1524-2024

Giovanni da Verrazzano, un chiantigiano alla scoperta dell'America

Gino Cervi

Il 17 aprile 1524, cinquecento anni fa, l'esploratore e navigatore italiano approdava per la prima volta nel porto di New York

 

In un giorno di metà aprile del 1524 il comandante Giovanni da Verrazzano mise da parte la consueta precauzione di ormeggiare sempre la nave alla fonda e ordinò ai suoi marinai di gettare l’ancora nei pressi di un grande banco sabbioso. Davanti, verso nord, gli si apriva una grande baia. Che fosse quello il tanto agognato passaggio a Nord-Ovest?

Al comando di una piccola caravella francese, la Dauphine, Giovanni da Verrazzano era salpato tre mesi prima, il 17 gennaio, da Porto Santo, all’estremità occidentale dell’isola di Madera, da quattro anni colonia del regno di Portogallo e avamposto per le spedizioni transoceanico nel bel mezzo dell’Atlantico. Il Verrazzano aveva all’incirca quarant’anni, era nato a Firenze intorno al 1485 e apparteneva a una ricca e nobile famiglia toscana. Benché di lui non si abbiano molte notizie biografiche rispetto ad altri più celebri navigatori suoi contemporanei, evidentemente godeva di ottima fama se il re di Francia, Francesco I, accettò di sostenere la spedizione di quattro navi – che poi, per varie traversie si ridussero a una sola – in cerca di una nuova via marittima che accorciasse il viaggio verso il Giappone e la Cina e i loro ricchissimi mercati.

Giovanni da Verrazzano, tuttavia, non era l’ultimo arrivato se così scriveva Bernardo Carli, un suo contemporaneo: "E di qua [in Francia] mediante sua virtù è stimato un altro Amerigo Vespucci, un altro Ferrando Magagliana, e davantaggio". Probabilmente a sostenere l’impresa economica, partecipò lo stesso Verrazzano che, al re di Francia, portò degli sponsor interessati ad aprire più rapide e sicure vie di commercio: il passaggio scoperto quattro anni prima da Magellano, all’estremità meridionale del continente americano, era ritenuto troppo pericoloso dai molti fiorentini espatriati a Lione che in quegli anni facevano affari nel commercio e nella trasformazione della seta.

La rotta della Dauphine, partita da Madera, seguì la linea del 32° parallelo, molto più a nord della rotta tenuta da Colombo poco più di trent’anni prima e portò Verrazzano e compagni a toccare terra qualche settimana più tardi. "Era una nuova terra mai vista prima da nessuno", scrive il Verrazzano nella lettera che, a viaggio concluso, inviò a Francesco I e che, tramandata in alcuni esemplari – il più importante dei quali, noto come Codice Cèllere, dal nome del conte romano Giulio Macchi di Cèllere, che a lungo ne conservò il manoscritto, oggi si trova alla Pierpont Morgan Library di New York – consente oggi di ricostruire le varie tappe dell’esplorazione. La Dauphine attraccò al largo di Cape Fear, in Florida, e poi da lì risalì la costa nordamericana di fronte Carolina del Nord, Virginia, Maryland, Delaware.

Il grande banco di sabbia presso il quale aveva attraccato la Dauphine oggi si chiama Sandy Hook, e chiude a sud la Lower Bay che separata da The Narrows, uno passaggio largo poco più di un miglio si apre, verso nord, sulla Upper Bay, l’attuale porto di New York. Tutto questo, ovviamente, Giovanni da Verrazzano, fiorentino, o forse chiantigiano – non si ha certezza infatti se sia nato nella città medicea, all’epoca capitale del grande Rinascimento italiano, o nel castello avito, nei pressi di Greve in Chianti – , non lo sapeva. Il 17 aprile 1525, esattamente mezzo millennio fa, solcando a bordo di una piccola barca le acque di un "ampio fiume tra due colline prominenti" - ovvero Staten Island sulla sinistra e Brooklyn sulla destra – Verrazzano e il suo manipolo di esploratori arrivarono a quello che sembrò loro un grande lago, le cui sponde erano, a differenza delle altre terre sfiorate lungo il viaggio, densamente popolate. Descrisse, con non poco stupore, i numerosi abitanti che vennero loro incontro su una flottiglia di canoe: «vestiti di piume d'uccello di vari colori, e venivano verso di noi con gioia emettendo forti grida di meraviglia». Si trattava molto probabilmente di nativi del gruppo dei Lenape, confederazione tribale insediata sulle coste degli attuali stati del Delaware e del New Jersey.

Ma sopraggiunse il maltempo e Verrazzano e i suoi dovettero riparare alla nave e riprendere il loro viaggio verso nord. Con un certo dispiacere, perché, come scrisse nella Lettera a Francesco I, quel posto sembrò loro "non privo di cose di valore". Non lo sapevano dunque, ma furono i primi europei a vedere quello che sarebbe diventato, oltre un secolo dopo, il New York Harbour, il porto di New York, quella regione di estuari e di baie allo sbocco del fiume Hudson. Verrazzano non capì che si trattava di un fiume e solo ottant’anni più tardi, Henry Hudson, esploratore inglese, al servizio degli olandesi – e da cui prende nome il fiume – , attraccò le sue navi sulla penisola di Manhattan.

Verrazzano proseguì il suo viaggio verso nord, costeggiando le terre fino alla Nuova Scozia e l’isola di Terranova, su cui era approdato nel 1497 Sebastiano Caboto, ma che, molto probabilmente, era stata toccata dai vichinghi fin dall’anno 1000. Da lì poi, fece rotta verso la Francia, entrando nel porto normanno di Dieppe alla fine di luglio. L’impresa fu un mezzo fallimento: non portò a scoprire nessun “passaggio a Nord-Ovest” e coincise con la poca fortuna politica di Francesco I che di lì a pochi mesi, nel febbraio del 1525, sarebbe stato fatto prigioniero dagli imperiali di Carlo V, suo grande nemico, nella battaglia di Pavia. Le seguenti spedizioni di Verrazzano in Sudamerica recarono, come sola risorsa, la scoperta e il primo approvvigionamento di Pau Brasil, o pernambuco, un’essenza legnosa utilizzata per la tintura rosso scuro dei tessuti. Anche intorno alla sua morte c’è molto mistero. Di lui non si hanno più notizie dal 1528, quando pare venne catturato e ucciso da una tribù antropofaga delle Bahamas.

Sessant’anni fa, il 21 novembre 1964, venne inaugurato sullo stretto che separa la Lower dalla Upper Bay il ponte sospeso, all’epoca, più lungo del mondo (1600 m) e venne intitolato all’esploratore toscano: fino al 2018, per un errore nella trascrizione del nome, al Verrazano Bridge, mancava una “z”, ripristinata nel 2018 la grafia corretta, grazie a una petizione popolare, sostenuta anche da celebri personalità italo-americane, come Rober DeNiro. Oggi il Verrazzano Day, 17 aprile 2025, è una ricorrenza speciale in occasione dei cinquecento anni del primo avvistamento “europeo” del porto di New York e molti eventi speciali lo celebrano: tra questi anche una fiction americana, a coproduzione RAI Documentari, sulla vita del navigatore toscano, interpretato da Carlo Pedersoli Jr, campione di arti marziali nonché nipote del celeberrimo Bud Spencer, e con Neri Marcoré nelle vesti di narratore.

Insomma, se è vero che i newyorchesi non da ieri hanno scoperto e apprezzato il Chianti – inteso come vino e come “pittoresca contrada” – , come dimenticare che cinquecento anni fa era stato un chiantigiano a scoprire New York.

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