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Essere un Sarratore. Gifuni gli darà volto ne “L'amica geniale”, e lo si attende al varco per odiarlo

Ester Viola

Ecco il personaggio che tutti amiamo odiare. L'ultima stagione della saga tratta dai romanzi di Elena Ferrante porta in scena il suo fascino tossico: già osannato sui social e pronto a diventare l'archetipo del maschio narcisista. Ormai è più famoso delle stesse protagoniste

L’attesissima “Amica geniale” parte ultima della serie è stata annunziata questa settimana e non vediamo l’ora che passi alla televisione. C’è il trailer con le due ragazze ormai adulte, interpretate da Irene Maiorino e Alba Rohrwacher. Quando il successo dell’opera è universale non si fa spoiler: lo spettatore si tenga pronto a una brutta fine. Lila e Lenù, la vita e la morte, il riscatto, la fuga dai rioni, studiare, farcela, riemergere dalle tenebre, ma solo chi ci riesce. Sommerse e salvate è solo questione di fortuna. Ne “L’amica geniale” c’è tutto. Abbiamo visto il primo video di presentazione. Con poca devo ammettere sorpresa, tutti i commenti sui social erano per lui, Fabrizio Gifuni in Nino Sarratore. Già acclamato come faccia perfetta, accento napoletano perfetto, detestabilità perfetta. Lo si attende al varco per odiarlo. Qualcuna ha già commentato: “Preparati a essere il nemico di tutte”. E lui risponde, su Instagram: “Sono pronto come san Sebastiano”.

      
Di Nino Sarratore c’è intanto l’imponente merchandising: in giro per l’internet trovi i blog, le magliette, le borse, i cappellini. È stato nominato archetipo, lo si conosce in società per frequenza di citazione, manca pochissimo a una promozione a sostantivo-aggettivo descrittivo. Che è l’Oscar alla riuscita di un personaggio. È molto più famoso delle due protagoniste. Se i libri fossero una specialità agonistica, bisognerebbe ammettere che ha vinto lui.

   

Nino Sarratore è quel che a Napoli viene definito fariniello. Un fatuo damerino. Sotto il Vesuvio le prognosi e i licenziamenti sentimentali sono molto più sbrigativi in caso di maschi pensosi e picciosi. Il professoretto intellò non attacca. Essere un Sarratore invece significa, nel gergo corrente, esercitare l’indegnità a ogni latitudine della morale con spiccate capacità di indebolire la femmina. Maschio di generale inconsistenza d’affetto, spec. artista/scrittore/musico, discreto parlatore. Il Nino Sarratore è potente e pericoloso, appena lo guardi t’innamori e poi per il dispiacere vai allo Spedale, quello di Pinocchio.

 

Da dove viene, la genìa del Sarratore? Da un personaggio secondario della saga. Melina, ne “L’amica geniale”, è una povera donna in delirio d’amore. È impazzita per un uomo ferocissimo. In realtà  Donato Sarratore, pater familias, era un altro povero cristo del rione che scriveva poesie d’amore scarse. Melina, la cummàra, fu presa da piacer sì forte, tanto che delira per lui. Il figlio di Donato, detto Nino, è tale e quale al padre. Farà innamorare le due ragazze, Lila e Lenù, che passeranno la vita a sanare i guai che ha portato lui e la discordia tra loro. È un personaggetto molto moderno, Nino. Il ragazzo freddino-opportunista, avido di miglioramenti sociali, un medio-fighetto-che-ci-sa-fare-ma-non-sa-fare-granché e soprattutto dal sangue di pesce, già satollo di compagnia femminile, pensa solo a sé. La sintesi di caratteristiche passa per irresistibile anziché passare per ridicola. Così si è diffusa la species Sarratoris. Lui è tutti quei Maschio tossico! Narcisista! in giro per i social, un fesso da cui non ci sappiamo ancora difendere. È l’unico abuso di posizione dominante del maschio che non si riesce ad abbattere. Certamente le ragioni del cuore nostro non le conosce la ragione di nessuno, ma pure si potrebbe cominciare a ridere di certi esemplari, invece di farsi mettere sotto.

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