Padri e figli

Il dolore, i silenzi, il mistero in un reparto di neuropsichiatri infantile. Il libro di Bussola

Mario Leone

Raccontare il dolore di un figlio e di un genitore che assiste al suo disfacimento è un po’ come morire. A proposito di "La neve in fondo al mare"

Scrivere è soffrire, farsi carico di qualcuno, diventare la voce “di un afono”, il grido di un muto. Raccontare il dolore di un figlio e di un genitore che assiste al suo disfacimento è un po’ come morire. Matteo Bussola sa come si trattano certi temi, il pudore nell’avvicinarsi e la purezza nel metterli su carta. Lui di genitori, figli e scrittura ne sa tanto perché da tempo indaga questi mondi prossimi e misteriosi. Lo fa da un osservatorio privilegiato, conducendo con Federico Taddia il programma radiofonico “Non mi capisci”, in onda ogni domenica su Radio24. 

La neve in fondo al mare (Einaudi - Stile libero, 192 pp.,  17 euro) racconta la storia di Caetano, papà di Tommy, figlio anoressico e delle loro vite catapultate all’interno di un reparto di neuropsichiatria infantile. La storia si intreccia con quelle di altri genitori e ragazzi adolescenti afflitti da “un buco” profondo e insondabile ma terribilmente presente. “Ho tre figli adolescenti – dice Bussola – e anche nel mio precedente romanzo ho affrontato queste tematiche. Presentando il libro nelle scuole, ho colto quanto l’argomento fosse sentito dai ragazzi che mi ponevano domande, lasciandomi lettere drammatiche”. 
Caetano accompagna la Via Crucis di un figlio che ha deciso di annullarsi, scomparire perdendo ogni giorno peso. Un lento disfarsi che fa esplodere le domande di un padre che si interroga sul proprio operato, ricorda i primi attimi di vita di suo figlio e ripercorre ogni singolo passaggio di un percorso che sembrava perfetto. “A un certo punto ti trovi di fronte un estraneo, una persona che tradisce la tua volontà – continua lo scrittore – qualcuno che non corrisponde più a un modello familiare e sociale che si impone”. Mondi che tendono a giudicare ponendo standard prestazionali alti, canoni di bellezza e ricchezza irreali ma pervasivi nelle quotidiane dinamiche giovanili. Queste sono solo alcune delle cause che portano Tommy a vomitare il cibo che ingerisce, Eva a mangiare a dismisura, Giacomo a lanciarsi da una finestra sul vuoto. “Il Covid e il successivo lockdown hanno ingigantito queste patologie – continua Bussola – e tanti ragazzi hanno trovato una via d’uscita facendosi del male”.

Il romanzo ha dei passaggi toccanti dove chi legge capisce che di quelle storie potrebbe essere il protagonista. Nessuno può ritenersi immune da una voragine che inspiegabile e inaspettata si apre nell’animo. “Riempire questo buco dei ragazzi non è facile. I genitori devono imparare ad accogliere i figli come sono; amare una distanza, amare una vita che non sei tu. La scuola (che non ha tutte le colpe, come invece si vuol far credere) andrebbe riformata perché totalmente basata sui voti e i genitori un po’ capiti perché sono, in alcuni casi, più fragili dei loro figli”. 

Bussola usa spesso le parole mistero e misteriosità, chiave della grandezza di ogni uomo.

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