Terme di Caracalla a Roma, sede del Festival della Filosofia - foto via Getty Images

Alle terme di Caracalla

Al Congresso mondiale di Filosofia spicca l'approccio italiano alla disciplina

Adriano Fabris

Si apre a Roma il XXV Congresso mondiale di Filosofia dal titolo "La filosofia attraverso i confini". Ecco che pensatori affermati e giovani studiosi dibattono per capire in che modo questo studio è in grado di contribuire al ripensamento di relazioni più giuste ed equilibrate fra gli esseri umani

Si apre oggi, con una cerimonia inaugurale alle Terme di Caracalla, il XXV Congresso mondiale di Filosofia. In Italia, a Roma, il Congresso giunge dopo molti anni. L’ultima occasione fu a Venezia nel 1958. C’è quindi l’opportunità non solo di ascoltare filosofi prestigiosi, ma anche di assistere al confronto fra pensatori affermati e studiosi più giovani.
 

Il titolo stavolta – l’ultimo convegno mondiale si era svolto cinque anni fa a Pechino – parla di Philosophy across Boundaries, filosofia attraverso i confini. Non deve sorprendere. Per vocazione la filosofia va oltre ciò che sembra sbarrarle il passo. Pensiamo a una delle sue parole chiave, “metafisica”, che esprime proprio la tendenza a trasgredire la realtà fisica per prospettare scenari nuovi. E in effetti Platone – di fronte alla morte di Socrate, l’uomo giusto condannato ingiustamente sulla base di accuse false – va oltre ciò che sembra semplicemente dato e prospetta un mondo alternativo, più giusto e vero.
 

Sbaglierebbe però chi ritenesse che, nel loro attraversare i confini dell’esperienza, i filosofi si dimenticassero della realtà, rinchiudendosi nella loro torre d’avorio. Al contrario: cercano di affrontare il mondo mediante una presa di distanza dal mondo stesso. Si allontanano, vanno oltre, per poi ritornare alle cose stesse. Lo dice Aristotele all’inizio dei suoi trattati di metafisica, sottolineando il legame tra la conoscenza e il senso della vista. Allo stesso modo in cui per vedere non dobbiamo essere troppo vicini al nostro oggetto, così per capire dobbiamo distaccarci dalla realtà, proponendo ipotesi interpretative per illuminarla.
 

Oggi tutto questo è ancora vero. Perciò abbiamo sempre bisogno della filosofia. Certo: nei secoli questa disciplina ha perso pezzi consistenti, sostituita da altre forme di conoscenza apparentemente più performanti. Mi riferisco alle scienze, concepite nella loro accezione moderna e collegate a specifici sviluppi tecnologici. Ma la vocazione filosofica ad andare oltre, a guardare le cose alla giusta distanza, dimostra, anche nei confronti di questi sviluppi, la sua utilità. Pensiamo a ciò che viene offerto dalle cosiddette “etiche applicate”: la bioetica, l’etica della comunicazione, l’etica delle tecnologie, l’etica economica, l’etica ambientale. Esse ci consentono di non ritenere un destino inevitabile il nostro essere inseriti in meccanismi che pensiamo di non poter controllare, ma ci richiamano costantemente alla centralità dell’essere umano e alla sua responsabilità.
 

In questo quadro, anche se la filosofia, riguardando appunto la conoscenza e l’agire degli esseri umani, è qualcosa che non può essere ristretto entro i confini geografici di questo o di quel paese, è indubbio che una specifica ispirazione, una particolare modalità di fare esperienza, un determinato approccio siano collegati al luogo in cui tutto ciò avviene. E dunque non è irrilevante che sia l’Italia, in questo caso, la sede del Convegno mondiale di Filosofia. Non dipende solamente dal fatto che l’attuale presidente della Federazione internazionale è un italiano, Luca Scarantino. Si collega anche all’intenzione di far valere una sensibilità e una tradizione ben precise, di cui il nostro paese è espressione, pur all’interno e comunque in dialogo con il panorama internazionale. La sensibilità e la tradizione italiane, in ambito filosofico, sono rilevanti. Siamo uno dei pochi paesi al mondo in cui la filosofia, il pensiero critico, la capacità argomentativa vengono insegnati nelle scuole secondarie. Siamo uno dei luoghi in cui l’approccio umanistico è ben vivo. Se ne parlerà all’inizio del Congresso nell’evento organizzato dalla Consulta nazionale di Filosofia – l’organismo che coordina istituzionalmente le varie società filosofiche – sul ruolo pubblico di questa disciplina in Italia.
 

Tutto ciò può offrire spunti di riflessione anche al di là dei nostri confini. Può fornire indicazioni, da confrontare con altre esperienze tra oriente e occidente, riguardo al futuro di questa disciplina. Ma soprattutto può mostrare in che modo la filosofia è in grado di contribuire al ripensamento di relazioni più giuste ed equilibrate fra gli esseri umani.

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