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Il ricordo

La biografia del maestro Manzi per rimettere la scuola al centro di tutto

Iuri Moscardi

Per anni ha contribuito a ridurre l'analfabetismo italiano con le sue lezioni televisive, dando la possibilità a tutti di cogliere la bellezza (e la necessità) della cultura: un nuovo libro ricostruisce la vita del docente e pedagogista 

Sembra impossibile, oggi, pensare che la Rai mandò in onda per 9 anni consecutivi una trasmissione che insegnava a leggere e scrivere a chi non aveva potuto frequentare le scuole. Il titolo stesso, “Non è mai troppo tardi” (1960-68), racchiudeva il senso di quella straordinaria operazione didattica, merito di una figura eccezionale di pedagogo, quella di Alberto Manzi. Erano, quelli, anni in cui la didattica veniva presa sul serio e figure come don Milani, Mario Lodi, Gianni Rodari e il maestro Manzi (com’è conosciuto) furono all’avanguardia nel campo della scuola, intendendo offrire a chi da sempre era stato tenuto ai margini della società l’opportunità di farne finalmente parte come cittadino dotato di piena dignità. Tania Convertini racconta tutto questo nel suo libro, “L’ABC di Alberto Manzi maestro degli italiani” (Edizioni Anicia, 208 pp, 23 euro) a metà tra biografia e saggio: anche per lei, che dirige il programma di italiano alla prestigiosa Dartmouth University, negli Stati Uniti, la pedagogia è un aspetto fondamentale. E, da brava maestra, scrive un libro che è un manuale per l’apprendimento, intitolato non a caso con le tre lettere che rimandano ai rudimenti di ogni sapere. L’autrice punta non tanto a demitizzare ma a rendere ancora più completa la figura eccezionale del maestro: per farlo, ne ricostruisce innanzitutto la vita, dal momento che – prima di diventare una star della tv – Manzi fu un grande insegnante.

L’autrice ricorda il suo esordio alla professione in un carcere minorile, quando dovette letteralmente fare a pugni con i suoi alunni per farsi rispettare, e i suoi ripetuti viaggi in Sud America, durante i quali fin dal 1955 promosse la scolarizzazione dei più poveri. Manzi applicò sempre nell’insegnamento un metodo volto a dare agli alunni le possibilità intellettuali per cavarsela da soli nel mondo: per mostrarcelo, l’autrice sceglie un “alfabetiere dei valori” che il maestro promosse, non solo in tv ma prima di tutto nella sua scuola elementare “Fratelli Bandiera” di Roma, dove lavorò dal 1950 alla pensione. Rifacendosi a interviste e scritti del maestro, ma soprattutto a contatti diretti da lei avuti con gli ex allievi, Convertini elenca dalla A alla Z gli aspetti su cui Manzi basò la sua professione, nella quale fu un precursore rispetto ai suoi tempi. Lo mostrano le voci Intercultura, Quartiere, Rivoluzione e Voti (Manzi subì numerosi richiami dalla dirigenza per il suo rifiuto di incasellare l’apprendimento degli alunni in questi rigidi schemi). Nella conclusione, Convertini ci tiene a ribadire che lo scopo del suo manualetto è, ancora una volta, pratico: non incensare una figura eccezionale né rimpiangere una Rai illuminata, ma mantenere vive le lezioni del maestro anche nel 21esimo secolo. Il mestiere dell’insegnante è da sempre uno tra i più denigrati, mentre non andrebbe mai sottovalutata la sua importanza nella costruzione dei cittadini e delle cittadine di domani. Se Manzi fu unico, ci ha lasciato tanti insegnamenti pratici che ogni insegnante può recepire e mettere in pratica anche oggi.