
Vintila Horia (Getty)
una vita contro il comunismo
Nazionalista, antimoderno e ostile al potere. Ritratto di Vintila Horia
Segnato in modo indelebile dalla sua avversione al regime comunista. Un autore agli antipodi del pensiero dominante nella sua epoca, che ha dato testimonianza di solidità intellettuale
Maurizio Stefanini dedica alla vita e alle opere dello scrittore rumeno Vintila Horia un saggio denso di informazioni inedite e di suggestioni che rimandano all’attualità. Per definire la sfaccettata personalità di Horia, Stefanini costruisce un percorso che lo segue sia nelle sue vicende personali – peregrinazioni che lo portano in Italia, in Austria, in Spagna, in Francia e in Argentina – sia nelle sue opere letterarie e nei suoi articoli per riviste letterarie e politiche, scritte in tre lingue (romeno e poi soprattutto francese, ma anche spagnolo). Il suo orientamento politico, che esprime un nazionalismo nostalgico in cui si riflettono un’aspirazione rurale e un rifiuto della modernità nemica dell’essenza spirituale dell’uomo, potrebbe richiamare in qualche modo il pensiero di Pier Paolo Pasolini, che invece di destra non era affatto. Per dare uno sfondo a questi cammini tortuosi Stefanini arricchisce il suo libro con una puntuale analisi delle vicende politiche della Romania, dalle guerre balcaniche alle guerre mondiali e poi al regime comunista fino alla fucilazione dei Ceausescu: tutti i passaggi che segnano la storia politica del paese di frontiera tra l’occidente e la Russia, scarsamente noti, oltre a fornire elementi per la comprensione dei comportamenti e delle scelte operate da Horia, danno anche un’idea più precisa delle correnti di fondo che si muovono nella società rumena e, anche per questo, aiutano a capirne la complessità.
L’avvenimento più noto della vita letteraria – ma anche politica – di Horia, raccontato nella prima parte del libro, riguarda la sua opera più celebre, Dio è nato in esilio, scritto in francese, pubblicato nel 1960 e insignito del premio Goncourt. Dopo che Horia ebbe rifiutato l’invito dell’ambasciata romena, che intendeva “annettersi” la popolarità dello scrittore nonostante la sua avversione al regime comunista, iniziò una campagna, guidata dal quotidiano del Pcf “L’Humanitè”, di denuncia delle sue simpatie politiche giovanili per il fascismo italiano e il nazionalsocialismo tedesco. La forza straordinaria di questa campagna diffamatoria spinse Horia a rinunciare al premio. Questo fece epoca e segnò in modo indelebile la vita dello scrittore. Il tema dell’esilio è centrale non solo nella biografia, ma anche nella produzione letteraria di Horia, che si apre con il racconto di quello di Ovidio, protagonista di Dio è nato in esilio, e si conclude con le peregrinazioni di El Greco, alla cui figura, naturalmente trasfigurata, è dedicato l’ultimo romanzo, Un sepulcro en el cielo, scritto in spagnolo, oltre alla vicende dell’esilio personale raccolte nel testo “autobiografico” Diario di un contadino del Danubio.
Stefanini riesce nell’impresa di lumeggiare il pensiero spiritualista, nazionalista e antimoderno di un autore che si è trovato agli antipodi del pensiero dominante nella sua epoca e che ha dato così una testimonianza di solidità intellettuale. Anche gli incontri con intellettuali come Giovanni Papini e Jacques Maritain influirono sul suo pensiero, rendendolo assai più profondo di quanto vorrebbero le semplificazioni ideologiche. La morte nel 1992 a Madrid lo vede ancora esule, nonostante la caduta del regime comunista rumeno. Il nuovo regime, più post comunista che democratico, non pose fine alle ostilità verso Horia, tanto che la decisione del suo paese di origine di conferirgli la cittadinanza onoraria venne cassata dalle autorità, sulla base di antiche accuse di collusione con i regimi dell’Asse. Anche su questa questione Stefanini raccoglie una vasta documentazione in modo da offrire al lettore tutti gli elementi per farsi un’opinione personale. Per questa capacità di intrecciare notizie storiche, documentazione, stralci dei testi, indagine critica e psicologica, il libro di Stefanini rappresenta un esempio di analisi culturale particolarmente penetrante.