pagina 69

Verso lo Strega: "L'età fragile" di Donatella Di Pietrantonio

Mariarosa Mancuso

Madre e figlia e i sussulti lirici che arrivano sui giunti di un viadotto

Eccola di nuovo. Il mondo letterario non è tanto piccolo, considerata la quantità di romanzi pubblicati che intasano le librerie (per non parlare dei manoscritti in cerca di fortuna che intasano le scrivanie degli editor). Gli scrittori del clan stregabile sono molti meno. Come succede in certi festival cinematografici che si affezionano ai registi già invitati una volta. E continuano a invitarli, finché prima o poi il premio arriva.
 

Donatella Di Pietrantonio dovrebbe aver capito ormai che la letteratura non è uno sport per signorine. Entra nella sestina con il punteggio massimo, 248 voti, e l’etichetta di “vincitrice annunciata”. Fino a pochi giorni fa, quando Chiara Valerio comincia rapidamente a rimontare. Non la classifica – è terza dopo 2013 voti, con il nuovo editore Sellerio: cresce il numero di articoli e retroscena che la danno trionfante. Si saprà il 4 luglio, “nella splendida cornice”. Suggeriamo alle autorità di leggere, se non i libri finalisti che hanno appena votato, un manualetto pubblicato nel Perfido Esagono: “Come parlare di un libro senza averlo mai letto” (esiste, lo ha scritto Pierre Bayard, tradotto da Excelsior 1881).
 

Il titolo “L’età fragile” (Einaudi) ha offerto a ogni recensore professionista o dilettante (fanno vendere più libri, tra il nuovo rossetto e la posta del cuore) l’irresistibile occasione per precisare che l’età fragile non è soltanto quella delle ragazze che nel romanzo hanno 20 anni – bensì la nostra. Di tutte noi. Con la fatica che abbiamo fatto per avanzare senza cadere, per non farci spaventare da chi dice “non ce la farai”, le scrittrici ci fanno tornare ai blocchi di partenza. Quando le donne maltrattate e uccise stavano nei libri gialli o noir, con le frasi a effetto sul risvolto di copertina: “Forse la nostra unica eredità sono le ferite”.
 

A nessuno che abbia sfogliato in questi giorni le pagine letterarie sarà sfuggito che Donatella Di Pietrantonio ha già vinto il Premio Strega Giovani. Non sapremo – fino alla cerimonia di premiazione, il 4 luglio – se va inteso come premio di consolazione. Oppure avrà anche lo Strega maggiore. La sua pagina 69 ha in testa alla pagina la scritta “Le ragazze”. Una si chiama Doralice, e non si trova. Assieme alle ragazze di Modena: i carabinieri le stanno cercando. Qualcosa di brutto è già accaduto. Si capisce subito, senza andare oltre – le regole stabilite da Marshall McLuhan per la perizia di pagina 69 valgono senza dover leggere il libro intero.
 

Concessa solo un’occhiata a pagina 99, dove in alto leggiamo “Il Dente del Lupo”. Siamo passati a un nuovo capitolo. Prima eravamo tra poliziotti e indagini. Ora, tragicamente, arriva il sussulto lirico. Mamma e figlia nell’abitacolo discutono: “Vuoi più bene a tuo padre che a me” (affermazione, senza punto di domanda). Leggiamo: “I nostri occhi si incontrano nello spazio vuoto tra i sedili, mentre le gomme sbattono contro i giunti di un viadotto”. Presto, un editor che sappia il suo mestiere. Purtroppo, sono questi i tocchi “letterari” che fanno marciare a grandi passi verso lo Strega.

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