Opera Francis Bacon al Royal Academy (Ansa)

Le salse, i biscotti e poi un museo. Viaggio nel Sainsbury Centre

Voluto dall’erede della catena di supermercati (i Caprotti d’Inghilterra), progetto di Norman Foster per una straordinaria collezione in cui spiccano le opere di Francis Bacon

L’autobus che porta al campus della University of East Anglia parte dalla stazione dei treni di Norwich e ci mette quasi mezz’ora per arrivare al piazzale dell’università, immersa in ettari di parco, tra viali alberati e alloggi degli studenti che fanno molto film americano sui college. L’edificio più interessante però non è una facoltà, ma un museo d’arte. L’ateneo di Norwich è fuori dalla città: la capitale dell’East Anglia, quella regione che guardando una cartina geografica sembra il naso della Gran Bretagna, è una città defilata, lontana dalla direttrice nord-sud, dai treni (quasi) veloci che vanno da Liverpool e Manchester fino a Londra, che è l’ossatura economica del paese. L’East Anglia non è né il derelitto Nord, né il ricco Sud, grazie a Londra, né le popolose Midlands, ex cuore industriale: qui 1.500 anni fa sbarcarono le prime tribù di anglosassoni, scacciando i romani dell’allora provincia Britannia e oggi è una bolla “provinciale” che conta il seggio di Clacton-On-Sea dove Mister Brexit, Nigel Farage, potenziale futuro primo ministro (grazie all’appoggio di Elon Musk), è stato eletto parlamentare (cosa inedita per Farage).  A sua volta, l’università di un posto “diverso” è un unicum in tutta Europa: ospita al suo interno un museo indipendente e tra i migliori del paese: il Sainsbury Centre. E’ stato aperto grazie alle salse Marmite e ai biscotti al burro Walker’s, i prodotti più adorati dalle casalinghe inglesi.


Negli anni 70 la famiglia Sainsbury approdò in questa zona remota dell’Inghilterra, dove uno deve andare di proposito e non ci arriva per caso: Robert Sainsbury, erede della catena inglese di supermercati, regalò tutta la collezione d’arte all’università locale (che all’epoca si chiamata solo University of Norwich). Suo nonno, John James Sainsbury, nel lontano 1869 aveva aperto un piccolo negozio di burro e uova al civico 173 di Drury Lane, via di Londra famosa tra tutti i bambini del Regno per una filastrocca sulle ciambelle, e oggi ancor più famosa perché è la zona dei teatri, tra cui il Gyllian Theatre dove in questi mesi è di scena “Lehman TriIogy”, adattamento inglese della pièce di Stefano Massini. Il negozio Sainbury’s, con genitivo sassone come usava allora, diventa la più grande catena di supermercati del Regno Unito: manterrà il record per circa un secolo, fino a quando, nel 1996, Tesco lo supererà.


I Sainsbury sono la versione inglese, e antesignana, dei Caprotti: la famiglia brianzola, nel Dopoguerra del boom economico aprì il primo supermercato in Italia, la storica Esselunga di viale Regina Margherita, aiutati dai Rockefeller (e anche dai servizi segreti Usa). Anche le vicissitudini di Bernardo e famiglia si assomigliano, negli attriti coi figli. Con la differenza che, nel corso dei decenni, i Sainsbury si sono ritagliati il ruolo di mecenati dell’arte e della cultura. Negli anni 70, già potente e facoltosa da tempo, la dinastia cercava un posto dove esibire la sua collezione privata di opere d’arte, ma alla fine decisero di farselo da solo: chiesero all’Università di Norwich del terreno: l’ateneo aveva terreni in abbondanza e poco prestigio. Accettò volentieri: era il modo per liberarsi del primo e accrescere il secondo. Correva l’anno 1973: per costruire il futuro museo di famiglia, Robert chiamò un giovane architetto inglese: si chiama Norman Foster ed era semisconosciuto all’epoca. Dopo cinque anni di lavori, il Sainsbury Centre fu inaugurato: l’avveniristico edificio lanciò Foster nell’olimpo delle archistar.


Dopo 40 anni, l’architettura è ancora pregevole: grandi pareti vetrate, come quella della stupenda mensa, passerelle, linee curve e cemento grezzo: tutte quelle soluzioni che oggi sono la norma ma che allora erano rivoluzionarie. La collezione contenuta all’interno è, se possibile, addirittura migliore. Ed è anche un omaggio all’Italia moderna, tra sculture di Giacometti e colli di Modigliani. Più che del Thyssen-Bornemisza, il museo di Madrid nato dalla collezione del barone tedesco Thyssen, quello dell’acciaio, il Sainsbury Centre è stato il precursore della Fondazione Prada di Milano (progettata da un’altra celebrità, Rem Koolhaas): è una collezione privata ospitata dentro uno spazio pubblico, costruito apposta per conservare solo quelle opere: c’è una sinergia tra contenitore e contenuto. L’artista più collezionato dai Caprotti d’Inghilterra è Francis Bacon: nessuna sorpresa perché il più celebre pittore britannico del ‘900 fu scoperto proprio dalla famiglia. David, il figlio di Robert, fu uno dei primi mecenati e amici di Bacon quando era ancora uno squattrinato decoratore d’interni: acquistò il primo dei nove dipinti oggi posseduti dai Sainsbury nel 1953. In seguito, Lady Sainsbury, la moglie di Robert, chiese all’artista di fare un ritratto di suo marito, esposto oggi proprio nel museo dell’Università. A quanti lamentavano che Bacon non aveva quasi mai prodotto una somiglianza, men che meno quello di Robert, lugubre e tetro, il milionario Sainsbury amava ripetere: “Il compito dei ritratti non è quello di assomigliare alle persone, ma di essere emozionanti composizioni di forma e colore”.


La collezione dei Sainsbury, oggi sotto la direzione di Jago Cooper, è un miscuglio di etnografia, antropologia e arte contemporanea: quello che le manca in vastità è compensato dalla profondità. Da una statuina cicladica della Creta minoica, che risale a 4.500 anni fa, fino alla Seconda guerra mondiale, con la famosa foto del soldato russo che issa la bandiera sovietica sul tetto del Reichstag di Berlino nel 1945, la famiglia inglese ha opere che coprono tutta la storia dell’umanità. La passione dei Sainsbury non si è fermata a Norwich, né iniziata lì. Quasi 40 anni prima del museo, l’occhio attento di Sainsbury si era posato su un’opera promettente. Nel 1933, Robert acquistò un’opera intagliata, “Madre e figlio”, da uno scultore che non stava avendo molto successo: Henry Moore. Le 160 sterline che pagò erano metà del reddito di tutto l’anno di Moore che, grazie al Signore dei Supermercati, sarebbe diventato una celebrità. Un quarto di secolo dopo l’innovazione del Sainsbury Centre, la famiglia viene finalmente accolta anche tra le istituzioni culturali di Londra: John Davan, nipote di Robert e guida dell’azienda, sponsorizzò la nuova ala della National Gallery a Trafalgar Square, che appunto porta il nome di Sainsbury Wing. Fu inaugurata nel 1991 su un progetto dell’architetto Robert Venturi. Una curiosità è emersa la scorsa estate, dopo oltre 30 anni: negli archivi del museo è stata trovata una lettera inedita di John Davan, nel frattempo diventato Lord Sainsbury di Preston, che pur avendo pagato profumatamente il progetto, era disgustato dal risultato finale. Anche i mecenati piangono.

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