cambiamenti
Il mondo woke ai titoli di coda su Netflix, campanello d'allarme per il pol. corr.
Dopo il successo iniziale “Bold type”, una serie basata sul politicamente corretto è scomparsa dal catalogo della piattaforma streaming. Dove invece è appara “Machos alfa”, in cui viene smontata ogni illusione che il modello di una società ispirata al decalogo woke possa condurre alla felicità
Proprio mentre Trump stava per scandalizzare il mondo con il suo discorso di insediamento, in cui ha sostenuto che esistono solo due identità sessuali, maschio e femmina, Marta Bonafoni, alta dirigente del Pd, in una riunione istituzionale della regione Lazio, ha affermato che non si può dire “donne incinte” ma piuttosto “persone incinte”, per essere sicuri di non offendere nessuno. Non si capisce bene chi in realtà potrebbe offendersi dal momento che – almeno fino a oggi – solo le donne possono vivere una gravidanza, anche se forse qui si allude agli uomini che si sentono donna ma che in ogni caso non possono procreare come donne. Una minoranza da proteggere evidentemente: non solo da possibili insulti o abusi ma anche dalle inevitabili delusioni.
Siamo di fronte a due posizioni opposte, insomma. La prima che si basa su una definizione di identità sessuale basata sull’atto della procreazione per il quale sono indispensabili un maschio e una femmina, ma che molti considerano una formulazione troppo “semplicistica”; e la seconda posizione, che si richiama invece a una complessità presente nel vissuto di molti, la quale definisce l’identità sessuale in base alle soggettive preferenze/tendenze sessuali. La prima risponde al senso comune che trova conferma nella realtà, l’altra discende dal progetto “woke” di costruire un mondo nuovo definito in base ai desideri, fonte potenziale di altrettanti diritti.
Questa coincidenza temporale delle due posizioni, che riflette un conflitto ideologico, è eloquente. Fa capire non solo come mai abbia vinto Trump, ma anche come mai tanti elettori stiano andando verso destra. Ma fa capire soprattutto perché molti, spesso la maggioranza, non accettino questa sorta di magistero che nega la realtà sia pure con l’obiettivo di proteggere minoranze non solo da possibili maltrattamenti ma dal confronto con la realtà stessa. Il fatto è che qualcosa sta cambiando, questa cultura presentata come la strada obbligata verso il progresso, verso un futuro migliore, con tutta evidenza è ormai al tramonto ed elettoralmente perdente.
Se n’è accorta infatti una delle più importanti macchine creatrici del nostro immaginario, cioè Netflix, proprio la stessa piattaforma che per anni ha propagandato con abilità e costanza la cultura woke. Valga per tutti un esempio significativo. Nel 2017 iniziò una nuova serie, Bold Type, che conobbe un grande successo: è oggi arrivata alla quarta stagione ed è stata tradotta in tantissime lingue del mondo, diffusa in ben 100 paesi. Si tratta di un abile prodotto industriale della casa produttrice Freeform, che fa parte di una delle più grandi imprese nel settore, la Universal Television. La trama si svolge in una rivista di moda importante – ispirata alla storia vera della direttrice di Cosmopolitan – diretta da una donna. Protagoniste sono tre ragazze che vi lavorano, tutte fra i 25 e i 30 anni: ragazze belle e intelligenti, ma soprattutto in carriera. Il loro obiettivo principale è solamente la carriera, che passa davanti a tutto, anche se naturalmente sono ben accette le esperienze erotiche – completamente staccate da un contesto sentimentale – e la vaga speranza di incontrare prima o poi l’amore.
Le protagoniste bevono molto, creano fra loro un legame di amicizia fortissimo, che si presenta come esclusivo, più forte di tutti gli altri e che dovrebbe sostenerle davanti ai colpi della vita. In realtà, oltre a convulse confidenze e bevute collettive, la forza del gruppo si esplica soprattutto nella ripetizione di frasi come “andrà tutto bene” e “ti/ vi voglio bene”: una famiglia allo stato verbale. Il loro rapporto si presenta soprattutto come fondato su una comune visione del mondo, in apparenza molto solida, basata sul politicamente corretto.
I temi che la serie affronta sono naturalmente i più moderni, a cominciare dall’omosessualità – presentata senza imbarazzi sia nelle scene di sesso che nei discorsi fra le amiche – insieme alle molestie in tutte le declinazioni possibili, all’aborto presentato come una pratica del tutto ovvia che come risvolto negativo ha solo la nausea provocata dalla pillola del giorno dopo o l’incontro con cliniche gestite da gruppi ostili all’interruzione della gravidanza. Proseguendo nei topoi propri di una simile prospettiva ecco poi il cambiamento sessuale e i problemi che sopraggiungono soprattutto nella fase di transizione e la lotta contro coloro che vogliono imporre una terapia di conversione ai giovani di tendenza omosessuale. Su questo punto la serie opera una forte drammatizzazione, segnata da suicidi, mentre chi si oppone o crea ostacoli alla transizione viene considerato più o meno alla stregua di un assassino. Infine, assoluta è la fiducia nella scienza: una delle ragazze, proprio come una celebre diva di Hollywood, si sottopone a una doppia mastectomia per evitare di vivere con l’ansia dei controlli per il pericolo di neoplasia al seno. La più impegnata politicamente delle tre ragazze, che è bisessuale, milita anche nei gruppi più violenti contro il riscaldamento climatico.
Altro aspetto interessante è il fatto che la soluzione dei problemi venga presentata sempre in una prospettiva collettiva e quindi potenzialmente politica. Ogni episodio contiene di fatto un insegnamento diciamo così morale, ovviamente sempre di tipo woke, che qui però viene sempre presentato come di tipo “femminista” e trasmesso attraverso personaggi e vicende oltremodo accattivanti.
La serie però è finita bruscamente, senza un apparente finale, al termine della quarta stagione e da qualche tempo è scomparsa anche dal palinsesto di Netflix. Dove invece è apparsa, suscitando interesse ed entusiasmo, una serie spagnola, Machos alfa che, con uno stile leggero e ironico che arieggia Almodóvar, racconta le vicende di un gruppo di amici maschi inseparabili che affrontano i colpi della vita freddamente inferti da donne super sicure, più capaci di loro in campo professionale e quanto mai severe nel giudicarli sempre inadempienti al compito di de-mascolinizzarsi che la società odierna impone loro. Fino a costringerli alla frequenza di un corso di de-virilizzazione, che dovrebbe farli diventare maschi moderni.
Le difficoltà del rapporto di coppia e la competitività sul lavoro, vinta sempre dalle donne che hanno dalla loro le ragioni del politicamente corretto, fanno rimpiangere rapidamente ai protagonisti – ma anche a qualche donna – il tempo in cui esistevano, appunto, i machos alfa. In fondo in questa serie prevale la nostalgia. Con leggerezza e ironia viene smontata ogni illusione che il modello di una società ispirata al decalogo woke possa condurre alla felicità. La serie spagnola è solo alla seconda stagione, ma già i francesi hanno comprato i diritti e ne hanno messa in scena una simile, anche qui con successo. Sono tutti segnali che i progressisti, con lo sguardo rivolto al futuro, dovrebbero cogliere. Tutto sta velocemente cambiando, la ruota della storia ha macinato il politicamente corretto e sta già andando da un’altra parte, quella che gli elettori ma pure Netflix hanno già individuato, rafforzandosi a vicenda.
Naturalmente una svolta del genere è anche il prodotto di vicende molto più serie, come il rapporto Cass che in Gran Bretagna ha messo in luce il danno terribile che ha provocato la possibilità di un precoce cambiamento di identità sessuale. Cambiamento colà consentito agli adolescenti anche senza il consenso dei genitori e per anni proposto con superficialità come la soluzione alle sofferenze adolescenziali. E’ comunque interessante segnalare che il mondo dello spettacolo ha colto al balzo l’aria del cambiamento, mostrandosi anche capace nei casi migliori di lanciare gli opportuni segnali di allarme.
Insomma le ragazze disinvolte e prone al politicamente corretto di Bold Type sono state sconfitte dalla realtà, mentre i maschi in crisi sono lo specchio consapevole capace di riflettere la situazione critica di una società ubriacata di ideologia e ora in cerca di appigli per riprendersi la realtà.
Quando se ne accorgeranno le sinistre nostrane?