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L'omaggio

L'insostituibile attualità di Giuseppe Galasso

Francesco Palmieri

A quasi sette anni dalla morte, un convegno a Napoli approfondisce l’impegno civile e storico del professore, rappresentando il primo bilancio scientifico della sua poliedrica attività. Un omaggio alla sua vicenda umana e a tutte le opere che lo resero protagonista assoluto del dibattito politico e intellettuale dell'epoca

Sarà d’accordo, chi conobbe Giuseppe Galasso, nel definirlo campione di quello “stile dell’anatra” cui Raffaele La Capria paragonava la scrittura che fila senza sforzo apparente, celando la fatica sott’acqua. La metafora non calza solo alla sua produzione di storiografo, espressa in una imponente mole di lavori, ma alla poliedrica attività che rese Galasso protagonista della vita intellettuale e politica napoletana e nazionale. Chi non lo conobbe ne avrà appreso il nome dalla legge 431 del 1985, la prima a tutela del paesaggio dal 1939, che promosse da sottosegretario ai Beni culturali. E tra i liceali è riecheggiato con la traccia dell’ultimo tema di maturità, una riflessione sulla Guerra fredda dalla sua “Storia d’Europa”.


S’intitola “Giuseppe Galasso tra storia e vita civile” il convegno internazionale del 21 e 22 novembre, organizzato a Napoli dalla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce in collaborazione con la Società napoletana di Storia patria e l’Università Suor Orsola Benincasa. E’ il primo bilancio scientifico dell’opera del professore a quasi sette anni dalla morte ed è un omaggio alla sua vicenda umana anche per la scelta di alcuni luoghi significativi: la Sala dei Baroni al Maschio Angioino, che Galasso frequentò per oltre un ventennio da consigliere comunale del Partito repubblicano, dove s’aprono i lavori alla presenza del ministro della Cultura Alessandro Giuli; la Società di Storia patria di cui fu presidente; l’ateneo di Suor Orsola dove insegnò Storia moderna dopo avere lungamente tenuto la cattedra all’Università Federico II ed esserne stato preside di facoltà. Storici, antropologi, critici letterari, giuristi s’avvicenderanno per illustrare ciascuno il “proprio” Galasso, con le conclusioni affidate a Paolo Mieli.


Benedetta Craveri, succeduta al fratello Piero alla presidenza della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, sottolinea che il contributo di Galasso fu “prezioso” anche per la conoscenza del filosofo, cui dedicò “studi magistrali”. La Fondazione ha perciò voluto onorarne la memoria con la pubblicazione della bibliografia, curata da Luigi Mascilli Migliorini e edita da Bibliopolis. Non una mera compilazione ma “un insostituibile documento”, avverte lo studioso, “per comprendere in che modo e in quale senso abbia lavorato uno storico del Novecento europeo”. L’opera di Galasso, osserva Mascilli Migliorini, non è comprimibile nella cronologia, ma va vista come “compresenza, un permanente orizzonte della domanda storica” in cui gli interessi non si succedono per sostituzioni contingenti. Piuttosto, “come i rami e le foglie di un albero robusto, sono dispiegamento e sviluppo del tronco originario”, dalle prime riflessioni meridionaliste al Medioevo, dall’incontro con l’antropologia di De Martino a quello col mondo ispanico moderno e con le vicende della storia europea, dalla curatela dei testi crociani alla storia di Napoli e del Mezzogiorno elaborate come “costante autobiografia”.


Saranno raccolti in un futuro volume i contributi giornalistici cui Galasso attese con assiduità. Raccontò Francesco Durante, che gli “passava” gli articoli in tipografia nell’èra precedente ai computer: “Capii subito che il Professore scriveva i suoi pezzi nei rari momenti morti delle proprie giornate: un’attesa in aeroporto o alla stazione, un viaggio in aereo oppure in treno. Ricordo che restai ammirato per il fatto che correzioni quasi non ce n’erano, segno che quegli articoli dovevano venirgli direttamente così, limpidi, chiari, eleganti come li potevo leggere”.


Se tra le molte possibili dovessimo scegliere ancora una traccia del professore, per quell’esame di maturità cui il mondo ci costringe ogni mattina, la toglieremmo alla “Prima lezione di storia moderna”: “La continuità della storia non è una realtà lineare” ma “un oceano in movimento, una sinfonia dalla straordinaria ricchezza di motivi e di suoni. Bisogna distinguervi ritmi, scansioni, passaggi, percorsi, movimenti, sintonie e dissonanze, parallelismi e sfasature”. Perché “la storia, come la vita, scorre continua e non conosce paratie stagne fra i suoi momenti”.