Quel sentiero di arte e natura

Marco Pastonesi

"Il pubblico cammina accompagnato, in silenzio, non aspetta ma va incontro, assiste, osserva, vive fisicamente lo spettacolo, modificando continuamente la sua posizione", ci dice la danzatrice e coreografa Anna Paola Bacalov. Appuntamento alle 17 di domenica 15 settembre al Casale di Martignano

Il loro teatro è la natura. Il loro palcoscenico è bosco, lago, caldara, cava, parco. La loro performance è il frutto dell’incontro e della relazione tra performer e ambiente, abito, oggetto. Non c’è altra trama, testo, sceneggiatura, se non quello che si libera nella testa e nell’anima di chi guarda.

E’ il sentiero di arte e natura, intitolato “Uccelli / Archeologia naturale” e proposto dal festival “Le voci del vulcano”, domani, alle 17, al Casale di Martignano, ingresso libero, con la Compagnia Teatro Bianco (Irene Maria Giorgi, Eva Paciulli e Aurora Pica, con le installazioni e gli abiti di Fernanda Pessolano). “Un dialogo, un confronto, una contaminazione – spiega Anna Paola Bacalov, danzatrice e coreografa, Rolfer, che qui presta il suo “sguardo alla pratica generativa” – fra il fuori e il dentro, fra quello che circonda e quello che appartiene, che emerge e fa nascere l’atto”.

Il bello del sentiero arte e natura è la sua unicità: “Non potrà mai essere uguale neanche a sé stesso, perché ogni volta è un’altra volta. Dipende dal luogo, ma anche dal percorso tracciato durante la ricerca e poi ritracciato con il pubblico itinerante. Dipende da stagioni, tempo, luce, colori, suoni. L’influenza delle condizioni meteo – vento e pioggia, sole e fango… - lo rendono addirittura più cinematografico che teatrale. Il pubblico cammina accompagnato, in silenzio, non aspetta ma va incontro, assiste, osserva, vive fisicamente lo spettacolo, modificando continuamente la sua posizione che offre campi lunghi o stretti, si zooma e ci si avvicina su un primo piano oppure lo sguardo panoramico ricorda un piano sequenza. Le persone diventano presenze e comparse, stiamo insieme sulla stessa terra e sotto lo stesso cielo, anche se il ruolo è diverso da quello dei performer”. Applausi e complimenti, eventualmente, solo alla fine.

Il sentiero arte e natura può essere facile e, allo stesso tempo, difficile. Bacalov: “Facile, perché non c’è nulla da capire, ma da sentire, immaginare, fantasticare. Cerchiamo la visione, procediamo per associazione e intuizione. Difficile, perché non tutti siamo abituati a stare in un tempo e luogo senza narrazione. Così le reazioni sono diversissime: chi piange, chi sorride, chi si immedesima, chi si spaventa, chi in una scena vede il simbolo della maternità e chi nella stessa scena pensa alla mitologia, chi rimane senza parole, cioè senza narrazione, chi ne è conquistato e non sa dire perché. Ognuno ha il suo punto di vista, ognuno si fa il suo film o il suo racconto, ognuno con la sua sensibilità”.

Pessolano propone anche alcuni oggetti – maschere, corvo e voliera, aste, mazzi di fiori, pennelli – non solo per aggiungere e variare, ma anche per provocare e scardinare. Ancora Bacalov: “Il mio sguardo vuole essere aperto e restitutivo. Cerco di aiutare le danzatrici a trovare la loro strada, non a portarle sulla mia, e di invitare quello che interessa a loro, non quello che piace a me. Durante le prove lascio che il movimento sorga ed emerga da loro, poi le interrogo, suggerisco, cerco di non impormi. E comunque quello che si fa prima, tra perfezionamenti e approfondimenti, non sarà mai quello che verrà dopo, durante il percorso con il pubblico. Le variabili sono infinite”.

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