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Novità in libreria

Intorno a Pound. Sogni, delusioni, dubbi di uno scrittore: l'ultimo Elkann, un romanzo nel romanzo

Marina Valensise

Un'opera in cui il lettore si immerge, a contatto con le false partenze, le esitazioni e i pentimenti del celebre poeta dell'Idaho, vissuto per vent'anni in Europa celebrando Mussolini e Hitler, passato da un ospedale psichiatrico alle piazze metafisiche di Venezia

Puntuale anche quest’anno arriva in libreria il nuovo romanzo di Alain Elkann (Il silenzio di Ezra Pound, Bompiani, 158 pp., 15 euro), ma stavolta c’è una sorpresa. Lo scrittore più sospettato d’Italia, che da trent’anni si cimenta con tenacia in un’impresa narrativa formata da novelle e racconti brevi su personaggi tragici o evanescenti della comédie humaine ultracontemporanea ricorre all’espediente di un romanzo nel romanzo. Questo libro racconta infatti di uno scrittore sradicato e un po’ vanesio, che sognava sin da bambino di diventare famoso, ma da grande si tormenta per il dispiacere di non essere un genio. E per l’inadeguatezza delle sue ambizioni. Morli – questo il nomignolo ricevuto da piccolo da una signora torinese quando viveva alla pensione Europa di piazza Castello con la sua governante – ormai si è stabilito a Londra. Da straniero apprezza l’ipocrisia inglese, i grandi parchi, il Bloody Mary e i suoi pochi amici: un critico dell’architettura, ebreo polacco novantacinquenne convertito al cattolicesimo; un vecchio compagno di giochi, che dipinge acquarelli; e un poeta americano patito di Montale e Pound, che vive a New York nell’Upper West Side. Bloccato in casa dalla pandemia, Morli cucina pollo arrosto e minestrone. Dopo un anno di corteggiamento, ha conquistato l’ultima sua fiamma, con cui per qualche mese si trasferisce in Italia. E lì, sempre ossessionato dai personaggi famosi, si mette in testa di scrivere un romanzo su un genio. 


All’inizio va un po’ a tentoni. Pensa prima a un famoso pittore anglo-tedesco, dietro al quale è facile riconoscere Lucien Freud, ma la di lui figlia lo dissuade: “Mio padre era un artista, non un genio”. Poi grazie all’amico americano inizia a interessarsi a Ezra Pound, il grande poeta originario dell’Idaho autore dei Pisan Cantos, lo scopritore di Thomas S. Eliot, che visse per vent’anni da espatriato in Europa celebrando Mussolini e il fascismo, esaltando Hitler, professando l’odio per gli ebrei, e dopo la guerra, messo al bando come traditore fascista antisemita, scampò la condanna a morte come internato in un ospedale psichiatrico a Washington, finché non rimpatriò in Italia per finire i suoi giorni a Venezia


La cosa bella è che in questa mise en abyme costruita per cerchi concentrici, a poco a poco, dalla testimonianza diretta degli amici di Pound, conoscitori e addirittura frequentatori del celebre e discusso poeta americano, si passa al lavoro d’immaginazione dello scrittore. E così il lettore entra dentro il farsi stesso del romanzo, con le false partenze, le esitazioni, i dubbi, le pause, la ricerca degli effetti speciali, i pentimenti. Alla fine ci si ritrova fra le mani una completa topografia della finzione.  


Alain Elkann racconta le ricerche da romanziere del suo Morli, il sopralluogo con l’ultima fiamma a Venezia, dove Ezra Pound visse gli ultimi anni. Una città spettrale, deserta e vuota come le piazze metafisiche dipinte da De Chirico, dove quell’uomo un tempo sportivo, energico, sicuro di sé e delle proprie idee, focoso fino all’indisponenza, ormai si aggira come fantasma, camminando fra le calli sorretto da un bastone, la barba bianca incolta, la cappa scura sulle spalle, in testa un cappellaccio nero a falde larghe. Il romanzo di Elkann racconta il modo in cui il romanziere comincia a scrivere il suo romanzo su Ezra Pound. Come di fronte a uno specchio, lo scrittore Elkann descrive lo sforzo del suo romanziere di inventarsi un personaggio e ne insegue gli interrogativi. Conta di più l’uomo e le sue passioni ingiustificabili o l’artista e la sua opera sublime? 


Così s’interroga sul silenzio inespugnabile del vecchio poeta e sul suo mistero. E’ espressione di un desiderio di oblio, di un pentimento, o non il segno di un’intenzione più arrogante, come volersi tenere le proprie idee solo per sé, senza doversi giustificare? Più che il poeta, a Morli alter ego di Elkann interessa l’uomo, il conservatore, l’uomo forte, l’uomo d’ordine, che disprezzava la mediocrità della democrazia, esaltava la dittatura, convinto com’era della superiorità di certi popoli, e di certe razze sulle altre, e che pure nelle sue poesie si ispirava al classicismo antico. Così, sospendendo il giudizio, Elkann e il suo Morli ci fanno entrare nella costruzione dei dialoghi immaginari e della trama romanzesca attraverso i comprimari: l’amante Olga, rassegnata al silenzio del vecchio poeta; Alfio, il ragazzo siciliano che lo riesce a incuriosire, considerandolo un eroe per le punizioni feroci che ha subito; e infine l’ultima sua musa, Vera, la ricca ebrea triestina catturata dal quel seduttore irresistibile che, a causa del suo amore per lei, si era riappropriato del suo essere poeta.
 

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