Foto Ansa

Restauri

Opere che sfidano la storia: l'artista greco Kounellis all'Accademia delle Belle Arti di Roma

Giacomo Giossi

La nuova installazione rende omaggio all'artista greco, rivelandone un minimalismo concettuale sorprendente. Si oltrepassa la storia. reinterpretando un passato ben saldo nella memoria collettiva 

All’interno dell’Accademia delle Belle Arti di Roma ha preso vita dopo un accurato restauro durato qualche mese la Galleria Accademia Contemporanea. Voluta dalla direttrice Cecilia Casorati, la Galleria occupa uno spazio all’interno del cortile dell’Accademia: un passage che collega piazza Ferro di Cavallo con Passeggiata di Ripetta. Siamo nel cuore di Roma, a pochi metri da Piazza del Popolo e da tutta una nostalgica memoria artistica che permane ancora tra le strade a uso e consumo di turisti e agenzie immobiliari. L’Accademia delle Belle Arti pare oggi quasi fuori luogo all’interno di uno struscio più da happy hour che da vernissage, così costretta tra enoteche, negozi d’arredamento e Bulgari (inteso come hotel) e il bianco maritozzo di Richard Meier che contiene l’Ara Pacis in quello che fu l’ultimo tentativo di portare il contemporaneo a Roma, inteso come architettura ma interpretato come marziano. E risulta così ancora più efficace la scelta di Cecilia Casorati di ripristinare uno spazio pubblico che possa interpretare i tempi legandoli finalmente in un discorso tutt’altro che apparente.

Respinto dalla Scuola di Belle Arti di Atene, Jannis Kounellis trovò infatti accoglienza all’Accademia di Roma, dove studiò formandosi sotto la guida di Toti Scialoja che lo mise anche in contatto con il fotografo e gallerista Plinio De Martiis, fondatore e animatore della galleria la Tartaruga, dove Kounellis esordirà con una personale nel 1960. Roma diventerà per Kounellis la sua vera nuova patria d’appartenenza e oggi con questo omaggio si celebra così una sorta di ritorno a casa. L’opera dell’artista, Senza titolo del 2016, consta di cinque enormi cavalletti in travi di acciaio che ospitano altrettante “tele” in metallo. Un richiamo all’arte pittorica e a un fare artistico mai praticato da Kounellis, ma al tempo stesso per nulla estraneo al suo discorso artistico. Una dichiarazione di arte civile che connette la sensibilità ampia di un’idea artistica e politica che sia aperta e accogliente. Si cammina accanto ai grandi cavalletti sovrastati e intimoriti. L’installazione occupa interamente l’ampio spazio in stile neoclassico progettato da Pietro Camporese il Giovane. Si passa radenti ai muri e si sta con gli occhi aderenti ai particolari di un’installazione che rivela proprio nella sua grandezza un minimalismo concettuale sorprendente. Le tele hanno incise le date di nascita di alcuni artisti del passato. L’urto promesso dall’arte di Kounellis è visibile in questo percorso obbligato che costringe a vedere e quasi a toccare. E’ un’aderenza obbligata che però non esclude il passaggio, ma anzi invita a procedere, esattamente come lo spazio promette. Le lastre offrono anche un taglio centrale, impossibile non pensare a Lucio Fontana e ai suoi tagli su tela, a una meditazione che rigenera una pittura inesauribile quanto non più possibile.

Una presa in carico della storia, dalle date agli oggetti che occupano e al tempo stesso raffigurano, e un tentativo di superamento degli stessi offrendo uno spazio di sguardo inedito. Quella di Kounellis è una promessa che ha la forza dell’avventura capace di sfidare il contemporaneo andando oltre la storia, ma che al tempo stesso contiene la rassicurazione di un tempo nuovo capace di sostenersi su un passato certamente tutto da reinterpretare, ma ben saldo nella memoria. Si resta incantati come protetti dal vociare allegro che sale dalle aule dell’Accademia e che rimbalza sui metalli quasi a smorzare, ma al tempo stesso a ribadire la sostanza della vita e la necessaria cura della memoria. 

Di più su questi argomenti: