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Cortina celebra Lino Lacedelli, che per primo arrivò sulla vetta del K2
Una mostra sull’impresa del ’54 e un’Italia che non c’è più. Il racconto di un uomo, di una vetta e di un sogno. Racchiuso in un progetto con un’anteprima alla Ciasa de Ra Regoles (fino al 2 agosto) per poi trasferirsi sul Monte Lagazuoi (all’interno del Lagazuoi Expo Dolomiti) in un’esposizione più completa dal 5 agosto al 4 settembre
La corsa agli ottomila: dal 1950 al 1964 tutto il mondo gareggia per “conquistare” le quattordici montagne più alte. I francesi raggiungono la vetta dell’Annapurna nel 1950, i tedeschi quella del Nanga Parbat nel 1953, e nello stesso anno i britannici arrivano sulla cima dell’Everest. Sono gli italiani a scalare il K2 nel 1954. Per il settantesimo anniversario dell’impresa, il Gruppo Scoiattoli con la collaborazione del comune di Cortina d’Ampezzo, la famiglia Lacedelli e molte realtà locali, come se tutto il paese avesse risposto all’appello, festeggiano il concittadino e compagno di scalate Lino Lacedelli. Nasce così la mostra “Lettere dal K2”, per ricordarlo attraverso le sue lettere durante questa incredibile spedizione, alla sua allora futura moglie, ai famigliari e agli amici. Ne sono state trovate di recente più di cento, mai state pubblicate. Il racconto di un uomo, di una vetta e di un sogno. Racchiuso in un progetto con un’anteprima in centro a Cortina alla Ciasa de Ra Regoles (fino al 2 agosto) per poi trasferirsi sul Monte Lagazuoi (all’interno del Lagazuoi Expo Dolomiti) in un’esposizione più completa dal 5 agosto al 4 settembre.
Un modo di meditare non solo sull’impresa ma su un’Italia che non c’è più. Ora più che mai fanno riflettere le parole di Lino sulla spedizione: per lui andare sul K2 equivaleva ad andare sulla Luna. Un puro ignoto. Un’esplorazione che oggi non ha lo stesso sapore, per quante spedizioni si possano fare nella stagione invernale, senza ossigeno, o su tratti e speroni di difficoltà estrema. Tra le sue prime impressioni, Lino scrive: “Veramente una montagna meravigliosa, imponente. Il ghiacciaio di Baltoro è 80 volte quello della Brenva. Questo viene definito il gruppo di montagne più completo e grandioso che la natura abbia fatto. Vidi anche il famoso Torre Muztagh con la parete di 300 metri. Se questa è una torre, le nostre montagne sono dei sassolini insignificanti” (Ghiacciaio Concordia, 21 maggio ’54).
Lino Lacedelli non si è distinto solo per la carriera alpinistica, ma anche nel soccorso, con più di 160 salvataggi in montagna, e come guida alpina e maestro di sci. Aveva aperto il negozio “K2” di attrezzature sportive con il fratello. Uno spirito in equilibrio e integrato con la comunità, con una grande passione per la tutela delle montagne. Conduceva la sua vita con umiltà e semplicità. Sostenne la diffusione delle ferrate, a lui si deve in particolare la ferrata Lipella alla Tofana di Rozes. Negli anni in cui era a capo delle Guide alpine del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, propose e ottenne l’approvazione di una legge a tutela delle Guide alpine, identificandole come soggetto preposto alla manutenzione delle vie ferrate. E’ stato anche tra i promotori e socio fondatore della società della prima seggiovia Cinque Torri e della funivia Lagazuoi, partecipando anche alla costruzione della prima come operaio. Questo fa riflettere molto sull’approccio alla montagna delle nuove generazioni, che rende le parole di Bortolo Pompanin, uno dei fondatori degli Scoiattoli nel 1939, nel film celebrativo del gruppo “Rosso 70”, sempre più attuali: “Oggi tutti hanno la macchina, i videogiochi eccetera. Noi non avevamo niente. Ma avevamo qualcosa che valeva molto di più: il cuore”.
E questo cuore lo vuole tirare fuori il Gruppo Scoiattoli proprio il 31 luglio dipingendo di rosso il centro di Cortina. Dalle sei e mezza di sera, filmati e interviste sulle due spedizioni, quella del 1954 e quella del 2004 per l’anniversario dei cinquant’anni, in cui Lino partecipa e a ottant’anni è l’unico della prima scalata a tornare per fare il trekking fino al Campo Concordia.