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(Unsplash)
Dal Regno Unito
L'intelligenza artificiale tenta di rubare il lavoro degli artisti? Le proteste dell'industria creativa
Il governo britannico vuole modificare la legge sul copyright per favorire le aziende tech che hanno bisogno delle opere protette dal diritto d'autore per addestrare modelli di intelligenza artificiale. La campagna "Make it fair" delle testate giornalistiche e l'album muto contro il furto della musica
Si sono chiuse ieri le consultazioni avviate dal governo inglese per modificare la legge sul copyright e rendere più facile l’utilizzo, da parte delle aziende tecnologiche, delle opere protette dal diritto d'autore per addestrare modelli di intelligenza artificiale. A scatenare il disappunto degli artisti è soprattutto l’opzione proposta dai governatori di un’eccezione alla legge sul copyright per il data mining, che consentirebbe alle aziende di utilizzare brani protetti da copyright a meno che non siano gli artisti stessi a tirarsi fuori ("text and data mining”). Secondo il governo, una cooperazione di successo tra diritto d’autore e intelligenza artificiale dipenderà dal consolidamento del rapporto tra sviluppatori informatici e titolari dei diritti.
L’industria creativa, però, non sembra essere interessata a questa collaborazione, non in questi termini almeno. Ieri centinaia di testate giornalistiche britanniche, tra cui The Guardian e il Times, hanno lanciato su stampa e online la campagna “Make it fair” che coinvolge in generale le industrie creative del Regno Unito e mira a dimostrare la propria contrarietà rispetto alle intenzioni del governo, che secondo i promotori è disposto a svendere le opere degli artisti e indebolire le norme sul copyright per attirare gli investimenti delle aziende dell’intelligenza artificiale. I giornali regionali e nazionali hanno proposto un'identica sovracopertina e lo stesso annuncio sulle homepage dei loro siti, che continueranno a pianificare durante tutta la settimana. L’annuncio dice: “Make it Fair: Il governo vuole cambiare le leggi del Regno Unito per favorire le grandi piattaforme tecnologiche, in modo che possano utilizzare i contenuti creativi britannici per alimentare i loro modelli di intelligenza artificiale senza il nostro permesso o pagamento”. Il settore creativo genera oltre 120 miliardi di sterline per l’economia del Regno Unito, e se quello che viene definito nella campagna “furto di contenuti” dovesse succedere senza controllo, potrebbe essere un disastro.
Contestualmente più di mille artisti, come Kate Bush, Annie Lennox, Damon Albarn, fino a membri di band storiche come Clash, Radiohead, Bastille e Jamiroquai, hanno pubblicato un album muto, dal titolo “Is this what we want?” (“E’ questo quello che vogliamo?”), per richiamare l’attenzione sul tema. Ogni canzone, contenuta nell’album, si intitola con una sola parola, che messe insieme compongono il messaggio: “Il governo britannico deve legalizzare il furto di musica per favorire le aziende di AI”. I profitti dell’album saranno devoluti in beneficenza all’organizzazione Help Musicians.
E’ di qualche settimana fa, inoltre, l’appello di Paul McCartney, ex membro dei Beatles, al governo britannico per chiedere la tutela degli artisti. “Ci sono ragazzi e ragazze che potrebbero scrivere una canzone meravigliosa, senza esserne riconosciuti come proprietari”, ha spiegato McCarney alla Bbc. “Se state introducendo una legge, assicuratevi di salvaguardare i pensatori creativi e gli artisti, altrimenti rischiate di perderli. Se esiste un governo, è sua responsabilità proteggere i giovani e migliorare il sistema in modo che funzioni per loro”.
D'altro canto, la difesa delle aziende tech per l’utilizzo di materiale protetto da copyright, si basa sulla dottrina legale statunitense del “fair use”, che permette l’utilizzo di contenuti in determinate circostanze (ad esempio, per scopi di ricerca scientifica, informazione, critica o insegnamento) senza chiedere il permesso al proprietario. OpenAI ha ammesso che sarebbe impossibile addestrare modelli di intelligenza artificiale senza utilizzare materiale protetto da copyright. Inoltre, TechUk, un ente che rappresenta le aziende tecnologiche, ha dichiarato che l’attuale incertezza sull’intelligenza artificiale e sulle leggi di copyright sta frenando lo sviluppo e l’utilizzo della tecnologia. Per questo, il futuro dell'innovazione tecnologica e della creatività dipende dalla capacità di costruire un sistema che riconosca e tuteli adeguatamente entrambe le parti.