Lena Dunham - Foto Ansa

Il ritorno di Lena

La nuova vita meno chic di Ms. Dunham, la ragazza prodigio che scrisse "Girls"

Mariarosa Mancuso

Lena Dunham tornerà nel 2025 con la nuova serie "Too Much" su Netflix, tradendo HBO. Vive a Londra con il marito Luis Felber e ha superato una malattia del tessuto connettivo. Nel prossimo libro racconterà la sua vita familiare, paragonandola ai Royal Tenenbaum

Proprio quando ci chiedevamo che fine avesse fatto Lena Dunham. La ragazza prodigio che a ventiquattro anni cominciò a scrivere la prima puntata di “Girls”. Serie scritta diretta e recitata, con tre altre fanciulle di nobili natali artistici: Zosia Mamet, figlia del commediografo David Mamet; Allison Williams, figlia del conduttore tv Brian Williams; Jemima Kirke, figlia del rockettaro Simon Kirke. Lo diciamo per la generazione Z, che ha nostalgicamente scoperto “Girls” e la celebra a furia di meme che la showrunner confessa di non riuscire quasi mai a decifrare. Dovrebbero far ridere, e la lasciano fredda. Siccome le nuove generazioni hanno in odio i nepo-baby che trovano il cammino spianato, conta come informazione di servizio. Ma avranno pure loro un po’ di goffaggini e di cattivo sesso da mettere in piazza – se solo si mettessero a lavorare, sapendo che il talento uno ce l’ha e l’altro no.
 

Lena Dunham, dopo aver celebrato le panchine e i caffè di New York dove gli scrittori si siedono davanti al computer a caccia di idee, vive a Londra con il marito anglo-peruviano Luis Felber, musicista. Conosciuto grazie a un appuntamento al buio organizzato da un amico, durante la pandemia: “Gli devo la vita”, racconta al New Yorker. Si è curata il malanno di cui soffre da tempo: una malattia del tessuto connettivo che rende difficile stare su un set, e fare i sopralluoghi (non ha mai voluto cedere alla sedia a rotelle).
 

Nel 2025 uscirà su Netflix la sua seconda serie, intitolata “Too Much”. Curioso tradimento per una showrunner lanciata da Hbo, la più sofisticata delle piattaforme. Guardandola, sapremo se Hbo – si vantava di essere unica, per nulla simile alla concorrenza – ha abbassato i suoi standard, oppure se Lena Dunham ha mirato stavolta a un pubblico più ampio. Lei farà solo una piccola parte (poi subito si pente di averlo rivelato, dice però – e non se ne pente – che ora vuol dedicare almeno un terzo del suo tempo a progetti commerciali). La star sarà Megan Stalter: ha cominciato improvvisando sui palcoscenici di Chicago e ora è una delle comiche emergenti. Le sue ragazze sono disperate, illuse, inclini a far di tutto un dramma, con goffi e fallimentari tentativi di suicidio.
 

Dice Lena Dunham all’intervistatrice che non ne può più di farsi fare a brandelli. Dal 2018 ha felicemente smesso di bere, e comincia ad apprezzare un’esistenza tranquilla. Quindi passa la mano, ma la trama è sempre autobiografica: un’americana che si trasferisce a Londra e sposa un musicista. Fa notare che esistono due pesi e due misure: “Se una donna scrive di sé viene considerato un esorcismo; se un uomo scrive di sé è considerato un genio”. Lo aveva sperimentato in casa, con il padre pittore e la madre che fotografava bambole.
 

Non si discute la vita vissuta, che verrà raccontata nel suo prossimo libro (ma non è sempre così, in certi casi la “scrittura femminile” equivale a muovere le dita su una tastiera, lo dissero anche a Jack Kerouac). È il secondo dopo “Non sono quel tipo di ragazza” uscito nel 2017 (ebbe oltre tre milioni di dollari d’anticipo, le cifre definitive non sono note). Racconterà i genitori che “parlavano sempre di arte” descrivendo la sua famiglia come i Royal Tenenbaum di Wes Anderson – da piccola protestava, ma come disse la sua grande amica Nora Ephron “tutto è materiale, torna utile quando ti metti a scrivere”.
 

In preparazione ha un film dove reciterà con Stephen Fry, “Treasure”. E un altro di cui proprio non vuole dire nulla. Celebra però le giornate lavorative inglesi: “Dieci ore sul set, poi vai a casa, ceni con tuo marito, guardi ‘Couples Therapy’ e poi a dormire”.

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