Il disco è morto, viva il disco! Così i negozi fisici resistono all'ombra della Scala

Da Milano cinque voci di chi ha scelto di restare sul mercato, nonostante il dilagare della musica in streaming e della vendita online. Puntando su specializzazione, revival del vinile o valorizzazione dell'usato. E la testimonianza di chi, invece, ha scelto di mollare

Francesco Cocco

Era il 18 marzo 2023 e, dopo cinquantaquattro anni di attività, chiudeva Buscemi Dischi. Una notizia che fece il giro di Milano e incupì diversi melomani all’ombra della Scala. Situato in una traversa del centralissimo Corso Magenta, era uno dei negozi più conosciuti e apprezzati della città. Sembrava la fine di un’epoca. Oggi, a distanza di un anno e mezzo, abbiamo incontrato Mario Buscemi, che ne era il titolare. Ma oltre a lui abbiamo sentito cinque negozianti di dischi attualmente operativi a Milano. Un campione non esaustivo - da una rapida ricerca su internet le attività risultano una ventina -, ma indicativo di dove sta andando, se sta andando da qualche parte, il settore.

    

Qualche sorpresa c’è. Ad esempio, che, nell’epoca della musica in streaming e della vendita online, qualche nuovo negozio di dischi indipendente - non legato alle grandi catene -, continua ad affacciarsi. È il caso di Dissonanze, inaugurato nel gennaio del 2024 nei dintorni di Porta Romana. Vinili, compact disc, ma anche musicassette. E un legame a doppio filo con l’etichetta discografica Overdrive Records, concepita nel 2009. Dietro entrambe queste realtà ci sono Cristian Urzino e Fabio Lupica. “Avendo un’etichetta discografica - ci dice Cristian - sappiamo bene cosa vuol dire supportare attività di questo tipo”. Ci spiega che la vendita del supporto fisico “rende giustizia a tutta una serie di attività legate al mondo artistico”. E con l’algoritmo e lo strapotere dei colossi online come la mettiamo? Lui sorride: “Bisogna crearsi un nuovo algoritmo, facendo in modo che la musica che ti piace arrivi alle persone”. Occorre parlarci moltissimo con le persone, prosegue Cristian, “ed essere presenti nella vita reale, non in quella digitale… Portare la gente in negozio e far capire che c’è tanta, tanta voglia di divulgazione”.

 

Passiamo a un’altra storia, molto diversa, ma con un tratto in comune con quella che abbiamo appena raccontato. È quella della Bottega Discantica. Negozio fondato nel 1974 dalle parti di Corso Magenta e ancora oggi condotto da Luigi Grazioli. Fin dall’inizio, un’attività integralmente dedicata alla musica classica. Con particolare attenzione a nicchie come la musica per organo e la musica antica (per intendersi, quella medievale e rinascimentale). Una strada non facile, ma che, nonostante tutto, ha portato lontano: quest’anno La Bottega Discantica ha compiuto cinquant’anni e ha ricevuto il riconoscimento di Bottega storica. Non solo (e qui c’è il tratto in comune con i colleghi di Dissonanze): dal 1995, La Bottega Discantica è anche un’etichetta discografica, riservata anch’essa ovviamente alla musica classica e ben nota agli intenditori. E per il futuro? “Intendo specializzarmi ancora di più”, ci risponde Grazioli. Ma è fondamentale, puntualizza, l’appoggio delle grandi major che, almeno quelle di classica, “stentano un po’ a produrre il prodotto fisico nella stessa quantità degli anni passati”.

 

Alle etichette si rivolge anche Fabio Bianco, titolare con Amos Rossi di Psycho, negozio che si trova nei dintorni di Corso San Gottardo e che, fin dal 1988, abbina la vendita di dischi nuovi a quelli usati. ”Non sempre le case discografiche e in generale il mercato si rendono conto dell’importanza di questo tipo di negozi, perché vanno sui grandi numeri… Ormai, per le case discografiche, il grosso del fatturato non è la vendita del fisico, ma i diritti sul loro catalogo e quindi danno meno importanza al valore di quello che facciamo”. Ma anche per Bianco una strada da percorrere c’è. E la individua nella nella vendita dell’usato, che una volta significava soltanto un prodotto a prezzo ridotto, mentre oggi è terreno fertile per la ricerca delle rarità. Di un’altra cosa è convinto: chi ascolta la musica in streaming e chi compra il disco sono “due pubblici diversi”. E c’è posto per entrambi.

  

Francesco Galli aprì il suo “New San Francisco” nel lontano 1981. Lo raggiungiamo in zona Città Studi, varchiamo la porta, e siamo letteralmente circondati da una moltitudine di dischi, compact disc, musicassette, locandine (altra sua grande passione, insieme alla musica, è il cinema), che riempiono quasi ogni centimetro quadrato del negozio. Galli ci illustra la sua filosofia. “L’unica strada che, secondo me, vale la pena è quella dell’oggetto… Tenere in mano il vinile, o il cd, o la locandina, o il dvd, è quello che rende felice la persona”. Non nasconde i problemi: in primis, che i dischi sono sempre più cari e che quindi il singolo cliente può comprarne di meno. Ma in compenso il numero degli appassionati aumenta, così come quello, ci assicura Galli, dei giradischi in circolazione.

 

Un giradischi campeggia anche nella vetrina di Serendeepity, che vende dischi, libri, abbigliamento, in Corso di Porta Ticinese. Dal 2009. Pure qui si respira fortissimo l’amore per il vinile. “Abbiamo sempre creduto in questo supporto - ci confida il titolare, Nicola Mazzetti - fin da quando l’ho scoperto, da adolescente, e poi l’ho utilizzato per il mio lavoro, che è quello del dj”. Successivamente ha aperto il negozio. “Come in ogni attività, ma particolarmente in questa - continua -, tutto è basato sulla ricerca e sulla disponibilità, cioè sul far trovare al cliente quello che cerca”. E non demonizza l’algoritmo. Anzi. Grazie all’algoritmo, argomenta Mazzetti, e a mezzi come Youtube, dischi che erano ormai dimenticati tornano alla ribalta e aumenta la richiesta. Anche del supporto fisico. Un circolo virtuoso, dunque.

 

Torniamo, e chiudiamo, con Mario Buscemi. Ci accoglie a casa sua e ci racconta la storia del suo negozio, che iniziò con i suoi genitori. Negli anni ‘60 vendevano elettrodomestici. Pian piano cominciarono a proporre anche dischi. Quindi l’apertura di un altro spazio, dedicato all’hi-fi e ancora ai dischi. Arrivarono il boom del prodotto discografico e la sua scelta di specializzarsi nel settore: col tempo, in particolare nel jazz, nel blues, nella classica. Fino al declino del mercato, subendo il quale “ci siamo un po’ ristretti”. Nel 2023 la scelta di chiudere. Racconta, Buscemi, del calo che risale ai primi anni duemila, del tentativo di tener duro. Difficile davanti a una “contrazione delle vendite fortissima”. Riconosce che c’è un ritorno di interesse per il vinile, in particolare per l’usato, ma sempre con un mercato che si è ridotto di molto. E con gli affitti che ci sono a Milano si fa difficile. Insomma, quando gli chiediamo se si è mai pentito di aver chiuso, è piuttosto chiaro. “A livello economico, no… A livello umano, sì, perché negli ultimi tempi si era creato un ambiente di amici e questo mi manca… Però, dal punto di vista economico, no”.

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