dal salone del libro
“Il vero fascismo è la diversità annullata”. Intervista a Susanna Tamaro
"Una personalità come me oggi non ha speranza di nascere. Il mondo editoriale crede io sia soltanto un fenomeno da baraccone. In Italia si assolvono tutti i peccati. Ma il successo no". Colloquio con la scrittrice, autrice di best-seller
Torino. Susanna Tamaro è una donna che si compiace di non avere opinioni, ma soltanto idee. Dice: “I contestatori che hanno tappato la bocca alla ministra Roccella, anziché confrontarsi con le sue idee, sono dei fascisti, null’altro che questo. Il loro squadrismo vien fuori dalle loro anime, non dai loro programmi politici”. Ieri, però, la polizia ha caricato gli studenti che volevano raggiungere gli Stati generali della natalità, a Roma, dove è avvenuta la contestazione del giorno precedente, e l’accusa di fascismo rimbalza così di nuovo nell’altro campo, sulla Polizia, dunque sul governo. “L’errore è pensare che l’intolleranza sia una questione di schieramento”, dice Tamaro. “Non è così. Puoi essere di destra o di sinistra, ma tutti noi abbiamo una camicia nera in agguato al fondo di noi stessi. C’è chi ne è consapevole e la tiene a bada. C’è invece chi se ne fa dominare. Potremmo chiamarli anche in un altro modo: fanatici, totalitari, ma la sostanza non cambia: vogliono prevaricare, imporre il loro punto di vista, metterti a tacere”.
Appena Tamaro si siede al tavolo del bar dell’hotel in cui alloggia, ospite del Salone del libro di Torino, vestita con una giacca di velluto gialla e un maglione verde, gli occhi azzurri vastissimi, mi dice: “Ma perché vuole intervistarmi? Non mi intervista mai nessuno. La gran parte della gente del mondo editoriale crede io sia soltanto un fenomeno da baraccone. Non mi hanno mai perdonato di avere avuto successo. In Italia si assolvono tutti i peccati. Ma il successo no”. Avrei potuto rispondere che la ragione della curiosità è una carriera lunga quarant’anni, trentasette libri, con un romanzo, Va’ dove ti porta il cuore, che risulta ancora oggi nella classifica dei primi tre libri italiani più letti nel mondo, insieme a Pinocchio di Collodi e Il nome della rosa di Umberto Eco. Ma avrei mentito. La ragione è che voglio vedere in faccia questa donna che, di punto in bianco, nel gennaio del 1997, è diventata un’esponente di spicco del fascismo italiano, senza saperlo, senza volerlo, finendo al centro di un linciaggio culturale al quale Oriana Fallaci disse che non avrebbe avuto la forza di sopravvivere nemmeno per quindici giorni. “Avevo pubblicato un romanzo, Anima mundi, nel quale raccontavo la storia dei militanti comunisti che dopo la Seconda guerra mondiale, colmi di idealismo, si erano trasferiti nella Yugoslavia socialista. Ma quando Tito staccò il paese dall’orbita sovietica, si trovarono improvvisamente dalla parte del nemico, perché il Partito comunista italiano era rimasto fedele a Mosca. Bastò questo per perseguitarli e ucciderli. Era un’indagine sul male nella storia. Venne preso come un manifesto politico. Una dichiarazione d’iscrizione al Partito fascista”. Le cose accaddero di conseguenza: “A Roma, mentre camminavo per strada, un signore si avvicinò e mi sputò in faccia. In quanto fascista di merda. Passeggiavo e la gente mi faceva il saluto romano. Andai all’ospedale e il medico mi avvertì: ‘Guardi che qui siamo tutti comunisti’”. Perché non si è dichiarata antifascista? Non sarebbe bastato questo per dissolvere l’equivoco?
“Perché se una persona non capisce, da tutto quello che dico e che scrivo, che col fascismo non c’entro nulla, non c’è parola che possa convincerlo del contrario”. Pronipote di Italo Svevo, la gran parte dei critici italiani non si accorse che Va’ dove ti porta il cuore era il prosieguo de La coscienza di Zeno. “Troppo impegnati a demolire le mie qualità letterarie, nessuno notò che la madre della protagonista è la più piccola delle sorelle del romanzo di Svevo, il cane Argo è lo stesso, la casa è la stessa. E la psicanalisi fa da sfondo in entrambi i libri”. Conoscendo l’accoglienza che le diedero, oggi ci si sorprende a ricordare che Tamaro è stata un tempo vicinissima al potere editoriale, essendo stretta amica del patriarca delle lettere, Alberto Moravia. “Quando ci vedevamo parlavamo spesso di animali. Lui aveva una capretta in terrazza. Io passavo ore, come ancora oggi, a osservare gli insetti. Mi diceva che ero troppo tedesca per poter essere compresa dall’Italia. Considerava quello che scrivevo troppo interiore per potere essere apprezzato da persone immerse nella bellezza, esteti che amano i paesaggi, quello che c’è fuori. Ma mi propose lo stesso di pubblicare con Bompiani. Gli dissi: ‘No. altrimenti tutti penseranno che sono la tua amante”.
Secondo Tamaro, la letteratura è come la macellazione ebraica, un lento rito di separazione delle varie parti di un corpo per giungere a vedere ogni singola cosa così com’è, nella sua precisione. “Nell’infanzia sentivo parlare almeno tre lingue contemporaneamente: il tedesco, il francese, l’italiano. Poi ho scelto quest’ultima come lingua letteraria. Ma non sento di appartenere alla cultura italiana. La mia patria ideale è la Mitteleuropa, rovinosamente cancellata dall’imperialismo russo. Crescendo a Trieste avevo a due passi l’altro mondo, il blocco orientale, e ho subito appreso cos’era il comunismo, il regno della delazione e della bugia di stato, cosa che mi ha protetto dall’illusione del paradiso in terra”.
Tamaro soffre della sindrome di Asperger fin dalla nascita, ma quando era piccola nessuno sapeva ancora diagnosticarla. Passava giornate intere a non dire una parola e poi quando apriva bocca sputava veleno. Credevano fosse una ragazza disobbediente e allora ci andavano giù duro con le punizioni. In italiano prese un voto che oggi manderebbe in galera un professore: - 8. “Sa cosa mi fa arrabbiare di quei ragazzi che contestano gli Stati generali della natalità? Il loro odio per la vita. Continuano a invocare il diritto all’aborto. Ma esso è già previsto dalla legge. Mentre quello che sta realmente succedendo è che l’umanità si sta avviando sempre più verso la selezione della specie. Una persona come me oggi non ha quasi nessuna possibilità di nascere. I genitori vengono subito informati della patologia del feto e in gran parte scelgono di interrompere la gravidanza. Cosa significa questo? Che in un mondo in cui l’unica differenza riconosciuta è quella sessuale, le differenze antropologiche svaniscono. L’essere umano deve obbedire sempre più a degli standard. E la diversità viene annullata. E insieme a essa viene abolita la compassione, lo sforzo di comprendere l’alterità, la grazia della vita che non si fa addomesticare, che sfugge alle norme. Questo è il vero fascismo del nostro tempo. Il fascismo che sta disintegrando l’essere umano. Altro che i monologhi cancellati dalla Rai”.