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Speranze vive e altre tradite. L'antisemitismo e Israele nel libro di Fiamma Nirenstein
Il suo ultimo volume ripercorre la storia, l’angoscia e le speranze che contraddistinguono l’esistenza dello stato israeliano. Offrendo spunti per approfondire quanto molti credono di conoscere e, di fatto, non sanno
Riassumere, nello spazio di una breve recensione, gli argomenti trattati nell’ultimo volume di Fiamma Nirenstein (con Nicoletta Tiliacos, “La guerra antisemita contro l’occidente”, Giubilei Regnani Editore, 202 pp., 18 euro) è impossibile. Posso solo consigliare di leggerlo. Tuttavia quello che più mi ha colpito di questo testo, suddiviso in 35 capitoli che ripercorrono la storia, l’attualità, le speranze, l’angoscia e la forza che contraddistinguono l’esistenza d’Israele, è la capacità dell’autrice di trasmettere emozioni. Le sue parole, per la potenza descrittiva, a tratti ricordano quelle del profeta Isaia che ammoniva: “Ho avuto una visione tremenda: una scena di tradimento e di distruzione completa. La sciagura verrà da una terra orribile, come un turbine di vento che si scatena nel deserto”.
Di fatto Nirenstein, attraverso pagine di affascinante scrittura, ci mette in guardia dai pericoli dell’antisemitismo attuale che deriva anch’esso da una terra orribile, quella governata dall’islam radicale degli ayatollah. Il suo è un grido che arriva dal profondo della sua stessa esistenza: “Credevo di appartenere alla pagina di storia della felicità ebraica. Credevo che essere ebrea implicasse ormai per sempre l’eterno risveglio dall’incubo della Shoah. Che Israele potesse essere minacciato realisticamente di morte mi sembrava una fantasia malata”. Eppure è così e allora, continuando con la metafora di Isaia, noi lettori, che camminiamo in zone rese aride e sterili dalla disinformazione e dall’odio crescente, non possiamo fare a meno di chiedere all’autrice, “Sentinella, quanto resta della notte?”. Per quanto ancora resteremo nell’oblio della conoscenza? Israele salverà se stesso e l’intero occidente, afferma Nirenstein nella frase che racchiude tutto il suo pensiero.
Perché leggere questo libro? Perché la storia che narra – con dovizia di particolari e spunti di ricerca utili alla comprensione di quanto sta accadendo in quel fazzoletto di terra più piccolo del Piemonte – è una storia vera. La curiosità è la vera anima della conoscenza e le parole di Fiamma Nirenstein ci offrono mille spunti per approfondire quanto molti credono di conoscere e, di fatto, non sanno.
A tratti l’autrice si sofferma, con dolorosa partecipazione, su quelle che sono state le speranze, disilluse dai fatti, di molti israeliani, come la pace coi palestinesi, che lei stessa riteneva a portata di mano: “Chi, come me, era un’ebrea femminista e progressista, non poteva che credere al futuro di pace, sperare che fosse vero. Leggevo Aleph Beth Yehoshua e David Grossman, ero una buona amica di tutti e due e di molta parte dell’intellighenzia israeliana e anche palestinese”. E tratteggia il momento drammatico del disimpegno da Gaza, nel 2005: “Quegli sgomberi furono ritenuti vitali per la sicurezza di Israele. Si voleva che lì sorgesse parte di uno stato palestinese, tale da divenire ‘una Taiwan mediorientale’, come diceva Sharon. […] Per qualche giorno ci sono quasi cascata.” Purtroppo ci siamo cascati in molti. “Da subito, Hamas costruì non Taiwan, ma una fortezza sotterranea gigantesca, milionaria, senza precedenti, per distruggere Israele, mentre, buttandoli dai tetti, uccideva gli stessi palestinesi che le contendevano il potere.”
Gli argomenti che Nirenstein tratteggia con maestria sono tanti. Da quello della vicinanza tra Russia e Iran alla soggezione europea di fronte alla minaccia islamica, dall’indottrinamento all’odio da parte dell’Unrwa al silenzio di Onu e Unicef quando a essere colpiti sono gli ebrei. Decenni di silenzi. Per non parlare “dell’Unesco, che a Gerusalemme non trova altro che segni del patrimonio dell’umanità islamico, cancellando la storia ebraica”.
La risposta a quanti si chiedono perché il 7 ottobre, invece che sollevare ondate di indignazione nei confronti di chi l’ha perpetrato, abbia piuttosto sollevato odio contro Israele e gli ebrei, è una sola e si chiama antisemitismo. Un sentimento che non si è mai estinto: né dopo l’Inquisizione, né dopo le Crociate, né dopo i pogrom zaristi e bolscevichi, né dopo le deportazioni e la Shoah, né dopo i pogrom arabi cominciati con i massacri all’oasi di Yathrib e continuati nei secoli sino al 7 ottobre 2023. Un sentimento che l’occidente avrebbe dovuto cominciare a eradicare da tempo dalle sue scuole, dalle sue università, dalle sue piazze, dai suoi parlamenti invece di subire il fascino della lettura stalinista, artefice di quel terzomondismo che ha poi incontrato l’islam politico. Questi sono i motivi per cui la lettura del testo di Fiamma Nirenstein è preziosa: per ricordare e per diradare le nubi dell’ignoranza che, altrimenti, finiranno col condurci all’autodistruzione.