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Puccini '24 - le opere /10

Vivere d'arte e d'amore, fino a morire. “Tosca” raccontata da Tosca

Mario Leone

Eleonora Buratto mette in scena il suo talento rigoroso e puro per incarnare la miscela esplosiva di amore, istinto omcida e morbosa gelosia che convinono nell'animo della protagonista, in un'opera che richiede doti attoriali e musicali impeccabili 

Una chiacchierata con musicisti, interpreti e critici per ognuna delle dodici opere di Giacomo Puccini, nel centenario della morte del compositore. Abbiamo scritto finora di “Manon Lescaut” (31 gennaio), “Gianni Schicchi” (16 febbraio), “La Fanciulla del West” (6 aprile), “Le villi” (23 aprile), “La bohème” (11 giugno), “Edgar” (11 luglio), “Turandot” (29 agosto), “La rondine” (17 settembre), “Il tabarro” (3 ottobre).


Negli ultimi mesi Eleonora Buratto ha prestato la sua voce a numerose eroine pucciniane: Cio-Cio-San all’Opéra Bastille di Parigi e Tosca alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera. Parliamo di un soprano cresciuto “tra opera e musica vocale da camera”, dotato di quella rara capacità di trasformarsi nel personaggio che interpreta, portandolo in scena con la sicurezza di chi ha talento e un rigoroso approccio al canto. Sarà proprio Tosca ad aprire la stagione dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e “rubiamo” la cantante al serrato lavoro che precede un evento così prestigioso. “Cantare il ruolo di Tosca significa possedere una tenuta vocale che ti permetta di far convivere, dal primo all’ultimo atto, lirismo e dramma. Esemplare in questo senso è ciò che accade nel duetto con Scarpia: terminato quello scambio così drammatico, Tosca canta Vissi d’arte, una preghiera disperata e musicalmente diversa da quanto fatto solo pochi momenti prima”.


L’opera è ambientata nella Roma delle guerre napoleoniche, con l’Italia divisa tra le forze rivoluzionarie francesi e le potenze europee, in particolare l’Austria. La prima – il 14 gennaio del 1900 – ebbe un’accoglienza controversa per un pubblico messo di fronte – come ebbe a dire D’Annunzio – a un’opera di sangue, amore e vendetta: un perfetto specchio dell’anima umana quando è preda delle passioni più forti. Puccini, da sempre grande sperimentatore, propone una partitura diversa dalle precedenti: veloce, concisa per alcuni aspetti, tratteggiando la protagonista in maniera plastica. “Le ‘donne’ di Puccini non sono facilmente inquadrabili – continua Buratto – e si scoprono nel corso dell’opera. Spesso sono eroine che subiscono le scelte degli uomini che hanno accanto. La figura di Tosca invece è perentoria: è una donna che ama, con la sua morbosa gelosia, assumendosi la responsabilità e le conseguenze dei suoi sentimenti e delle sue azioni. In lei convivono amore e istinto omicida, una miscela esplosiva sia drammaturgicamente che musicalmente”.


Nel teatro bavarese la Buratto ha debuttato nella parte di Tosca salendo sul palco per ben undici repliche. Qui a Roma la partitura è proposta in forma di concerto. “La forma scenica – continua la cantante – sottintende tante prove che permettono al personaggio di crescere. Quando l’opera è ‘in forma di concerto’, tutta l’attenzione è sulla musica; questo richiede un lavoro totalizzante su di essa e sulla mimica facciale. Quello che più mi piace di un’esecuzione di questo tipo è la possibilità di godersi meglio lo spettacolo, come se fossimo degli spettatori”.


Cantare Tosca non è per tutti, “richiede che una cantante sia una grande attrice e una musicista impeccabile” diceva la divina Callas. La Buratto è famosa per il suo approccio molto informato al testo e alla partitura: “Per tutte le opere, ma in particolare per Tosca – dice – è fondamentale leggere la novella o il dramma teatrale originario (dove presente) prima del libretto. Poi, personalmente, passo a uno studio meticoloso dello spartito e ascolto i grandi interpreti del passato, ma anche quelli di oggi, per poter riflettere sui cambiamenti del gusto. Raggiunto un quadro completo, smetto di ascoltare gli altri e mi concentro sulla mia interpretazione, cercando una versione originale. Questo modo di procedere mi permette di superare, dal di dentro delle mie caratteristiche vocali, tutte le asperità tecniche e godermi pienamente la musica”. Un fitto dialogo tra personaggio e interprete che svela anche delle possibili somiglianze: la Buratto afferma di conoscere il sentimento della gelosia, “non morbosa come Tosca”, ma soprattutto di sentirsi simile “nella capacità di appassionarsi in maniera totale alle cose, tanto da poter dare tutto”. Così rivive un personaggio complesso, attuale, capace di vivere “d’arte e amore” fino a morire.