facce dispari
Fortuna Imperatore: i videogiochi come palestra della psiche
Ha calato la psicoanalisi nei videogames con ‘Freud’s Bones’, rilasciato sul mercato nel 2022 e disponibile sulla piattaforma Steam. Ora è tempo di ‘"Parthenope", il nuovo videogioco ambientato a Napoli
Con nome e cognome a metà tra due carte degli arcani maggiori e una fiaba barocca di Giambattista Basile, Fortuna Imperatore non poteva continuare a lavorare in una impresa di pulizie come ha fatto per otto anni e mezzo, né partorire un romanzo di formazione che qualora abbastanza dolente l’avrebbe ascritta per caratteristiche anagrafiche allo standard dell’esordiente da concorso. Priva pure dell’estro virale che ha reso i narratori italiani tra i maggiori produttori mondiali di poliziotti (commissari, ispettori, sovrintendenti di ogni tic e tipo), Fortuna Imperatore – napoletana, trentadue anni, laurea in psicologia, master in antropologia culturale – è diventata creatrice di videogiochi già titolare di un primato. Quello di avere calato la psicoanalisi nel medium ludico con ‘Freud’s Bones’, rilasciato sul mercato nel 2022 e disponibile sulla piattaforma Steam per pc e su Nintendo Switch.
Come le venne l’idea e con quale obiettivo?
All’inizio fu l’amore per Sigmund Freud e il desiderio di trasferire il paradigma investigativo dal contesto di Sherlock Holmes al suo. Abbozzai una sceneggiatura, poi pensai a un fumetto, ma subito mi resi conto che erano strade già battute, mentre un videogioco non era mai stato sperimentato per la psicoanalisi. Era l’intentato. Perciò, per me, la direzione giusta.
Senza esperienze da game designer?
Non ne avevo la più lieve infarinatura, ero solo una fruitrice di videogame, ma una potente ansia creativa mi spinse a imparare come si faceva e finalmente realizzai una demo che condivisi su Facebook, suscitando un interesse inaspettato. Misi assieme i risparmi e poi avviai una raccolta fondi con l’obiettivo di racimolare altri cinquemila euro: ne ottenni 15 mila e 500 che mi consentirono di autopubblicare il gioco. Preferii realizzare un prodotto di nicchia anziché accettare proposte che non mi convincevano: avrei guadagnato di più ma avrei perso a livello autoriale.
Scopo del gioco?
Nella Vienna di inizi Novecento, Freud vive una crisi esistenziale e la sua mente va in frantumi. Il giocatore deve cercare di salvarlo applicando gli stessi princìpi della psicoanalisi che può reperire nei testi e negli oggetti messi a sua disposizione, cui si aggiungono testi di Carl Gustav Jung, che malgrado la rottura con Freud gli dovette molto. Ho operato una riconciliazione.
Un colto gioco di intrattenimento?
Per carità. I giochi di puro intrattenimento mi annoiano mortalmente. È piuttosto un allenamento all’indagine sulla mente mediante la psicoanalisi, anche se non aspiro all’attenzione dell’accademia italiana, che credo consideri i videogiochi con alquanta malevolenza. I feedback che ho ricevuto provengono da amanti della filosofia e curiosi del pensiero investigativo, su cui ‘Freud’s Bones’ ha avuto anche un impatto emotivo.
Con l’architetta pisana Francesca Balestri ha fondato la startup Katabasi Studio, che ha annunciato il videogioco ‘Parthenope’ proprio mentre Paolo Sorrentino presentava l’omonimo film a Cannes. Qualcuno ha addirittura confuso il vostro teaser su YouTube con il suo.
Abbiamo dovuto diffondere un comunicato per precisare che condividiamo solo il titolo. Il nostro ‘Parthenope’ è un videogioco ambientato a Napoli, il primo, ed è in pre-produzione. Ci lavoro da due anni nei quali ho realizzato diversi altri progetti. La città minacciata da un leviatano rischia la distruzione e bisogna salvarla, ma è necessario conoscerne i segreti storici, antropologici e folclorici. Sullo sfondo non c’è la cartolina del Vesuvio, ma un’avventura nelle profondità. Un gioco di ruolo in cui si può ricorrere alle abilità di San Gennaro, Masaniello o Pulcinella, ispirato alla crisi della presenza teorizzata dall’antropologo Ernesto de Martino. Gli abitanti cercano di ignorare il lamento della sirena e sviluppano varie sindromi psichiatriche da cui vanno liberati. Questa sfida, che sarà un’epopea femminile, trasforma in balsamo il veleno nel mio rapporto di odio-amore con la città.
Cosa offre un videogioco rispetto a un libro o a un film?
Né un film né un libro consentono l’immersione in prima persona. Sarà per questo che sogno, da amante dei classici, di produrre un giorno giochi tratti da grandi romanzi.
Quando uscirà ‘Parthenope’?
Dipende dai fondi: stiamo cercando investitori, mi piacerebbe che fossero napoletani o meridionali e che ottenessi un patrocinio pubblico. Il tax credit non basta e ‘Parthenope’ costerà, perché abbiamo un’ambizione di alto livello culturale da non svendere. Vorrei evitare un publisher estero, che inciderebbe sugli intenti creativi. Spero si comprenda che anche un videogioco può essere Made in Italy e meritare sostegno.
Perché non ha proseguito sulla strada della psicologia?
Volevo diventare terapeuta, ma mi disamorai del mondo accademico che guarda alla psicologia come a una disciplina scientifica. Rimpiango piuttosto il liceo che mi forgiò con il latino e il greco, e l’eros con cui ci proponevano quelle materie. Mi consolo con le letture.
Le ultime?
Sto rileggendo il ‘Simposio’ di Platone e compulso sempre Marco Aurelio e Epitteto. Lo stoicismo placa il mio fuoco interiore di persona collerica e anarchica.
Perché scelse lo pseudonimo Axel Fox quando ha un nome assai più sgargiante?
Era una identità destinata ai social, ma è una maschera che non serve più. La mia firma è Fortuna Imperatore.