Federico Fellini e Nino Rota - foto via Getty Images

Nino e Federico

Fellini e Rota, un sodalizio da Oscar: a Bologna di nuovo insieme grazie ad "Amarcord"

Mario Leone

Il 6 luglio alle 21.45 in Piazza Maggiore, all'interno della trentottesima edizione del Cinema ritrovato Festival, regista e compositore si riuniscono in un revilav delle loro incredibili collaborazioni, iniziate nel '52

Nino siede in un angolo, Federico è in piedi poco distante. Tra i due, un pianoforte con la luce che si riflette sui tasti. Nino ascolta. Federico parla, è un po’ agitato. Un attimo di silenzio viene riempito dal movimento improvviso – leggero e pacato – che porta Nino a sedere al pianoforte e accennare un motivetto. Ora Federico ascolta, Nino suona. Il clima è più sereno.
 

Rota e Fellini, Nino e Federico lavoravano così. La loro collaborazione era stretta, costante e intensa. Non solo una vicinanza professionale ma un continuo fondersi di mondi lontani, spesso lontanissimi. Da un lato, quello delle immagini, i fotogrammi felliniani dove si innalzano personaggi e situazioni iconiche; dall’altro, il mondo dei suoni di Rota, capace di interpretare e accompagnare quanto impresso sulla pellicola.
 

Il rapporto con il regista riminese inizia nel ’52, quando Fellini cerca le musiche per Lo sceicco bianco. Lavoreranno insieme in dodici film. Rota scriverà anche per altri registi, realizzando un corpus di opere che tocca le centocinquanta partiture. Nel ’73 i due amici sono di nuovo davanti a un pianoforte per immaginare le musiche di Amarcord, film tra i più noti, sicuramente il più autobiografico di Fellini. Arriverà così l’Oscar nel ’75, seguito da tantissimi altri riconoscimenti per una pellicola dal sapore agrodolce, piena di ricordi lontani (“amarcord” è quella espressione dialettale romagnola che significa “mi ricordo”) accompagnati da una musica che sabato 6 luglio alle 21.45 rivivrà in piazza Maggiore a Bologna, all’interno della trentottesima edizione del Cinema ritrovato Festival. Per la prima volta le musiche di Rota saranno eseguite dal vivo dopo un lungo lavoro di restauro e ricostruzione voluto da CAM Sugar e dalla Cineteca di Bologna, affidato al direttore Tim Brock che dirigerà questa prima. “Ho ricevuto diversi documenti da CAM Sugur – ci dice il direttore – e ci sono voluti alcuni mesi per mettere tutto insieme in una partitura che si avvicinasse il più possibile alle musiche pensate da Rota per Fellini”.
 

I registi che hanno lavorato con Rota hanno sempre riconosciuto la sua geniale abilità di capire che cosa volessero dalle sue composizioni, tanto da trasformare il regista stesso in co–autore.  Woody Allen definisce la colonna sonora di Amarcord la sua preferita. Anche Martin Scorsese, risaputo estimatore del cinema italiano, confessa di trovare inevitabile la connessione tra Amarcord e la melodia dolce e malinconica che risuona all’interno dell’opera. “Penso che Nino Rota sia stato un regalo per il linguaggio cinematografico – continua Brock – perché capace di creare una musica apparentemente semplice, priva di effetti speciali, ma dalla scrittura molto articolata. Musica pensata per aiutare il regista nella costruzione stessa del film e capace di veicolare il messaggio profondo di tutta l’opera anche nei momenti più faticosi o drammatici della narrazione”.
 

Anche lo spettatore che ascolta Nino Rota in un film si convince che la musica sia assolutamente perfetta per comunicare le sensazioni della scena che sta guardando. Solitamente, la colonna sonora è funzionale al film, adattata a posteriori alle immagini.  Con Rota, invece, la musica “funziona” indipendentemente dalle immagini (ecco la grande differenza con Ennio Morricone), spesso ispirando essa stessa nuove situazioni cinematografiche. “Con Rota può capitare che il lavoro sia al contrario – continua Brock – le immagini accompagnano la musica”.
 

In una conversazione radiofonica avvenuta il 10 gennaio del 1979 durante la trasmissione Rai “Voi e io”, Fellini descrive in maniera commovente il rapporto tra Nino e la musica: “Nino abita totalmente questa specie di galassia armoniosissima”. Un’attestazione inarrivabile di stima dentro un’immagine visionaria e geniale, degna del miglior Federico.

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