane partigiano Mario Dondero – che dieci anni dopo lo avrebbe ritratto in un memorabile scatto in compagnia di Maria Callas – arrivato a Milano il 25 aprile dalla Val d’Ossola, racconta di averlo ammirato, magro e sorridente, sopra il palco improvvisato della piscina Caimi, in via Botta, mentre cantava Solo me ne vo per la città, una specie di inno popolare alla libertà riconquistata.
E come esordi
Nel 1946 esordisce a teatro nel varietà Se ti bacia Lola, scritto dalla coppia Bracchi-D’Anzi, a fianco della soubrette Marisa Maresca, sogno erotico di migliaia di italiani. Il primo film invece del 1947: Vanità di Giorgio Pàstina, tratto da La gibigianna, pièce del commediografo milanese Carlo Bertolazzi. L’esordio in tv è invece del 1958, con il varietà La via del successo.
F come film
In oltre quarant’anni di carriera recita in 112 pellicole cinematografiche. Del 1963 è il suo record: 9 set diversi in un solo anno. Secondo alcuni le sue migliori interpretazioni da protagonista sono quelle, entrambe dolceamare, de La rimpatriata (1963) di Damiano Damiani, in cui intorno a Cesarino, gestore di un piccolo cinema di periferia, si raccolgono per una sera dei vecchi amici di gioventù; e Il giovedì di Dino Risi (1964), la giornata di un padre separato con Robertino, il figlio di otto anni.
G come Giro d’Italia
Nel 1948 fa una parte di contorno in Totò al Giro d’Italia, di Mario Mattoli, insieme a grandi campioni del ciclismo dell’epoca, come Coppi, Bartali, Magni, Bobet, Kübler e Schotte, oltre al pilota Tazio Nuvolari. Compare anche nella famosa scena finale in cui tutti cantano La maglia rosa sulle note dell’ouverture del Barbiere di Siviglia di Rossini.
H come Hitler
Nel gennaio 1944, spinto dalla compagnia degli amici, sale sul palco del teatro Olimpia, in Largo Cairoli a Milano, dove si tiene un concorso per comici dilettanti. Si esibisce in due numeri che diventeranno storici nel suo repertorio: l’imitazione di Hitler in dialetto milanese e lo sketch del balbuziente che cerca invano di ordinare una granita al bar.
I come Isotta Fraschini
Alla fine degli anni Trenta, il giovane Walter, tra un match di boxe e una gara di nuoto, trova lavoro come magazziniere alla Isotta Fraschini, nello stabilimento di via Monterosa, a Milano.
L come Luchino Visconti
Nel 1951 Luchino Visconti lo scrittura per recitare in Bellissima. Interpreta la parte di Alberto Annovazzi, l’affascinante «faccia da lenza» milanese che raggira Anna Magnani-Maddalena Cecconi che a Cinecittà spera di trovare un posto per la figlioletta Maria, aspirante attrice. Tra Chiari e la Magnani nasce una breve relazione amorosa.
M come monologo
La sua vita è stata un eccesso: nel lavoro, nell’amore. Ma soprattutto era eccessivo nella parola. I suoi sketches diventavano atti unici, le sue barzellette monologhi infiniti. Le parole, a milioni, erano il suo modo di amare e farsi amare dal pubblico. Il suo habitat naturale era il teatro di avanspettacolo, con quella connaturata forma di improvvisazione, da commedia dell’arte; il cinema e, negli ultimi anni, ancora di più la televisione, ne imbrigliavano e mortificavano l’incontenibile esuberanza fabulatoria. Mettendoli tutti in fila, i suoi monologhi farebbero un film di una giornata intera.
N come Niguarda
Walter Chiari morì nella notte del 20 dicembre 1991, nel soggiorno del piccolo appartamento in cui viveva da qualche tempo, in un residence di via Cesari, quartiere Niguarda, periferia nord di Milano. Lo trovarono la mattina dopo, seduto in poltrona, ancora vestito della sera prima, quando era andato a teatro ad assistere a uno spettacolo comico di un vecchio collega, Gino Bramieri.
O come Orson Welles
Per ironia della sorte, per uno come lui che era un fiume in piena di parole, nel 1965 aveva interpretato il personaggio di Silence, il giudice balbuziente, nella versione cinematografica di Falstaff, diretto da Orson Welles.
P come Paparazzi
C’è una famosa foto del 1958 in cui Walter Chiari insegue, sul marciapiede di via Veneto a Roma, il fotografo Tazio Secchiaroli per prenderlo a pugni. La sua intensa e vorace vita sentimentale è stata il bersaglio preferito dei paparazzi e della cronaca rosa. Nel suo catalogo di irresistibile dongiovanni si leggono nomi di donne famose e bellissime: da Lucia Bosè ad Ava Gardner, da Delia Scala a Elsa Martinelli, da Anna Magnani a Mina. Ebbe un flirt anche con la principessa Maria Gabriella di Savoia, figlia di Umberto II, il monarca in esilio. Dall’attrice Alida Chelli, che sposò nel 1969, ebbe un figlio: Simone Annichiarico (1970), conduttore televisivo.
Q come Quando spunta la luna a Walterchiari
Nel 1974 diede alle stampe un libro Quando spunta la luna a Walterchiari, definito come «semiromanzo quasi biografico». Non è stato il suo capolavoro.
R come Regina Coeli
A Roma nel maggio del 1970, all’apice della sua popolarità televisiva, venne arrestato con l’accusa di detenzione e spaccio di cocaina. Rimase in carcere a Regina Coeli per circa cento giorni – durante i quali nacque suo figlio, Simone – e quindi venne rilasciato dietro pagamento di cauzione. Processato l’anno seguente, venne scagionato dall’accusa di spaccio ma condannato per il consumo di sostanze stupefacenti, con sospensione condizionale della pena. Da quel momento, iniziò la sua parabola artistica discendente, in buona parte emarginato dal mondo dello spettacolo.
S come sarchiapone
Un suo cavallo di battaglia era lo sketch del sarchiapone americano, animale fantastico descritto immaginificamente in un lunghissimo dialogo surreale all’interno di uno scompartimento di treno, andato in onda per la prima volta nella trasmissione televisiva La via del successo, del 1958. «Loro certamente conosceranno il Sarchiapone americano…».
T come Tognazzi
Quando morì dicono che nelle tasche della giacca gli trovarono un biglietto spiegazzato, di molti mesi prima, su cui qualcuno, che voleva comunicargli la notizia, aveva scritto «Morto Ugo Tognazzi», che se n’era andato il 27 ottobre 1990. Con Tognazzi, Walter Chiari condivideva il tifo per il Milan: c’è una foto che li ritrae nei primi anni ’50 all’Arena Civica di Milano, con le divise rossonere, insieme a Carletto Annovazzi.
U come Un altro italiano
Nel 1986 l’amico giornalista Tatti Sanguineti realizzò un documentario biografico in sette puntate su Walter Chiari, intitolandolo Storia di un altro italiano. Il titolo è un evidente allusione al programma televisivo Storia di un italiano, sulla vita di Alberto Sordi, andato in onda sulla RAI in più edizioni negli anni precedenti.
V come «Vieni avanti, cretino!»
Era così che incominciavano gli sketches televisivi dei Fratelli De Rege, interpretati da Walter Chiari e dalla sua famosa spalla – lo stesso del sarchiapone – Carlo Campanini, presi da un numero di successo inventato nel repertorio della rivista degli anni ’30 da due attori casertani, Bebé e Ciccio De Rege.
W come Wilma De Angelis
L’ultima trasmissione televisiva a cui prese parte, come ospite, fu A pranzo con Wilma, su Telemontecarlo, una talk show “culinario” della fascia del mezzogiorno condotto da Wilma De Angelis. L’ultima puntata fu registrata il 18 dicembre, ma non andò mai in onda. La si può vedere però su YouTube, dove Babbo Walter Natale cucina le coscette di coniglio ripiene.
Z come Zzzz...
Walter Chiari è sepolto al Cimitero Monumentale di Milano, all’interno del Civico Mausoleo Palanti – riparto V, edicola 83 - , un grandioso edificio funerario, realizzato nel 1929. In origine era la tomba privata della famiglia Palanti, ma dal 1974, acquistata dal Comune, è diventata una sorta di “Famedio minore”. Walter diceva che gli sarebbe piaciuto che sulla sua tomba venisse scritto questo epitaffio: "Amici, non piangete. È soltanto sonno arretrato". Ma non andò cosi.