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Provenza dei desideri. Compie 60 anni (e si ingrandisce) la Fondazione Maeght  

Manuel Orazi

La Fondazione, tappa obbligata per chi visita o passa per la Costa Azzurra, è appena stata ristrutturata e ampliata su progetto di un architetto italiano, da trent’anni residente a Parigi. 

Negli anni ‘30 le trattorie indoravano il loro nome per attirare i clienti: se a Milano c’era Al pesce d’oro in via Pattari al Verziere, dove Giovanni Scheiwiller radunava poeti e architetti razionalisti tanto da nominare la sua casa editrice “All’insegna del pesce d’oro”, a Saint-Paul de Vence, poco lontano da Nizza, si radunavano invece i pittori alla Colombe d’or. In molti si spostavano dalle nebbie e dai fumi industriali del Nord verso il salutare microclima provenzale e della costa Azzurra per curare le malattie respiratorie. Finiva tutto in trattoria naturalmente, dove la famiglia Roux ha accumulato opere di Henri Matisse, fra i primi ad arrivare a Saint-Paul, Picasso, Braque, Calder, Chagall (seppellito nel cimitero del paese), Giacometti e molti altri. Nel 1949 Yves Montand incide Les feuilles mortes e poco dopo alla Colombe d’or dove incontra Simone Signoret che sposa lì con testimoni Jacques Prévert (che gli aveva consigliato la trattoria) e monsieur Roux. Naturale che la famiglia Maeght fosse attratta come tanti altri da questo traffico artistico dominato dai catalani già da prima della guerra, quando nel 1937 all’esposizione universale di Parigi il padiglione della Repubblica Spagnola era progettato da Josep Luis Sert – allora residente a Parigi -, ospitava sculture di Miró e soprattutto Guernica di Picasso.

Nel dopoguerra dunque i mercanti d’arte e galleristi Marguerite e Aimé Maeght, su consiglio di Miró, chiedono a Sert di progettare la loro fondazione a Saint-Paul. Sert, nel frattempo emigrato negli USA e divenuto preside di architettura a Harvard, che accetta, e realizza un complesso molto funzionale in forma di villaggio, ricco cioè di corti e chiostri interni, usando sia pietra locale sia cemento dalle forme vagamente lecorbusieriane. Nel 1964 la Fondazione è inaugurata in pompa magna da André Malraux, Ministro della cultura del governo De Gaulle e amico personale di quasi tutti gli artisti in mostra. Da allora la Fondazione è divenuta una tappa obbligata per chi visita o passa per la Costa Azzurra, e con l’overtourism degli ultimi anni aveva bisogno di più spazio anche perché sono aumentati di molto gli eventi, i convegni, le proiezioni cinematografiche e le varie attività culturali collegati alle mostre.

Perciò la Fondazione è appena stata ristrutturata e ampliata su progetto di un architetto italiano, da trent’anni residente a Parigi, Silvio D’Ascia. Napoletano, in Italia a ristrutturato due stazioni, quella della metro di Montesanto a Napoli nel 2009 e quella ferroviaria di Porta Susa a Torino, utilizzando molto il vetro e l’acciaio e dunque la luce, mentre qui in Provenza “Il nostro progetto è invisibile” ripete e in effetti la strategia è stata opposta. A parte alcuni cambi di destinazioni d’uso interni, gli interventi principali sono stati realizzati sottoterra, scavando cioè sotto le corti dedicate ai due artisti più presenti, Giacometti e Miró, due nuove gallerie sfruttando così il dislivello dellacollina. Un intervento discreto dunque che non stravolge ma implementa l’architettura di Sert e ne rispetta il genius loci.

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