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Tra il (poco) serio e il penoso

Instant Gaza. Librerie invase da opere sul tema politico del momento

Giulio Silvano

Da Gad Lerner a Di Battista. Vari editori negli ultimi mesi hanno puntato sulla guerra in medio oriente, pubblicando qualunque volume che spesso poteva restare un longform, sperando che si parli del tema caldo d'attualità almeno finché non si rientrerà nei costi di stampa: una rassegna

Ci sono i centenari letterari, che creano sfornate da riempire una vetrina, ma niente produce una gara editoriale all’instant book come il tema caldo politico. Quel tema su cui tutti hanno un’opinione, su cui ci si mena in strada, su cui si spaccano famiglie. E così vari editori negli ultimi mesi hanno puntato su Gaza, sperando che si parli del Medio oriente almeno finché non si rientrerà nei costi di stampa. Spesso libri che potevano essere longform, e si poteva aspettare che finisse una fase storica, tattica o politica, se non altro per tirare le fila a posteriori. Instant book così instant nemmeno il caffè solubile. Ci ricordiamo cos’era successo al capolavoro del ministro Speranza, il libro definitivo sul Covid dal titolo "Perché guariremo", che stava per uscire appena prima della seconda ondata. Le poche copie sopravvissute al macero si trovano a 500 euro su ebay.
 

Chi primo arriva, forse, vende di più. Almeno su Gaza sembra la logica di molti. E così le Feltrinelli delle stazioni si riempiono di tavolini tematici, da una parte i gialli dell’estate – Veltroni, Carofiglio, dalla Bolognina ad Agatha Christie de noantri è un attimo – dall’altro il tema caldo che ha riportato l’antisemitismo di moda: la reazione di Israele su Gaza dopo l’attacco del 7 ottobre. E la G-word sempre ben visibile in copertina. Storici, giornalisti, maître à penser, in molti vogliono dire la loro. Il primo, il più illustre, è forse Gad Lerner con il suo "Gaza", poi lo storico Enzo Traverso con "Gaza davanti alla storia" e poi si passa a un "Gaza, o l’industria israeliana della violenza". Il sessantottino Mario Capanna, insieme a Luciano Neri, esce col libro dal titolo facile "Palestina Israele-il lungo inganno, la soluzione imprescindibile", poi Franco Cardini, per il Cerchio (editore riminese che distribuì l’esordiente generale Vannacci) con "Gaza, nulla sarà più come prima" dove si racconta della "sanguinosa rappresaglia contro la popolazione civile" e di un governo "bellicista" e delle reazioni nazionali su cui "troppi media dell’occidente tacciono, minimizzano, mentono". Contro i media italiani c’è anche Gaza, la scorta mediatica dove Raffaele Oriani, "storico collaboratore del Venerdì di Repubblica, sceglie di dimettersi per non prendere parte alla 'scorta mediatica' che accompagna l’apocalisse di Gaza". "La libera stampa era chiamata a denunciare un genocidio. Non l’ha fatto. Perché?", si chiede Oriani, attaccando "la grande stampa che ha accompagnato il massacro". Tra gli stranieri Fazi porta Laboratorio Palestina. Come Israele esporta la tecnologia dell’occupazione in tutto il mondo, dove non può mancare la prefazione di Moni Ovadia. Poi ovviamente, per uscire un istante dall’Italia, i soliti grafomani Chomsky e Zizek.
 

Ma restando chez nous la collezione più ghiotta è quella del team allargato del Fatto, i disturbatori un pochetto putiniani da talk, con titoli poco fantasiosi per l’editore PaperFirst. Ecco accorpati i grandi conflitti nel libro di Alessandro Orsini: Ucraina Palestina. Sottotitolo: "il terrorismo di stato nelle relazioni internazionali". Ecco L’occidente e il nemico permanente dell’ex diplomatica Elena Basile dove spiega come la colpa di tutte le guerre sia "di una visione patologica del mondo dell’occidente, che, braccato dal declino che esso stesso ha creato, porta avanti disegni imperialistici ed espansionistici". Prefazione di Luciano Canfora. E non poteva mancare Alessandro Di Battista, ex stella grillina, che ha anche lui accorpato Gaza all’Ucraina, per fare un unico manuale per leggere il tempo presente: "Scomode verità, dalla guerra in Ucraina al massacro di Gaza", prefazione di Piergiorgio Odifreddi. Chiude la fila il prolificissimo Marco Travaglio con "Israele e i palestinesi in poche parole", una wikipedizzazione da edicola, un "libro alla portata di tutti", – dice la quarta –  "che si legge d’un fiato come un romanzo, dove Marco Travaglio racconta con sintesi e chiarezza, lontano dalle opposte tifoserie da curva sud, la Guerra dei Cent’Anni israelo-palestinese e risponde a tutte le domande e a tutti i dubbi suscitati dagli ultimi bagni di sangue". Umberto Eco scriveva: non sperate di liberarvi dei libri. Ogni tanto viene da dire: peccato.

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