Satira
Antifascismo buono e cattivo, come il colesterolo. Un altro monologo
Un organismo liberale è in grado da solo di produrre più o meno tutto l’antifascismo necessario. Quello in eccesso, che spesso si nasconde dietro quello buono, è l’antifascismo “cattivo”
Nella puntata di domani di “Medicina33” sarebbe dovuto intervenire lo scrittore Antonio Schiariti, con un monologo sulla Festa della Liberazione. A meno di 24 ore dalla messa in onda la conduttrice ha scoperto, “con sgomento e per puro caso” che il contratto era stato annullato. Consapevoli dei rischi, abbiamo deciso di pubblicare il testo integrale del monologo. Leggetelo, diffondetelo, casa per casa, strada per strada.
L’antifascismo per me è come il colesterolo. C’è quello buono e quello cattivo. L’antifascismo buono svolge un ruolo protettivo. Una dieta equilibrata e misurata di antifascismo è essenziale, anzi fondamentale, anzi consigliabile a tutti, sin dall’infanzia. Quando tutto funziona correttamente, più assumiamo antifascismo e meno ne produciamo in eccesso. Un organismo liberale è in grado da solo di produrre più o meno tutto l’antifascismo necessario. Quello in eccesso, che spesso si nasconde dietro quello buono, è l’antifascismo “cattivo” (qualcuno lo chiamava “il fascismo degli antifascisti”).
Uso la metafora del colesterolo, cara al pubblico di Medicina33, perché così come sarebbe meglio mettere meno lardo di Colonnata sopra i crostini, sarebbe utile tenere d’occhio l’antifascismo cattivo. Ma come si fa a riconoscerlo? L’antifascismo cattivo chiama “fascista” tutto ciò che non gli piace, anche quando fascista non è. Soprattutto chiama “fascisti” gli americani che c’hanno liberato dai fascisti. L’antifascismo cattivo c’entra pochino con la libertà, non ce l’ha proprio nei lipidi e nei grassi. Ha sempre avuto un debole romantico per i totalitarismi, ieri Lenin, Stalin, oggi magari qualche ayatollah, purché ce l’abbiano a morte con gli americani. Le Br, per esempio, erano campioni di antifascismo, ma ce ne avevano così tanto, in eccesso, che aveva intossicato tutto l’organismo. Un ottimo esempio di pessima dieta antifascista. L’antifascismo cattivo dà il suo meglio coi fischi alla “Brigata ebraica”, ogni 25 aprile che Dio comandi, da che io ricordi.
L’antifascismo buono allora si ribella, dice “ma che c’entrano questi fischi?” Però se poi di mezzo c’è Israele, apriti cielo! (perché si sa, gli israeliani sono tutti un po’ fascisti). L’antifascismo cattivo ha più bisogno del fascismo che della difesa della libertà. Si nutre dello spettro del fascismo, e se non c’è più il fascismo ci sarà sempre il neofascismo. Vince sempre il valore oppositivo. Come se un cristiano dicesse “sono antisatanista!”, prima ancora che cristiano. L’antifascismo cattivo rompe sempre le palle all’antifascismo buono. Dice, “forza dillo! Dillo che anche tu che sei antifascista come me!” “Ma io veramente non sono antifascista come te, per esempio sono ricco di Omega3”. E allora sei fascista!
W il 25 aprile!