(1929-2024)
L'eredità letteraria di Olivier Todd
A 95 anni, la notte tra il 27 e il 28 dicembre 2024, il famoso biografo, saggista e reporter francese è morto nella sua casa parigina, lasciandoci un’opera monumentale, a partire dalle due biografie dedicate a Camus e a Malraux
Tra i grandi nomi che ha visto spegnersi l’anno passato, Olivier Todd è uno di questi. La notte tra il 27 e il 28 dicembre 2024, alla veneranda età di 95 anni, il famoso biografo, saggista e reporter francese è deceduto nella sua casa parigina, lasciandoci un’opera monumentale. Conosciuto soprattutto per le due biografie dedicate ad Albert Camus e ad André Malraux (Gallimard, 1996 e 2001), divenute monografie di riferimento per chi volesse addentrarsi all’interno dell’opera di questi due scrittori, Todd è stato altresì giornalista al Nouvel Observateur per il quale ha raccontato la guerra in Vietnam, all’Express dove è stato vicedirettore, infine al Times come critico letterario e ai Temps modernes di Sartre in qualità di collaboratore.
La sua attività di romanziere, biografo e critico si snoda dunque lungo tutto l’asse del secondo Novecento, che l’ha visto “scalare” con il suo occhio vivido e impegnato i grandi giornali francesi e internazionali, sempre alla ricerca della verità per i fatti storici e mondani che hanno contornato la Quarta e la Quinta Repubblica transalpine. Da qui la fascinazione per le trasformazioni radicali che la società francese stava subendo in quel periodo, sia dal punto di vista intellettuale che da quello più propriamente sociale e politico: il sentimento anticolonialista che prova si nutre allora del racconto romanzesco degli scrittori che sente più affini, come i Malraux e i Camus già precedentemente menzionati. Del resto, per dar conto della realtà che lo circonda, non si esimerà di utilizzare il romanzo come strumento di indagine conoscitiva nonché di riflessione personale su sé stesso e sul mondo: parecchi i titoli che lo dimostrano, a partire da Une demi-campagne (1957, Julliard) sino a Corrigez-moi si je me trompe (1998, Nil), e passando per un racconto al vetriolo in cui viene testimoniata la relazione di amore e odio con Jean-Paul Sartre, Un fils rebelle (1981, Grasset).
Piacevoli alla lettura, le biografie di Todd utilizzano la forma-saggio come mezzo di racconto, trascendendo dall’obiettività che si richiede spesso a una simile impresa: in lui, infatti, prende piede una certa soggettività autoriale, coraggiosa d’altronde nel non nascondere le proprie idee nei confronti degli scrittori analizzati i quali vengono costantemente messi in discussione nelle loro scelte e politiche e letterarie. Il tutto, però, in un modo contrito e non esagerato, squisitamente dubbioso, quasi psicanalitico, come ne dà conto lo stesso Todd in queste righe di introduzione alla biografia malrauciana (p. 17), vera e propria dichiarazione di intenti del proprio “metodo di lavoro”:
Attaccarsi alla vita di uno scrittore non significa attaccare la sua vita o le sue opere. Uno specialista affidabile di Malraux, Robert S. Thornberry, ricorda assai giustamente: ̔In ogni biografo si dimena un poliziotto amoroso, spesso geloso, spesso soddisfatto, meravigliato, stordito – preso, perduto, infine ripreso dalle sue insicurezze̕.