Un posto tutto per loro: il mondo delle librerie per bambini e ragazzi di Milano

Viaggio fra cinque delle librerie milanesi che hanno scelto di dedicarsi ai più piccoli. Molte le sfide che devono affrontare. Dai gusti che cambiano (spoiler: avanzano i fumetti) all'influenza dei booktokers, fino alla necessità di essere sempre più punto di aggregazione oltre che negozio

Francesco Cocco

“La cosa più bella è aver trovato un rapporto personale con i bambini, che entrano, ci riconoscono, mi salutano da fuori con la mano, vengono solo per dirmi ciao, per raccontarmi come è andata la loro giornata”. Brillano gli occhi, a Eugenia Spadaro, una dei protagonisti di questo viaggio in una categoria molto speciale di librerie: quelle dedicate ai bambini e ai ragazzi. Spadaro ha aperto “Sottosopra” nel settembre del 2023, “per una questione di offerta del territorio”: perché, ricorda, nel quartiere che gravita intorno a Viale Corsica uno spazio di aggregazione per i bambini mancava.

   

Ecco. La libreria come spazio di aggregazione, non solo come rivendita di libri. La prima cosa che abbiamo scoperto è che, almeno a Milano, almeno in questa nicchia (ma è probabile che lo stesso discorso valga oggi per ogni tipo di libreria), star fermi dietro al bancone in attesa dei clienti non è sufficiente per andare avanti. Tutte le librerie che abbiamo interpellato organizzano un gran numero di attività ed eventi collaterali. “Soltanto con la vendita di libri, la libreria non resisterebbe più di un anno”, confida di ripetere sempre Grazia Rizzo, libraia e titolare di Mariclò. Ci troviamo nel quartiere Baggio, periferia ovest della città. Nel suo negozio, tiene gruppi di lettura divisi per fasce di età, ma anche laboratori di coding, di acquerelli, incontri con gli autori almeno una volta al mese.
   
Leggere insieme, dal vivo, sembra essere tornato un piacere per bambini e ragazzi di tutte le fasce di età. La vede così Gavina Morittu, titolare con Michela Di Mario della libreria “Punto e Virgola”, nel quartiere Prato Centenaro: “L’esperienza di lettura passiva, condotta da noi, o attiva, in un dibattito di gruppo di lettura, è sicuramente l’esperienza più apprezzata”. Di questo genere di eventi ci parla anche Francesca Beccalli, titolare di “Punta alla Luna” al Corvetto. A volte, alla lettura si associa un laboratorio creativo. “Sicuramente i più frequentati e i più amati - ci racconta - sono quelli che riguardano i piccoli, i pre-lettori, quelli che leggere ancora non sanno, ma che amano molto ascoltare le storie: sono molto ricettivi, molto creativi, non si spaventano di fronte alla manualità”.
 

   

Un’abilità importante dei librai è cogliere i gusti dei lettori, e non è una cosa facile. “Le tendenze cambiano continuamente”, premette Fausto Boccati, libraio dal 1988 della “Libreria delle ragazze e dei ragazzi”, in zona Porta Venezia. Ma un’istantanea prova a scattarla lo stesso: “Adesso vanno molto i fumetti, e non è una cosa scontata, perché una volta non si vendevano i fumetti per ragazzi e per bambini”. Hanno molto successo anche le cose “leggere e divertenti”, e la narrativa, ci informa, prevale sulla saggistica per ragazzi.
   
Che i fumetti e le graphic novel stiano guadagnando posizioni, è una tendenza che attesta anche Rizzo (Mariclò): l’idea di leggere quattrocento o cinquecento pagine di graphic novel “fa meno paura, soprattutto dopo i dieci anni” della classica narrativa, magari ugualmente bella e avvincente. È una tendenza che rileva anche Morittu di “Punto e Virgola”, soprattutto nella fascia tra gli undici e i quattordici anni: forse perché, argomenta, oggi abbiamo a che fare con generazioni molto più abituate “a un messaggio e dialogo visivo”. Un’avanzata di fumetti e manga - che sono, volendo semplificare, la loro variante giapponese - la nota anche Beccalli (Punta alla luna). Che ai bambini, a partire soprattutto dai sette-otto anni, piacciano “i libri un po’ ironici” ce lo conferma invece Spadaro (Sottosopra). E cita le serie di Pera Toons - al secolo Alessandro Perugini -, e del “Diario di una schiappa” di Jeff Kinney.
 
E i “booktokers” e, in generale, gli influencer del libro che impazzano sui social? Stanno facendo breccia fra i più giovani? Per Beccalli (Punta alla Luna), sì. E racconta di vedere arrivare ragazzi, soprattutto adolescenti, con le idee già apparentemente chiare su quali libri prendere, “perché su certi social si fanno già in qualche modo consigliare dagli influencer del libro, il famoso BookTok che va molto di moda”. E sono idee “che noi accogliamo, ma che magari proviamo ad affiancare a consigli nostri di altro tipo, anche di narrativa un po’ più di nicchia”. Un approccio simile lo adottano da “Punto e Virgola”. L’utenza in generale è molto informata, ci spiega Di Mario. “Certe volte quello che ci chiedono è davvero un libro valido; altre volte diamo assolutamente il libro che il cliente cerca, ma valutiamo anche altre proposte”.
  
All’inizio dell’articolo, parlavamo delle librerie per bambini come punto di aggregazione. Veniamo quindi al rapporto che esse hanno con le scuole e con i rispettivi quartieri. Tutte le attività che abbiamo sentito ci parlano di collaborazioni con gli istituti scolastici. “Molte scuole  - ci racconta ad esempio Boccati (Libreria delle ragazze e dei ragazzi) - vengono con le classi in libreria a fare laboratori, attività, letture”. Mentre Spadaro ci preannuncia che, in occasione della Giornata della memoria, “Sottosopra” parteciperà con le scuole vicine a una passeggiata per il quartiere alla scoperta delle Pietre di inciampo. Iniziativa che si concluderà in libreria, dove si terranno delle letture dedicate.
  
Anche con il proprio quartiere, tutte le librerie che abbiamo ascoltato dicono di avere un rapporto stretto (“abbastanza inseriti” si sentono ora anche da Sottosopra, libreria nata da poco, anche se “qualcuno ancora deve imparare a conoscerci”). Citiamo, come esempio, l’esperienza di “Punta alla Luna”. “Il rapporto con il quartiere è  assolutamente d’amore”, afferma la libraia Beccalli, che al Corvetto, oltre a essere nata e a lavorare, vive con la propria famiglia. “Malgrado sia un quartiere che nelle cronache viene molto più spesso nominato anche nell’ultimo periodo per situazioni dolorose”, ricorda,  e sia “molto famoso per tutto quello che riguarda la povertà, la  delinquenza, l’essere una periferia”, “in realtà è un quartiere molto ricettivo, ricco di associazioni, di cittadini attivi, pieno di famiglie, è un quartiere multiculturale e dove ci sono tante belle realtà, con le quali noi cerchiamo sempre di intrecciarci il più possibile”. Creando sempre correlazioni, continua, con altri commercianti o con le associazioni, o con le scuole, o comunque con le realtà di un quartiere “complesso, come è complessa tutta Milano”. Una Milano in cui, perlomeno, le librerie per bambini non mancano.

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