L'uomo che vide l'invisibile. Il mondo nuovo creato da Guglielmo Marconi
La mostra al Vittoriano celebra il genio che gettò le basi della comunicazione senza fili: globale, istantanea, iperconnessa. La figura pubblica, il radiotelegrafo, e i “marconisti” sulle navi. Dalle prime trasmissioni al Nobel
L’8 dicembre 1909 il quotidiano svedese Tidningen Kalmar annuncia che “Marconi è in viaggio verso Stoccolma per ricevere il premio Nobel”. Il giorno successivo un altro quotidiano svedese, Svenska Dagbladet, riferisce dell’arrivo dell’inventore e imprenditore italiano. Due giornalisti hanno atteso il suo treno, nonostante il ritardo, alla stazione di Stoccolma e poi l’hanno seguito nel trasferimento al Grand Hotel. Il soggiorno svedese di Marconi è seguito minuto per minuto dalla stampa, in modo non troppo dissimile da come potrebbe avvenire per una celebrità hollywoodiana. Non mancano le descrizioni del suo abbigliamento (“un cappotto di pelliccia”), della moglie e della sorella di lei che l’accompagnano, delle feste e dei ricevimenti a cui partecipa: la serata in un ristorante italiano a Stoccolma, l’incontro con il Re, la visita a Uppsala, la cena offerta in suo onore dall’Ambasciatore italiano Bottaro-Costa. I giornali lo ritraggono in numerose foto, disegni e perfino vignette umoristiche. Durante il soggiorno a Stoccolma, Marconi è ripetutamente intervistato dai giornalisti. Una prima intervista raccolta al suo arrivo al Grand Hotel è pubblicata il 9 dicembre dal quotidiano Dagens Nyheter con il titolo “Un quarto d’ora con Marconi”. Un altro articolo sull’Aftonbladet lo presenta come “il grande uomo senza fili” e termina citando “la fila sterminata di intervistatori che attende fuori” il proprio turno per fare qualche domanda al premiato. Un intervistatore si spinge perfino a chiedergli un ritratto della signora Marconi; lo scienziato risponde ridendo: “Dovrete accontentarvi del mio, perché non credo che ne abbiamo uno [di mia moglie]”. Un altro giornalista, pur di compiacerlo, risponde a un’osservazione di Marconi sul buio che caratterizza Stoccolma in dicembre, affermando che effettivamente si dovrebbero spostare le celebrazioni Nobel in maggio o giugno (cosa impossibile in quanto la cerimonia cade in occasione dell’anniversario della morte del fondatore Alfred Nobel, il 10 dicembre). Quando infine Marconi si congeda al termine del proprio soggiorno svedese, l’ Aftonbladet auspica: “Avremo presto ancora notizie dall’uomo senza fili, magari proprio attraverso la sua invenzione senza fili”. Solo Albert Einstein, quando si recherà in Svezia nella primavera del 1923 per ricevere il premio Nobel non ritirato nel 1922, riceverà un’accoglienza tanto calorosa da parte del pubblico e dei mezzi di informazione.
La mostra “Guglielmo Marconi. Vedere l’invisibile”, tra il Vittoriano e Palazzo Venezia, è visitabile fino al 25 aprile
Ma l’interesse per Marconi e per i suoi risultati non era certo sbocciato in Svezia solo a seguito dell’annuncio del premio Nobel. Sin dal 1897, i quotidiani svedesi avevano dedicato numerosi e spesso estesi articoli a Marconi, corredati di foto, schemi e mappe. A colpire la stampa erano soprattutto le possibili applicazioni del lavoro di Marconi nel campo del commercio e della navigazione, oltre che la figura stessa di inventore “privo di background accademico”. La figura e l’opera di Marconi sono oggi celebrate in una ricca mostra al Vittoriano e a Palazzo Venezia, promossa dal ministero della Cultura e organizzata e realizzata da Cinecittà e Archivio Luce, con il patrocinio e il contributo del Comitato Nazionale Marconi 150 e con la collaborazione della Fondazione Guglielmo Marconi (visitabile fino al 25 aprile 2025). Al centro della mostra vi è il ruolo chiave di Marconi nel contribuire a gettare le fondamenta di quella che sarebbe diventata la comunicazione contemporanea: globale, istantanea, iperconnessa. Un ruolo che, più o meno consapevolmente, fu colto già dai suoi contemporanei. Solo due anni dopo i primi pioneristici esperimenti di trasmissione nella casa di Pontecchio, l’appena ventitreenne Marconi era infatti già una figura nota ai mezzi di informazione.
Il 4 luglio 1897 il Corriere della Sera annuncia in prima pagina la sua invenzione (che l’articolo definisce “scoperta”) con un lungo articolo che prosegue nella pagina successiva, ricco di schemi esplicativi e spiegazioni dettagliate. L’articolo combina in modo interessante uno stile tecnico con un registro più immaginativo e quasi prossimo alla fiction. “Non si sa cosa sia propriamente l’etere; ma è forse necessario saperlo definire? L’animo umano abbisogna di definizioni perché si possano comprendere le più minute gradazioni del sentimento e le maggiori procelle della passione?”. Verso la fine, l’articolo mette anche in scena un dialogo tra Marconi e un giornalista inglese, apparentemente ripreso dalla stampa estera.
“– E da questa sala voi potreste mandare un dispaccio verso tutta Londra? – chiedeva al Marconi il corrispondente dello Strand Magazine […].
– Senza dubbio! Con degli strumenti di potenza relativa certamente si può.
– Attraverso a tutte le case?
– A tutte.
I due interlocutori erano allora in casa del Marconi a Westbourne Park, distante otto o nove chilometri dall’ufficio centrale delle Poste […]
– Sto appunto lavorando per istabilire una comunicazione regolare tra la costa inglese ed un battello-faro. Sarà questa la prima applicazione pratica della mia invenzione.
– Ne prevedete certamente altre più meravigliose? […]
Il Marconi sorrise e si arrestò guardando, quasi vergognoso, il suo interlocutore. Ma in quel sorriso, in quello sguardo si riflettevano tutte le speranze e tutti i sogni di gloria del giovane inventore”.
Quasi due anni dopo, il 23 aprile 1899, il supplemento domenicale del quotidiano, la Domenica del Corriere, riporta in quarta di copertina un’illustrazione a colori di Marconi intento a descrivere i suoi “esperimenti del telegrafo senza fili attraverso la Manica” a un gruppo di gentiluomini. All’alba del nuovo secolo, Marconi è già una figura molto familiare ai lettori: il Corriere della Sera dà regolarmente notizia dei suoi successi e della diffusione della sua invenzione, soffermandosi con orgoglio nazionalistico sul suo “trionfo” sullo scetticismo inizialmente espresso dal grande inventore americano Thomas Edison. Anche quest’ultimo infatti riconosce adesso il successo di Marconi, dichiarando alla stampa americana, subito ripresa da quella italiana, che “Marconi è riuscito a gettare una scintilla elettrica dall’altra parte dell’Atlantico”.
Il 17 dicembre 1901 un lungo articolo è dedicato alle prime trasmissioni senza fili dall’Inghilterra al Nordamerica. “Ho dato al mondo un magnifico regalo natalizio”, afferma orgoglioso Marconi.
L’attenzione da parte della stampa e l’enfasi sulle attività di Marconi continua a crescere negli anni successivi: le sue visite in Europa – e in particolare in Italia – sono accolte con entusiasmo e gli sono offerti numerosi riconoscimenti e onori, tra cui la cittadinanza onoraria di Roma e l’affiliazione a numerose accademie e società scientifiche. “Un voto di plauso e riconoscenza a Guglielmo Marconi per cui rifulge di nuova gloria il nome d’Italia” è menzionato nelle cronache dei lavori della Camera dei Deputati (30 gennaio 1903). Sui mezzi di informazione compaiono anche lunghe interviste a Marconi, e i cronisti sono inviati nei luoghi in cui è cresciuto per scovare dettagli pittoreschi della sua adolescenza e del suo precoce talento. Si dà, più sporadicamente, conto anche di alcune critiche dall’estero – perlopiù legate al fatto che il sistema di Marconi non sia del tutto adeguato a proteggere la segretezza dei messaggi – e di alcuni problemi tecnici. Nel solo 1903 sul Corriere della Sera si contano ben 67 articoli dedicati a Marconi e alle sue attività. In quell’anno Marconi conquista anche la copertina della Domenica del Corriere (4 gennaio 1903): la didascalia lo definisce “l’eroe del giorno”.
Arriva la prima “nomination” per il premio Nobel, grazie all’influente fisico, nonché senatore del Regno d’Italia, Pietro Blaserna
La prima “nomination” per il premio Nobel (ovvero la segnalazione che avvia il processo di valutazione delle candidature per il premio) arriva nel 1901, lo stesso anno in cui avviene la prima storica trasmissione di un segnale dalla Cornovaglia fino all’altra sponda dell’Atlantico, sul territorio canadese dell’isola di Terranova. A nominare per primo l’inventore italiano è un influente fisico, nonché senatore del Regno d’Italia, Pietro Blaserna, noto tra l’altro per aver fondato, all’interno dell’Istituto di Fisica, il “Laboratorio fisico” di via Panisperna. Scrive Blaserna nella sua lettera ai colleghi dell’Accademia Reale delle Scienze di Svezia: “M. Marconi a déployé dans ses recherches une telle somme d’initiative, d’intelligence et d’énergie, qu’il a laissé bien en arriére tous ses concurrents” (“Il sig. Marconi ha messo in campo una tale iniziativa, intelligenza ed energia nelle sue ricerche da lasciare molto indietro tutti i suoi concorrenti”). A quella di Blaserna si aggiungono negli anni successivi le voci di alcuni membri della stessa Accademia Reale delle Scienze di Svezia, sottolineando che l’invenzione della telegrafia senza fili soddisfa senz’altro il requisito di “aver conferito il più grande beneficio all’umanità” indicato nel testamento dal fondatore Alfred Nobel e definendola addirittura “l’invenzione più brillante di sempre”.
Il 22 gennaio 1909 il lussuoso transatlantico britannico Republic, noto anche come “la nave dei milionari”, salpa da New York diretto a Gibilterra con oltre settecento persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio. La notte successiva, a causa della fitta nebbia, si scontra con il piroscafo italiano Florida. Il giovane “marconista” di bordo del Republic, Jack Binns, si sveglia bruscamente e si mette subito al lavoro e per trentasei ore consecutive lancia un segnale di soccorso grazie al radiotelegrafo senza fili in dotazione al transatlantico. Il segnale è rilanciato dalle stazioni radio di Nantucket alle imbarcazioni disponibili. L’arrivo tempestivo di un altro transatlantico permette di portare in salvo tutte le millesettecento persone a bordo delle due navi, tranne le sei decedute al momento dell’impatto. Una foto esposta nella mostra al Vittoriano ritrae Marconi mentre premia Binns con un orologio d’oro nella sede della Marconi Company. Il salvataggio ha un’enorme eco sulla stampa di tutto il mondo e consacra definitivamente la figura di Marconi a livello internazionale.
Ormai anche gli accademici svedesi non hanno più dubbi. Le ultime resistenze di chi esita a premiare un inventore e imprenditore sono vinte dalla proposta di suddividere il premio tra Marconi e il fisico tedesco Ferdinand Braun, “come riconoscimento al loro contributo alla telegrafia senza fili”.
Il voto definitivo dei membri dell’Accademia Reale delle Scienze di Svezia avviene l’11 novembre 1909 a larga maggioranza. Quando riceve il premio Nobel per la fisica (primo italiano a riceverlo), Marconi è già conosciuto in tutto il mondo. La rilevanza e i benefici pratici della sua invenzione erano presto divenuti chiari al grande pubblico, e la sua reputazione internazionale risuonava potentemente con l’orgoglio nazionale emergente dell’Italia da poco unificata. La sua frequentazione abituale di famiglie reali e Capi di Stato era una fonte di eccitazione e curiosità che lo rendeva una sorta di membro ante litteram del jet set e dello star system internazionale. Vari studi collocano la figura di Marconi tra gli esempi più eclatanti di quello sviluppo del “culto della celebrità” nei media che caratterizzò il periodo tra il 1890 e il 1910. Con lo sviluppo della società dei consumi e dell’industria dei media, esponenti del mondo della cultura, della scienza e dello spettacolo avevano sempre più spazio a discapito di figure del mondo dell’impresa e della politica. Su tale visibilità e popolarità l’assegnazione del premio Nobel sembra aver avuto un impatto relativamente modesto. Addirittura, quando fu premiata a Stoccolma, l’invenzione di Marconi era già stata celebrata e resa familiare nella sfera pubblica italiana, al punto da divenire, giornalisticamente, una “notizia già vecchia”. E’ anzi possibile sostenere che la scelta di attribuire il premio a figure già note come quella di Marconi, Marie Curie e Wilhelm Röntgen (premiato nel primo anno di istituzione del premio, 1901) abbia contribuito a rendere il premio, da poco istituito, visibile sulla scena pubblica, più di quanto il premio stesso abbia contribuito alla loro popolarità.
Negli anni successivi al premio, i nuovi progetti di Marconi continuano a trovare spazio sui mezzi di informazione. Il 22 maggio 1910, il Corriere della Sera annuncia “un lieto evento in casa Marconi: la signora Beatrice Marconi, moglie al nostro illustre concittadino Guglielmo Marconi, che da oltre un mese dimora nella sua villa di Pontecchio, si è sgravata stamane di un bel maschio. La notizia è stata subito inviata al Marconi, che ora viaggia dall’America verso l’Inghilterra”. Il 31 luglio dello stesso anno, i quotidiani inglesi riportano in prima pagina il contributo della telegrafia senza fili anche alla lotta contro la criminalità. Il dottor Crippen, ricercato per omicidio in Inghilterra, si è imbarcato su un piroscafo diretto in Canada con un nome falso. Ma il comandante lo riconosce e avvisa New Scotland Yard via radio. Quando la nave arriva in Canada, Crippen trova un ispettore di polizia pronto ad arrestarlo.
Poco meno di due anni dopo, nel marzo 1912, Marconi partecipa personalmente all’installazione della cabina radiotelegrafica in quella che “rappresentava la massima espressione della tecnologia navale, il più grande e lussuoso transatlantico del mondo […] simbolo dello sviluppo tecnologico e della potenza della Gran Bretagna” capace di trasportare oltre tremilacinquecento persone tra equipaggio e passeggeri; trentaquattro suite di prima classe al costo di oltre tremila dollari sola andata, un’enormità per l’epoca; ristoranti, sale da caffè, piscina, palestra e campo da squash. A Marconi è offerto un appartamento di lusso per il viaggio inaugurale, a condizione che si possa reclamizzare la sua presenza a bordo. Inizialmente accetta, dovendo per l’appunto recarsi a New York per tenere una conferenza all’Electrical Society. Ma decide in seguito di cambiare programma e partire con un’altra nave per sbrigare la corrispondenza arretrata con l’aiuto di una segretaria. Al viaggio inaugurale del colossale piroscafo dovrebbe partecipare la moglie, per raggiungerlo a New York, ma anche lei deve rinunciare a causa di un malessere del figlio. E’ la loro fortuna. Nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, dopo la collisione con un iceberg, il lussuoso transatlantico Titanic si inabissa, trascinando con sé oltre millecinquecento persone.
È grazie ai messaggi lanciati dai due “marconisti” a bordo che il piroscafo Carpathia riesce a portare in salvo oltre settecento passeggeri del Titanic
Tuttavia, grazie ai messaggi di soccorso lanciati dai due marconisti a bordo, Jack Phillips e Harold Bride, il piroscafo Carpathia riesce a portare in salvo oltre settecento passeggeri. “Tre giorni dopo, tra le oltre duemila persone assiepate al porto di New York, ad attenderli c’è anche Guglielmo Marconi”.
L’eco suscitata dal disastro è enorme e tutte le cronache menzionano il contributo decisivo della tecnologia di Marconi nel ridurre il numero di vittime. L’inventore scrive da New York alla moglie il 16 aprile: “Carissima Buzzel [sic], non posso scrivere più di qualche riga per dirti che questo spaventoso disastro del Titanic (sul quale come sai stavo per imbarcarmi) mi costringerà a rimanere qui due o tre giorni in più […] Un sacco di gente che conosco, il Capitano Smith e altri ufficiali, i due marconisti sono affondati – ma sebbene soltanto in pochi si siano salvati, tutti sembrano molto grati al ‘wireless’. Non riesco ad andare in giro per New York senza essere assalito e acclamato. Peggio che in Italia. […]”. Nell’intervista a tutta pagina che gli dedica il New York Tribune, Kate Carew scrive: “Mr. Marconi dà l’idea della persona che agisce molto più che l’idea del sognatore come invece mi aspettavo” e ne descrive le mani “bellissime, da artista […] l’unica caratteristica che ti fa cogliere il mago, l’essere sovrannaturale che lancia le sue parole oltre grandi estensioni di mare”. Perfino la rivista britannica Punch, nota per le sue vignette satiriche, si unisce ai toni celebratori con una vignetta dell’ottobre 1913 in cui Mr. Punch si rivolge a Marconi: “Molti cuori la benedicono oggigiorno, signore. Il debito del mondo nei suoi confronti cresce velocemente”.
La mostra “Guglielmo Marconi. Vedere l’invisibile”, tra il Vittoriano e Palazzo Venezia, è visitabile fino al 25 aprile.
La mostra al Vittoriano non manca di dare spazio ai decenni successivi della vita di Marconi, che lo vedono impegnato anche sul versante politico e istituzionale: la nomina a senatore del Regno nel 1914; l’adesione pubblica al fascismo nel 1923; la Presidenza del Consiglio Nazionale delle Ricerche e della Reale Accademia d’Italia; i grandi congressi internazionali di fisica organizzati a Como del 1927 e a Roma 1931 (con sette premi Nobel tra cui Niels Bohr, Marie Curie, Robert Millikan e un giovane Enrico Fermi come segretario generale; Einstein non partecipò). Senza dimenticare le importanti frequentazioni nel mondo della letteratura, della musica e dello spettacolo: da Luigi Pirandello (che Marconi “nominò” con successo per il Nobel per la letteratura nel 1934, peraltro l’unica nomination pervenuta per lo scrittore) a Giacomo Puccini, da Enrico Caruso a Charlie Chaplin. Come ricorda nella sua introduzione al catalogo della mostra Lucia Borgonzoni, Sottosegretario di Stato alla Cultura, nel 1934 il New York Herald riportò gli esiti di un sondaggio tra un gruppo di studenti universitari newyorkesi secondo il quale Marconi era l’uomo che più aveva contribuito alla civilizzazione moderna, seguito da Franklin Delano Roosevelt e, al terzo posto, da Albert Einstein.
Marconi ebbe un ruolo importante anche in un altro sviluppo innovativo che avrebbe cambiato la storia della comunicazione. Il 14 novembre 1922, dallo studio londinese di Marconi, prendono infatti l’avvio le trasmissioni della BBC, la British Broadcasting Company, con un notiziario e le previsioni meteo. “In realtà” come scrive nel catalogo della mostra lo storico Tim Wander, “all’uomo Marconi l’uso della radio come mezzo di intrattenimento non interessava più di tanto: il suo sogno era piuttosto quello di impiegare la nuova tecnologia in sostituzione delle comunicazioni via cavo terrestre e sottomarino”. Anche quindici anni dopo, in un radiomessaggio su “Il significato della comunicazione moderna”, dirà: “La radiodiffusione, tuttavia, con tutta l’importanza che ha raggiunto ed i campi inesplorati che restano ancora aperti, non è - secondo me - la parte più significativa delle comunicazioni moderne in quanto è una comunicazione ‘a senso unico’.
Un’importanza assai maggiore è legata, a mio parere, alla possibilità fornita dalla radio di scambiare comunicazioni ovunque i corrispondenti possano essere situati, sia nel mezzo dell’oceano, che sul pack ghiacciato del Polo, nelle piane del deserto oppure sopra le nuvole in aeroplano!”. La possibilità di una comunicazione istantanea e globale tra le persone fu sempre al centro della visione di Marconi. Già nel 1909 dichiarava: “Coloro che compiono lunghi viaggi per mare non sono più tagliati fuori dal resto del mondo. Gli uomini d’affari continuano a corrispondere, per una tariffa ragionevole, con i loro uffici in Europa o in America, tra i passeggeri e gli amici a terra possono essere scambiati i consueti messaggi mondani; a bordo della maggior parte dei transatlantici viene pubblicato un quotidiano che reca le principali notizie del giorno”.
Alle cinque del pomeriggio del 21 luglio 1937, nell’orario previsto per il funerale, tutte le trasmissioni radio, i telegrafi e le stazioni telefoniche del Regno Unito, così come di quelle di numerosi altri Paesi, restarono in silenzio per due minuti, “in memoria del padre fondatore della radio, che con spirito pionieristico e piglio imprenditoriale aveva sostenuto il potere emergente della comunicazione senza fili”.