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Antonio Salieri (Ansa)
Un libro fa giustizia del compositore Salieri, dimenticato soprattutto per una diceria
Avrebbe assassinato Mozart per gelosia del suo talento. Questa storia ha stroncato la carriera del compositore lombardo e alimentato film, musical e opere liriche. A fare chiarezza sulla questione il volume di Ernesto Monsalve, in cui l'autore si propone di riscoprire un compositore di cui l'Italia dovrebbe andare fiera
Sono passati duecento anni dalla morte di Antonio Salieri e, nonostante il compositore – nato a Legnano e morto a Vienna – abbia lasciato un’impronta indelebile, su di lui persiste un sostanziale disinteresse. Nessuno contesta la sua grandezza, essendo stato maestro di Beethoven, Schubert e Liszt. Amato e apprezzato alla corte di Giuseppe II d’Asburgo, egli fu nominato sia Kammerkomponist che direttore musicale dell’opera italiana a Vienna. La sua produzione resta poco nota: se dovessimo esaminare le stagioni di tutti i teatri italiani ed esteri, difficilmente troveremmo tracce dei suoi lavori in cartellone. Le ragioni di questa sparizione possono essere molteplici. Sicuramente, il talento di Salieri è stato oscurato da quello straordinario di Mozart, attivo negli stessi anni del compositore italiano. Il rapporto tra i due è segnato infatti dalla diceria che ha alimentato film, pièce teatrali, musical e opere liriche: Salieri avrebbe assassinato Mozart per gelosia del suo talento. Da questa fola è scaturito “Amadeus” di Milos Forman, vincitore di otto Premi Oscar e quattro Golden Globe; una pellicola apprezzata da un pubblico trasversale, che ha contribuito a diffondere la falsa convinzione che Salieri fosse un compositore mediocre e astioso.
A fare chiarezza in questo groviglio di pseudo-verità c’è il volume di Ernesto Monsalve, “Antonio Salieri. L’uomo che non uccise Mozart”, pubblicato inizialmente in lingua spagnola e ora disponibile in Italia grazie alle Edizioni Ares (360 pp., 25 euro). In queste pagine l’autore – musicologo, fondatore e manager della Joven Orquesta Sinfónica di Valladolid – si propone di smontare l’enorme quantità di dicerie che avvolgono la figura di Salieri (e, in parte, quella di Mozart), di riscoprire un compositore di cui l’Italia dovrebbe andare fiera e così valorizzarne il talento. Il lavoro, scientifico e rigorosamente documentato grazie alla vasta bibliografia, unisce il rigore accademico a una freschezza narrativa che rende la lettura particolarmente coinvolgente. Ogni capitolo del testo si apre con un consiglio di ascolto tratto dal ricco repertorio di Salieri, offrendo così al lettore un’esperienza variegata. Il percorso del maestro viene ripercorso in maniera esaustiva partendo dall’infanzia a Legnago, passando per la formazione a Venezia, fino ad arrivare a Vienna e alla sua ascesa nel panorama musicale europeo. L’attenzione dell’autore non si concentra esclusivamente sulla carriera artistica ma indaga anche il carattere e le abitudini del compositore. L’amore per i dolci, la puntigliosità e la cura maniacale dell’abbigliamento testimoniano una personalità sfaccettata e complessa.
Il testo non tralascia né i rapporti con il potere viennese né il vivace contesto culturale di quel periodo, uno dei più ricchi della storia musicale d’occidente, in cui Salieri e Mozart si conoscevano molto bene. Il genio di Salisburgo nutriva un po’ d’invidia nei confronti di Salieri e del suo prestigioso incarico alla corte di Giuseppe II mentre quest’ultimo non condivideva alcune delle innovazioni che Wolfgang aveva introdotto nel melodramma. Come si evince dalla lettura, le cause dell’oblio caduto su Salieri sono numerose ma è altrettanto vero quello che proprio nel film di Forman accade: se oggi suonassimo la più celebre melodia di Salieri e la più celebre di Mozart, la quasi totalità delle persone riconoscerebbe Mozart e non Salieri. Questo non toglie nulla al compositore italiano ma serve forse a marcare la differenza tra un genio, capace di parlare a tutti gli uomini di ogni epoca, e quello che resta semplicemente un grande compositore.