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Aspettando un nuovo “Sherlock”, arriva il romanzo spy story di Mark Gatiss

Giulio Silvano

Intervista allo scrittore e comico britannico, autore della popolare serie investigativa. Che al Foglio rivela: "Vogliamo farne un film"

Mark Gatiss, inglese distinto, ha fatto il comico, è apparso in film di Lanthimos e di Woody Allen, in “Games of Thrones” e nell’ultimo “Mission Impossible”. “La varietà è il sale della vita!”, dice Gatiss al Foglio. Ma il prodotto di intrattenimento che l’ha reso famoso, soprattutto in Italia, è stato “Sherlock”, la serie della Bbc con Benedict Cumberbatch e Martin Freeman basata sui romanzi di Arthur Conan Doyle. Gatiss ha creato la serie, insieme a Steven Moffat, e ha interpretato il ruolo di Mycroft Holmes, il fratello dell’investigatore. “Sherlock” ha fatto ripartire il fandom per il detective di Baker Street – in Giappone hanno fatto addirittura un manga basato sulla serie. “Doyle era un genio e Holmes un personaggio geniale. Non c’è mai più stato un personaggio come lui. Una sintesi perfetta tra idee e personaggio. La sua mancanza di fragilità umane lo rende irresistibile e la sua profonda amicizia con Watson lo fa amare”. Gatiss è uno showman poliedrico. “Ho sempre voluto fare l’attore e scrivere, quindi alla fine mi è andata bene! La mia unica altra ambizione era di essere un paleontologo ma non sono abbastanza intelligente per farlo, neanche lontanamente. E così sono diventato un fossile!”.

Glielo chiediamo subito, ci sarà una nuova stagione di “Sherlock”, o un film? “Vorremmo fare un film. Ma devi chiedere a Benedict e Martin di fare un po’ di spazio nelle loro agende”. Ora Bompiani pubblica in Italia il romanzo che Gatiss ha scritto vent’anni fa: Il club Vesuvio (traduzione di A. Colitto). Dentro c’è molta della letteratura con cui è cresciuto l’autore. “Grandi speranze è stato il primo libro che mi abbiano regalato e rimane il mio Dickens preferito, insieme al Canto di Natale”, ci dice Gatiss. “Ma avevo una vera dipendenza da Conan Doyle, e anche da Agatha Christie, ovviamente. E poi H. G. Wells e Ray Bradbury sono stati importanti, insieme a Stephen King e alla versione romanzata di ‘Doctor Who’. Di recente mi sono un po’ ossessionato a Graham Greene, uno scrittore affascinante, brillante. Non ho mai smesso di divorare gialli. Con questo libro volevo semplicemente scrivere qualcosa di divertente”, dice, “con dentro misteri e investigazioni, ma anche con un elemento fantastico. E dentro c’è un sacco di James Bond!”. Da comico, per Gatiss lo humor è un ingrediente necessario. “Essere divertente è di vitale importanza. La risata è il grande unificatore, e trovo davvero straordinario incontrare gente che non ha alcun senso dell’umorismo, a volte succede”. E ride.  

Il club Vesuvio segue le gesta del viveur e spia bisessuale Lucifer Box nella Londra vittoriana. “Per Sherlock abbiamo completamente accolto la modernità, ma c’è una verità nel fatto che la tecnologia rovina i plot. Quello che è cruciale, con il detective novel storico, è la prospettiva della pena di morte per il colpevole. Non è mai la stessa cosa senza la minaccia della corda! Abbiamo progredito come società, ma per la narrativa è un vero peccato!”. Cosa ci dice dell’ossessione contemporanea per il true crime, tra podcast e serie Netflix? “Il crime è molto interessante, e crea dipendenza. Ma ha trasformato la gente in investigatori da divano che pensano di essere autorità mondiali sui veri crimini, e la cosa è un po’ inquietante…”. L’anno prossimo uscirà la miniserie “Bookish”, ambientata nell’Inghilterra del dopoguerra. “Sono molto esaltato. Io faccio la parte di Gabriel Book, libraio antiquario, e gay. E’ in un matrimonio di convenienza con la sua migliore amica, Trottie, interpretata da Polly Walker. Assassinii, misteri e libri! C’è tutto il necessario”.

Come dice il titolo, Il club Vesuvio è ambientato anche a Napoli. “L’Italia è il mio paese preferito, senza alcun dubbio”, dice Gatiss. “Adoro la gente, la storia, il CIBO. Tutta quella sua grandeur diroccata mi attrae”. Parla dei suoi viaggi a Roma, Pisa, Torino, Venezia, Siena, Firenze, Napoli, “e di recente ho passato un periodo magnifico in Puglia. Non ci sono posti come l’Italia, la adoro. Sono un grande fan di Fellini e, ovviamente, dell’incredibile Mario Bava”. E l’Inghilterra com’è dopo l’uscita dall’Unione europea? “Completamente fottuta. La Brexit è il più grande gesto di autolesionismo della storia britannica. Una bugia terribile rifilata a una popolazione vulnerabile dai capitalisti del disastro. Spero solo che il nuovo governo ci riporti nella Ue, che non è solo vitale economicamente, ma un prezioso baluardo contro una Russia sempre più bellicosa”.

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